CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 21 novembre 2008 (ZENIT.org).- Prendendo spunto dal recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, ZENIT ha deciso di lanciare una rubrica dal titolo: “Parola e vita”, curata da padre Angelo del Favero, un cardiologo che nel 1978 fondò uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita all’ospedale Santa Chiara di Trento.

La rubrica funzionerà come un valido sussidio per i sacerdoti nel preparare le omelie della domenica, mettendo insieme la spiegazione delle Sacre Scritture con la difesa della vita e della famiglia.

Padre Angelo è diventato carmelitano nel 1984. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.






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XXXIV Domenica del tempo ordinario

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

Matteo 25,31-46

“Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere […] non lo avete fatto a me” (Mt 25,42.45). La Luce abbagliante di queste parole di Gesù ci illumina “senz’ombra di dubbio”, e fa “crollare i muri di inganni e di menzogne che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e leggi ostili alla vita” (enciclica Evangelium Vitae, di Giovanni Paolo II, n° 100, 1995).

Collocata sul candelabro di quest’ultima domenica dell’anno liturgico, Solennità di “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo”, questa Luce guida “alla verità tutta intera” (Gv 16,13) tutti coloro che desiderano sinceramente conoscerla, con particolare ed illuminante riferimento alla verità di Eluana Englaro, questa “bellissima ragazza…che ogni mattina apre gli occhi e alla sera li chiude”(Il Foglio, 17/11/2008, testimonianza di Marco Barbieri), diventata ormai “tutti noi

La sentenza dei Giudici di Milano e quella delle Sezioni unite della Cassazione, “Quando il figlio dell’uomo verrà nella gloria con tutti i suoi angeli” (Mt 25,31) sarà valutata alla luce del Vangelo di Cristo, come in uno specchio. Allora, sia coloro che l’hanno scritta, sia quelli che l’hanno approvata nel loro cuore, riconosceranno la Verità tutta intera di Eluana, e comprenderanno che non si trattava solamente della figlia di Beppino Englaro, ma del Figlio di Dio che ha detto: “In verità vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25,45).

Se il sondino verrà staccato dal corpo di Eluana, Gesù morirà di fame e di sete. Il sacerdote anzitutto, ma anche ogni credente in Cristo, oggi più che mai deve saper imitare Paolo, l’apostolo dei pagani, in ciò che Benedetto XVI ha detto di lui aprendo l’Anno Paolino: “Paolo…non ha cercato un’armonia superficiale. Nella prima della sua lettere egli stesso dice: “Abbiamo avuto il coraggio…di annunziarvi il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte” (1Ts 2,2). La verità che aveva sperimentato nell’incontro con il Risorto ben meritava, per lui, la lotta, la persecuzione, la sofferenza. Ma ciò che lo motivava nel più profondo era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere ad altri questo amore.

“In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuol schivare la sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza; non può essere servitore della verità e così servitore della fede. Non c’è amore senza sofferenza, senza la sofferenza della rinuncia a se stessi, della trasformazione e della purificazione dell’io per la vera libertà. Là dove non c’è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore” (Omelia per l’apertura dell’Anno Paolino, 28 giugno 2008).

Alla luce della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa che ne è lo sviluppo e le “linee guida”, comprendiamo che Eluana è stata scelta da Dio quale “segno di contraddizione”, e “sigillo di profezia”, non solamente “perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35), ma anche per essere strumento di grazia perché “quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita” (dalla preghiera conclusiva a Maria, che chiude l’enciclica Evangelium Vitae).