di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).- Durissimi i commenti alla sentenza in merito al pronunciamento della Cassazione su Eluana Englaro, reso pubblico nel pomeriggio di questo giovedì, 13 novembre.

In un comunicato diffuso in serata, l'Associazione Medicina & Persona parla del "primo caso di omicidio legale in Italia".

"Non esistendo in Italia una legge sull'eutanasia - osserva -, quello di Eluana è un omicidio perpetrato per via legale, ottenuto cioè con l'autorizzazione dei giudici".

Le conseguenze di un atto di questo tipo sono gravissime. "Da oggi nel nostro Paese si potrà uccidere - quando si vorrà - malati stabili, cronici, inguaribili: pazienti in stato vegetativo, pazienti in condizioni terminali, anziani non più utili alla società, insomma chiunque abbia ‘presumibilmente' chiesto di poter morire e in condizioni di non poter più cambiare idea o di chiedere aiuto, mediante la sospensione di acqua e cibo, magari dopo aver consultato un giudice".

Il comunicato della libera Associazione fra Operatori Sanitari solleva la domanda cruciale: "E' questa la società che volevamo, quella in cui vogliamo vivere?".

Secondo Medicina & Persona, i giudici hanno: "delegittimato la Costituzione Italiana"e "agito contro il Codice Civile e contro il Codice Penale".

L'Associazione fra Operatori Sanitari denuncia la logica sottesa, che è la stessa "adottata durante la Seconda Guerra Mondiale" in cui "si eliminano i più deboli e gli indifesi".

Il comunicato dell'Associazione sottolinea la gravità delle sentenza perché "ormai certi giudici aggirano le leggi - anche quelle esistenti - e creano una nuova era, quella dell'etica del più forte sul più debole, con l'ausilio del diritto".

A denunciare la condanna a morte di Eluana anche Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), il quale ha dichiarato che "si è sentenziata la condanna a morte di una indifesa cittadina italiana. Da oggi il diritto alla vita soggiacerà al potere della legge che sconfina nella sfera più inviolabile della persona umana".

"Che triste Italia appare dinanzi a noi - ha commentato il presidente nazionale del RnS -... Sempre più colpevolmente protesa ad inoculare una cultura della morte, incapace di affermare democraticamente il diritto alla vita".

"Mi chiedo: è davvero questo il sentire degli italiani? Non può dirsi solidarietà sopprimere i deboli, né giustizia rimuovere le ragioni più profonde del vivere comune, proprio a partire dalla condivisione delle angosce e delle sofferenze che ci rendono davvero uomini degni di stare al mondo", ha concluso.