Il contributo di Edith Stein alla riflessione sull'educazione

Presentate tre pubblicazioni su questa filosofa carmelitana

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di Chiara Santomiero

ROMA, martedì, 18 novembre 2008 (ZENIT.org).- “Il frutto fecondo di una comunità di ricerca, cioè di una comunità di persone che si incontrano, discutono, parlano attorno a certe tematiche anche urgenti dei nostri tempi”, così Francesca Brezzi, docente di Filosofia morale presso l’Università “Roma Tre”, ha definito le pubblicazioni presentate durante la tavola rotonda “Spirito, comunità, mistica in Edith Stein”,  tenutasi lo scorso 14 novembre presso la Pontificia Università Lateranense.

I tre volumi – “Lineamenti di filosofia dell’educazione. Per una prospettiva fenomenologica dell’evento educativo” di Anna Maria Pezzella; “Filosofia della mistica. Per una pratica non-egologica della ragione” di Patrizia Manganaro e “Edith Stein – Comunità e mondo della vita. Società Diritto Religione” di Angela Ales Bello e Anna Maria Pezzella – sono editi dalla Lateran University Press.

“I testi – ha spiegato Francesca Brezzi nell’introduzione alla tavola rotonda – sono accomunati da una circolarità di temi che configura una serie di cerchi concentrici”. Infatti: “dal soggetto si passa alla relazionalità, cioè ai rapporti che il soggetto realizza con l’altro e con gli altri – in primis nella famiglia, poi nel rapporto educativo, poi nella comunità più grande dello Stato – per arrivare alla relazionalità per eccellenza, cioè al rapporto con la trascendenza”.

“C’è, quindi, nelle tre pubblicazioni – ha proseguito Brezzi – una uguale attenzione alla visione antropologica, da cui partono a raggiera vari percorsi ed emergono categorie significative tra le quali quelle che sono nel titolo della tavola rotonda: spirito, comunità, mistica”.

La visione antropologica, secondo Brezzi, “già da sola apre una pagina intensa della filosofia contemporanea – cerchio più grande –, della fenomenologia – cerchio più interno – , di Edith Stein – cerchio ancora più interno –, la cui visione antropologica ha ancora molta importanza per la capacità di vedere il soggetto nella complessità delle sue varie dimensioni”.

Tra i vari tipi di relazionalità che il soggetto può instaurare, emerge il rapporto educativo.

“La Stein – ha affermato Anna Maria Pezzella, direttrice del Centro studi “Edith Stein” – può suggerire oggi una profonda riflessione sull’educazione e soprattutto sulla relazione educativa che è una relazione comunque complessa, una relazione estremamente articolata”.

“C’è veramente tanto bisogno – ha aggiunto Daniela Iannotta, docente di Filosofia del Linguaggio presso l’Università degli Studi “Roma Tre” – di pensare l’educazione oggi; cioè di pensare quel particolare legame che unisce l’allievo al suo docente e il docente al suo allievo, del quale dobbiamo riscoprire non soltanto il vissuto relazionale, ma anche la fecondità reciproca”.

In questa relazione, secondo Iannotta, si verifica “una crescita insieme, evidentemente nella disparità dei ruoli e nella asimmetria della relazione ma tuttavia una relazione pienamente intersoggettiva. Da questo punto di vista, si tratta di un dibattito che va oltre l’autrice, che non ha nulla di ‘archeologico’ e ci tocca da vicino”.

“Soprattutto tocca chi lavora nella scuola”, ha aggiunto Michele D’Ambra, studioso della vita e dell’opera di Edith Stein ed insegnante in un liceo. “Oggi – ha affermato D’Ambra – gli insegnanti sembrano essere chiamati ad essere unicamente dei ‘facilitatori’ che mostrano ai ragazzi come usare il computer”.

Occorre, invece, rimettere al centro la relazione che è “un incontro tra persone libere. Secondo la Stein, c’è un nucleo inviolabile della personalità e da questo bisogna partire per accogliere qualcosa che venga dall’esterno”.

In questo aprirsi: “la persona non può rimanere da sola e deve essere accompagnata. Non si educa se non comunicando la passione per ciò che nella propria vita conta di più”. 

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ZENIT Staff

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