“Ogni persona umana è patrimonio dell'umanità”

La visione utilitaristica tende a trasformare le persone in oggetti, avverte un Vescovo brasiliano

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INDAIATUBA (Brasile), giovedì, 27 novembre 2008 (ZENIT.org).- Qualunque analisi etica che si lasci trasportare dalla visione utilitaristica tende a trasformare la persona umana in un mero oggetto, ha affermato il Vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, monsignor Antonio Augusto Dias Duarte.

Parlando questo mercoledì al Congresso Internazionale “Persona, cultura della vita e cultura della morte”, in svolgimento a Itaici (Indaiatuba, San Paolo), il presule, che è anche medico, ha sottolineato che la Chiesa, contro la visione utilitaristica, nelle sue analisi bioetiche “fa sì che brilli lo splendore della verità sulla persona”.

“Lo splendore della verità ci fa inquadrare una realtà, dell’inizio e della fine”, ha spiegato. “Non si tratta solo di scoprire la verità su chi è l’uomo, ma di capire dove va”.

Nel cammino della piena realizzazione della sua umanità, l’uomo deve basarsi su “atti eticamente veri”, perché solo questi realizzano la persona. “Atti intrinsecamente negativi frustrano la persona umana”.

Il presule ha quindi sottolineato l’importanza di giudizi prudenti della coscienza umana. “La cultura della morte è frutto della falsa prudenza, la cultura della vita è frutto della prudenza vera”.

“Di fronte a due mali, quale devo scegliere?”, ha chiesto.

“E’ preferibile la privazione di beni secondari al perdere un bene fondamentale”, è stata la sua risposta.

“E’ preferibile che una persona continui ad essere malata piuttosto che uccidere una persona per curarla; è preferibile che una persona rimanga sulla sedia a rotelle piuttosto che rialzarla dopo aver ucciso un’enorme quantità di persone nel loro stadio embrionale”.

Monsignor Duarte ha proseguito spiegando che “è preferibile prendersi cura di una persona allo stadio terminale piuttosto che anticipare la sua morte, provocandola direttamente per utilizzo di sostanze o mediante la sospensione delle cure palliative normali; è preferibile non solo per la persona, ma anche per la famiglia, lasciar nascere un bambino anencefalico piuttosto che ‘interrompere la gravidanza’, privandolo della vita, di ore o di giorni, nel clima familiare di amore e sacrifici reciproci e di dedizione”.

Il Vescovo ha affermato che alcuni bioeticisti invertono la questione.

“Nel contesto attuale di forte tendenza al soggettivismo, di relativismo morale, in cui l’utilitarismo e il pragmatismo vogliono valutare la moralità delle decisioni e delle azioni attraverso il calcolo delle loro conseguenze, si vuole ufficializzare la massimizzazione dei beni utili e la minimizzazione delle azioni altamente disordinate o intrinsecamente negative”.

In questo modo, “un’azione sarebbe buona per il maggior numero di persone beneficiate da essa e il minor numero di persone pregiudicate. Il bene maggiore sarebbe quindi interpretato con un criterio puramente statistico”, ha affermato.

Di fronte a questo, il Vescovo ha invitato a riscattare la persona umana “da giudizi falsamente prudenti, perché ogni persona umana è patrimonio dell’umanità”.

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ZENIT Staff

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