NICOSIA, domenica, 16 novembre 2008 (ZENIT.org).- Quaranta leader di tutte le religioni hanno attraversato l’ultimo muro che divide una capitale d’Europa, mentre il Presidente della Cipro europea ha annunciato un dialogo a oltranza col leader della parte turco-cipriota.
E’ quanto è accaduto questa domenica nella prima giornata di lavori del Meeting Internazionale Uomini e Religioni sul tema “La Civiltà della Pace: religioni e culture in dialogo” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e, per la prima volta, anche dall’Arcidiocesi ortodossa di Cipro.
Dal 1974, infatti, l’isola di Cipro è divisa in due: la parte nord invasa dalla Turchia e tuttora riconosciuta solo da Ankara come autoproclamata Repubblica del nord; e la parte sud abitata dai dei greco-ciprioti.
Nel 2003, le autorità turco-cipriote hanno deciso di aprire tre nuovi varchi nella linea di demarcazione – la cosiddetta “linea verde” – oltre a quello dell’hotel Ledra Palace che dal 1974 era stato l’unico punto di passaggio, anche se accessibile solo agli stranieri.
La delegazione di 40 leader appartenenti a varie religioni – informa una nota diffusa dalla Comunità di San’Egidio – si è ritrovata al check-point di Lidras Street alle 12:00 per poi passare dalla parte turca di Nicosia presentando regolarmente il passaporto alle autorità dell’autoproclamata Repubblica per farsi concedere il visto per l’ingresso.
“Le procedure – si legge sempre nella nota – sono state rapide e svolte con cortesia assoluta”.
“Il corteo multicolore – spiegano gli organizzatori – ha poi attraversato il bazar che si trova subito oltre il check-point della zona nord di Nicosia e si è diretto alla Moschea Selymie, l’antica Cattedrale Cattolica di Santa Sophia, uno degli esempi più importanti dell’arte gotica a Cipro”.
La cattedrale era stata fondata nel 1209 dall’allora dinastia regnante dei Lusingano, e fu trasformata in moschea dopo la conquista ottomana della città nel 1570.
La delegazione era composta, tra gli altri, dal Vescovo cattolico Heinrich Mussinghoff (Aachen, Germania), dal greco-cattolico Alexandru Mesian (Lugoj, Romania), dal Metropolita Mar Gregorios Yohanna Ibrahim (Aleppo, Siria), da Jean-Arnold de Clermont (Presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa, CEC), dal Vescovo anglicano David Hamid (Gran Bretagna), da Muhammad Fathi Osman (Istituto per gli Studi Islamici nel mondo contemporaneo, USA), da Gijun Su gitani (Consigliere Supremo del Buddismo Tendai, Giappone), e da Swami Amarananda (Ramakrishna Vedanda Centre, Svizzera).
Il secondo segnale importante è venuto dal Presidente della Repubblica di Cipro, Demetrios Christofias. Intervenendo alla cerimonia d’apertura del Meeting il Presidente ha annunciato: “La nostra parte è decisa a continuare il dialogo con buona volontà e siamo in attesa che anche l’altra parte mostri la stessa volontà affinché possiamo assicurare insieme la pace sulla nostra isola”.
Il Presidente ha anche svelato che le iniziative prese “insieme al leader turco-cipriota, il Signor Talat hanno aperto la strada alla ripresa dei negoziati fra le comunità greco-cipriote e turco-cipriote per la realizzazione di una soluzione al problema dell’isola; per il ristabilimento dei diritti umani per tutti i cittadini ciprioti”.
L’obiettivo, ha detto, è “la realizzazione di una soluzione pacifica che sarà basata sulle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite e che sarà in accordo con i principi e i valori dell’Unione europea”.
Una soluzione allo studio delle parti sarebbe l’evoluzione di Cipro “in uno stato federale con una sovranità indivisa, una sola personalità internazionale, una sola nazionalità e l’eguaglianza politica”.
Tale soluzione dovrebbe portare al superamento dello status quo e comportare a “l’occupazione, che libererà l’isola delle truppe straniere e dai coloni, che riunirà Cipro, il suo popolo, le istituzioni e l’economia”.
In una intervista ai microfoni della Radio Vaticana, l’Arcivescovo di Cipro, Chrysostomos II, ha detto: “Crediamo che questo incontro avrà un ruolo molto positivo per quanto riguarda il processo di pace a Cipro ma anche in tutto il mondo”.
“Crediamo anche che, per quanto riguarda Cipro – ha aggiunto –, darà i messaggi giusti ai rappresentanti delle due comunità, affinché lavorino con tenacia e con concentrazione per una soluzione giusta per entrambe le comunità, affinché regni finalmente la pace e perché si possa vivere felicemente una accanto all’altra”.
In merito alle difficoltà del negoziato, l’Arcivescovo di Cipro ha sottolineato che “Ankara […] vuole conservare il diritto di mantenere le sue truppe a Cipro, anche dopo una soluzione, con diritto d’intervento, cosa che noi non possiamo accettare. Cipro, però, è uno Stato piccolo per essere diviso in due”.