I cattolici chiamati a dare speranza alla società spagnola

Manifesto del X Congresso Cattolici e Vita Pubblica

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di Inma Álvarez

MADRID, giovedì, 27 novembre 2008 (ZENIT.org).- I cattolici spagnoli sono urgentemente chiamati a “manifestare le ragioni della loro speranza in una società, come la nostra, stordita nella sua prepotente e fallace autosufficienza”. Così recita il Manifesto finale del Congresso “Cattolici e Vita Pubblica”, svoltosi lo scorso fine settimana a Madrid.

Il Congresso, che ha celebrato la sua decima edizione, aveva per titolo “Cristo, la speranza affidabile” e ha riunito più di 1.400 partecipanti, mentre oltre 4.000 lo hanno seguito per via telematica, secondo gli organizzatori.

Hanno partecipato, tra le altre personalità, i Cardinali Antonio Maria Rocuo e Antonio Cañizares, rispettivamente Arcivescovi di Madrid e Toledo, il Vescovo ausiliare di Madrid monsignor Juan Antonio Martínez Camino, lo scrittore Juan Manuel de Prada, il decano emerito di Filosofia dell’Università Cattolica di Washington Jude P. Dougherty e il responsabile per la Cultura della Conferenza Episcopale Italiana Vittorio Sozzi.

Il manifesto afferma che la società è in “crisi”, “dalla cultura all’economia, dalla politica alla violenza terroristica, dalla famiglia alla scuola e all’università, dall’ingiustizia alla mancanza di rispetto per la vita e la dignità umana”.

“E’ un momento difficile della storia, aggravato dalla crisi economica, che evidenzia le contraddizioni di un sistema che non pone l’uomo al centro di tutta la sua attività”.

Tutto questo, ad ogni modo, non è altro che l’espressione di “una crisi più angosciosa”, provocata dalla “frattura morale profonda dei valori cristiani che hanno generato e vertebrato, per secoli, la nostra identità come popolo”.

Di fronte a questo, i congressisti affermano che i cattolici vogliono “continuare a contribuire in modo decisivo a una libertà in democrazia basata sul rispetto per la Verità, alla pace, che è impossibile senza giustizia e senza perdono, a una definitiva riconciliazione tra gli Spagnoli”.

“Vogliamo che i nostri figli e i nostri nipoti non debbano vergognarsi di noi e che senza settarismi intollerabili né manipolazioni mediatiche si rispettino la memoria e l’eredità di tutti i nostri antenati, così come la fede cattolica e i simboli religiosi”, aggiungono

Difendere i simboli religiosi

Uno degli aspetti rilevanti del Congresso è stata proprio la necessità di difendere gli elementi religiosi nella vita pubblica, nel momento in cui si diffonde la polemica per il ritiro di un crocifisso in una scuola pubblica spagnola.

Monsignor Martínez Camino, che è anche segretario della Conferenza Episcopale, ha affermato nel suo intervento che la presenza di elementi religiosi nell’ambito pubblico “non solo non deve essere evitata, ma è pienamente necessaria”.

“L’azione di ciò che è religioso nella sfera pubblica rappresenta un’immunizzazione di fronte alla tentazione totalitaria a che l’uomo sia considerato solo un semplice ingranaggio della macchina sociale”, ha osservato.

Per monsignor Martínez Camino, “dietro gli schermi e le luci c’è una sofferenza cronica di mancanza di speranza”, la cui origine è “una cultura dominante che pretende di sostituire il Dio della speranza con l’idolo del progresso”.

Il presidente dell’Associazione Cattolica per la Propagazione della Fede (AcdP), Alfredo Dagnino, ha lamentato che “nel mondo di oggi tutto è permesso, tranne proclamare Dio”

Dagnino ha osservato che “oggi in Spagna noi cattolici ci sentiamo trattati ingiustamente” da quel “laicismo relativista”, e ha aggiunto che la presenza dell’elemento religioso nella vita pubblica “è necessario, non solo perché sia rispettato pienamente il diritto alla libertà religiosa, ma anche come condizione imprescindibile dello Stato di diritto”.

Una crisi antropologica

Da parte sua, il Cardinale Cañizares ha affermato durante la presentazione del Congresso che la crisi attuale è dovuta a una “cultura del non credere, sostenuta e promossa da un progetto di rottura antropologica” basato sul “relativismo morale, sul laicismo e sull’ideologia di genere”.

Per il porporato, “è proprio il relegare la fede” l’elemento alla base della situazione di crisi attuale. “Ciò che sta dietro a tutto questo sono uomini che confidano solo in se stessi, che non sperano”.

In questo momento, ha constatato, i cristiani devono “mantenere viva la speranza in Dio, nonostante questi tempi, difficili per la fede e per l’uomo”. Di fronte all’attuale situazione di crisi generalizzata in tutti gli ambiti, incluso quello economico, l’Arcivescovo di Toledo ha affermato che non bisogna essere “né ottimisti né pessimisti”, ma “uomini di fede”.

Ulteriori informazioni su www.ceu.es

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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