Ebrei e cristiani, insieme per educare le nuove generazioni

Intervista al Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani

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di Lisztovszki Tünde

BUDAPEST, mercoledì, 12 novembre 2008 (ZENIT.org).- E’ di vitale importanza che ebrei e cristiani continuino a dialogare e a collaborare insieme anche nell’educare alla tolleranza e all’impegno le future generazioni. 

E’ quanto afferma in questa intervista il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, al termine del secondo Congresso internazionale  organizzato dalla Commissione della Santa Sede per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo e dall’International Jewish Committee on Interreligious Consultations.

L’incontro, svoltosi a Budapest, in Ungheria, dal 9 e il 12 novembre ha avuto come tema: “La società civile e la religione, prospettive cattoliche ed ebraiche”.

Eminenza, in quali ambiti cristiani ed ebrei insieme possono intervenire nella e per la società di oggi? Quale contributo particolare, possiamo offrire, noi laici cristiani, all’interno di questa collaborazione?

Card. Walter Kasper: Gli ebrei, i cattolici, i cristiani hanno più o meno gli stessi valori, ed è molto importante poter dare una comune testimonianza su valori quali la vita, la giustizia, la misericordia, la libertà, i diritti umani, non dimenticandoci che abbiamo anche i dieci comandamenti in comune. E’ di grande significato, in questa società postmoderna, dare insieme testimonianza perché se lo facciamo la nostra voce sarà più forte.

In America latina abbiamo già cominciato a collaborare in favore dei bambini denutriti; abbiamo fondato insieme un’istituzione che collabora tramite la Caritas. Adesso in Sud Africa abbiamo cominciato a lavorare a un progetto contro l’infezione da virus Hiv destinato a quei bambini contagiati sin dalla nascita.

Ci sono tante possibilità di collaborazione: per esempio gli ebrei hanno scuole private, come noi cattolici. Abbiamo problemi simili: il finanziamento, il rapporto con lo Stato ecc. Possiamo lottare insieme e lo vogliamo fare. Dobbiamo affrontare il problema dei diritti umani e soprattutto quello della discriminazione e dell’antisemitismo. Nel mondo però c’è anche anticattolicesimo e anticristianesimo; adesso, per esempio, si soffre per la persecuzione dei cristiani in India.

Così abbiamo una collaborazione sulla base di valori, interessi e sfide simili. Negli ultimi 40 anni è cresciuta una certa solidarietà, talvolta anche amicizia fra gli ebrei e cristiani, non soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in altri parti.

Durante la sessione di stamattina abbiamo ascoltato una conferenza su quello che hanno fatto a Città del Messico e in altri paesi dell’America latina. Oggi esiste una rete di collaborazioni e questo ci dà grande gioia. E’ quasi un miracolo, perchè in passato la storia dei rapporti tra cristiani ed ebrei è stata molto complessa e difficile. Tutto questo, però, è cambiato a partire dal Concilio Vaticano II.

Cosa possono fare i laici? Dare il loro contributo nella lotta per i diritti umani, per la carità, per la giustizia che è il loro ambito di responsabilità, e non soltanto dei Vescovi e dei sacerdoti. Si possono fare molte cose, ma soprattutto nella vita di ogni giorno, quando cristiani ed ebrei si incontrano, e possono approfittarne per scambiare le proprie idee e condividere quei problemi che molto spesso li accomunano. E’ possibile rinsaldare l’amicizia reciproca e costruire una fiducia fra le due parti.

Qual è il contributo della conferenza tenutasi a Budapest in vista di una nuova societá e di un nuovo futuro da costruire insieme?

Card. Walter Kasper: I primi passi li abbiamo già fatti. Adesso ci siamo riuniti nell’Europa orientale, centro-orientale, ed ho l’impressione che anche qui ci sia molto da fare. In Ungheria la Shoah è stata feroce, molti ebrei hanno dato la vita e perciò nell’Europa orientale, soprattutto in Ungheria, in Ucraina, in Polonia, in Russia ecc. c’è molto da fare. Ci siamo riuniti qui per portare l’idea del dialogo ebraico-cristiano anche in questa parte del mondo.

Il tema di questo congresso è stato la religione nella società civile di oggi. E’ molto importante, perchè oggi si è a favore della separazione fra la Chiesa e lo Stato, ma spesso ci troviamo di fronte non ad uno Stato che sopprime la religione, ma ad una società dei mass-media. Durante la conferenza abbiamo visto in che modo possiamo parlare, agire, affrontare le nuove sfide, come quella, per esempio, di una nuova intolleranza. Vediamo qual è l’apporto, il contributo che la religione – il cristianesimo e l’ebraismo – puo’ dare allo Stato, alla società. Sono questi i valori, perché nessuno Stato, nessuna società può vivere senza valori e dall’altra parte è importante capire come possiamo mantenere la libertà religiosa non soltanto nella sfera privata ma anche in quella pubblica. Oggi ci sono queste nuove sfide, questi nuovi compiti che accomunano le due religioni.

Dopo questo cammino di 40 anni di dialogo che ha dato così tanti frutti, ora quali sono i passi importanti da fare affinchè il dialogo continui e si sviluppi anche in futuro?  

Card. Walter Kasper: L’educazione è molto importante. Abbiamo un dialogo che dura da quasi 40 anni, ma adesso cresce una nuova generazione. Dobbiamo trasmettere a loro questa idea e questo impegno. A ogni cambio di generazione è necessario ripartire dall’educazione.

Perciò penso che il punto particolarmente importante sia l’educazione: sviluppare, elaborare progetti comuni nelle scuole, in favore della tolleranza, del reciproco rispetto e dell’accoglienza e non perdere la memoria della Shoah o della  “Notte dei cristalli” che abbiamo commemorato ieri sera, perchè questi eventi sono tristi ma devono anche aprirci al futuro. Quindi, un progetto educativo comune rivolto alla nuova generazione sarebbe molto importante.

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ZENIT Staff

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