Il Cardinale Cordes chiede ai Vescovi un forte impegno nella carità

Come parte della loro responsabilità nell’evangelizzazione

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 21 ottobre 2008 (ZENIT.org).- E’ necessario che tutta la Chiesa, iniziando dai Vescovi, si coinvolga attivamente nelle opere caritative. Lo ha affermato il Cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, questo giovedì in alcune dichiarazioni alla “Radio Vaticana” al termine di un viaggio negli Stati Uniti.

Il Cardinale ha assistito a Baltimora all’Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Statunitense, dove ha parlato dell’Enciclica Deus Caritas est e ha incontrato le opere caritative della Chiesa cattolica nel Paese.

Il porporato ha avvertito contro un doppio rischio: pensare “che le opere caritative possano camminare da sole” e il fatto che queste “si allontanino sempre di più dalla missione ecclesiale”.

“I Vescovi devono quindi recuperare la loro responsabilità nei riguardi dell’evangelizzazione, della quale l’aiuto caritativo è una parte”, ha spiegato.

Il presidente di Cor Unum ha ricordato che l’Enciclica “sottolinea molto la responsabilità del Vescovo stesso e dice chiaramente che la carità è un’opera ecclesiale”.

“Non si può delegare completamente l’opera caritativa ad altri. Certamente, il Vescovo deve farsi aiutare; ma deve sempre ricordare che è lui la persona decisiva per quanto riguarda l’opera caritativa”.

Per il Cardinale Cordes, al giorno d’oggi c’è “una grande sensibilità nei riguardi del comandamento di amare il prossimo”, per cui non è un caso che il Papa abbia scelto questo argomento per la sua prima Enciclica.

Con essa, osserva, ha voluto “lanciare un messaggio che dice: se tu ami il tuo prossimo, lo ami perché sei amato da Dio”. Per questo, è necessario “comunicare una dimensione di fede in questo umanesimo, in questa filantropia”.

Attualmente, soprattutto nei Paesi occidentali, esiste una “tentazione del secolarismo” nelle organizzazioni caritative cattoliche, una “tendenza a separarsi dalla missione ecclesiale”, perché bisogna occuparsi spesso di aspetti puramente amministrativi, ha sottolineato il porporato.

“Questo manifesta un orientamento nuovo riguardo alla funzionalità, agli effetti sociali, e non necessariamente implica un interesse per la fede”, ha aggiunto.

In questo senso, la Deus Caritas est è molto importante, “perché sottolinea che la missione della Chiesa ha sempre due facce: quella della proclamazione della Parola di Dio e quella di fare del bene, cioè sperimentare che Dio ama il suo popolo”.

Il Cardinale Cordes ha ricordato la proposta del suo dicastero di realizzare esercizi spirituali con responsabili delle Caritas americane a Guadalajara (Messico) “La risonanza è stata tanto positiva da indurci a pensare di ripetere l’esperienza anche in Asia: l’anno prossimo, a luglio, invitando a Taiwan tutti i presidenti e direttori della Caritas di Asia”.

Quanto all’attuale situazione di crisi economica, il porporato ha affermato che anche se per ora non si è notato un aumento delle richieste di aiuto al suo dicastero sta invece avendo delle conseguenze la scarsità di liquidi.

Oltre agli aiutiinviati recentemente a Bukavu per aiutare le vittime della guerra in Congo, il Cardinale ha ricordato quelli offerti dal suo dicastero alle vittime delle ultime catastrofi naturali, come il terremoto in Pakistan, l’uragano che ha colpito Cuba e Haiti e il grave sisma in Cina.

Quest’ultimo caso “è stato un fatto nuovo”, ha osservato: si sa che nella Cina continentale “le relazioni con la Chiesa non sono molto facili, ma l’aiuto del Papa per i terremotati è stato bene accolto”.

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ZENIT Staff

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