Le gioie della Cina (parte I)

Svelato il sorriso di una Chiesa sofferente

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di Mark Miravalle*

STUBENVILLE (Ohio, Stati Uniti), martedì, 11 novembre 2008 (ZENIT.org).- Parlare di gioia in una Chiesa perseguitata dal più potente Governo comunista del mondo sembra un’irriverenza, o meglio una contraddizione.

E’ un mistero legato al cuore del cristianesimo – una religione che considera come vittoria cruciale la morte del suo salvatore Dio-uomo su una croce, due assi di legno legati dai peccati di ogni essere umano vivente, i miei peccati e i tuoi. La verità deve essere detta, e include la piena verità sulla Chiesa cattolica in Cina, il cui popolo si vede negati i diritti umani e le libertà religiose fondamentali, ma ha anche cuore trionfante e gioioso.

Recentemente, appena entrato nel più grande aeroporto cinese in occasione di una visita dopo la pubblicazione del mio libro “The Seven Sorrows of China” (“I sette dolori della Cina”) e dopo aver consegnato una valigia piena di medicinali fatti entrare clandestinamente ad alcuni angeli custodi occidentali che si prendono cura dei preziosi – e dei più trascurati in Cina – bambini di Dio, sono stato condotto in fretta verso un veicolo da un agitato sacerdote cattolico cinese che insegna in un seminario vicino.

Mentre ci allontanavamo dall’aeroporto, il sacerdote mi ha informato rapidamente sul fatto che aveva letto “The Seven Sorrows of China” e, complimentandosi per il valore e l’accuratezza del testo, è stato anche categorico nel dire che da un certo punto di vista è incompleto. “E’ un libro splendido ed ha molti aspetti positivi”, ha detto, “ma ora la sfido a scrivere qualcosa sui ‘Misteri gioiosi della Cina’. Se mostra solo l’aspetto doloroso non incoraggerà il popolo. Gesù ha subito le sofferenze della sua passione, ma ha avuto anche le sue gioie e la gloria. Deve scrivere anche delle vittorie che si stanno verificando nella Chiesa in Cina”.

Un aspetto diverso

Mi sono chiesto cosa intendesse. Il primo libro, che non avevo pianificato prima di arrivare in Cina, era scaturito dal diario della mia precedente visita nel Paese. Raccontava le intense esperienze delle tragiche realtà quotidiane per il popolo e la Chiesa della Cina. Avevo registrato avvenimenti come la cremazione obbligatoria di un bambino abbandonato morto dopo essere stato respinto da un orfanotrofio federale e poi amato e curato in un orfanotrofio privato straniero, e i miei incontri con le donne che avevano dovuto fuggire dal Governo e dalla famiglia per avere un figlio contro le politiche abortive dello Stato e del clan. Avevo intervistato un Vescovo cinese “clandestino” agli arresti domiciliari dopo più di vent’anni di carcere e arresti in casa, e avevo appreso delle documentabili persecuzioni governative contro Vescovi, sacerdoti e fedeli che rifiutano di cooperare in alcun modo con il Governo e la sua Chiesa “patriottica” ufficiale. Avevo raccontato la storia di una regione in cui la solidarietà ha fatto sì che un’eroica comunità cattolica abbia respinto la politica governativa del figlio unico formando famiglie con quattro, cinque, sei e perfino otto figli.

Era questo che il sacerdote cinese mi stava chiedendo? Nel libro dei “sette dolori” non minimizzavo in alcun modo l’eroica testimonianza dei cattolici cinesi, anzi. Ero stato avvertito da certe organizzazioni di controllo cattoliche di evitare di diffondere troppi dettagli sulle vittorie spirituali dell’umile Chiesa cinese, per paura che provocassero una nuova ondata di persecuzioni da parte degli uffici regionali per le questioni religiose del Governo centrale di Pechino. E nonostante questo, il sacerdote cinese dopo aver letto il libro aveva l’impressione, giustificata o meno, che il testo non rendesse omaggio alle gioie, alle vittorie, alla crescita e allo sviluppo della Chiesa cattolica in Cina malgrado le severe persecuzioni che subisce.

Ad ogni modo, la convinzione del sacerdote circa l’importanza di testimoniare la gioia del Vangelo di Gesù e le gioie contemporanee dei cattolici cinesi mi ha convinto. Quale sarebbe stato il problema nel rendere testimonianza di un campione dei fatti positivi che vengono dal popolo di Dio in questa terra, se descritto in modo prudente e senza rischio per la loro sicurezza?

La gioia in un’atmosfera di dolore, persecuzione e disperazione umana. Non è una formula paradossale per qualcuno dei più grandi momenti della storia della Chiesa? E questo senza in alcun modo minimizzare la violazione attuale dei diritti umani e religiosi da parte di un Governo totalitario che non vuole, o non può, ammettere che ogni persona umana nel suo territorio possiede una dignità intrinseca e donata da Dio che trascende i confini politici e nazionali, includendo i concepiti e le donne. Ciò che il Governo potrebbe vedere è che la Cina dovrebbe esistere per il bene delle persone; non sono queste ultime a esistere per il bene della Cina.

Vorrei presentare due testimonianze viventi della gioia della Chiesa in Cina, che lotta tra grandi sofferenze. Questi due volti gioiosi provengono da estremità opposte dello spettro ecclesiastico, ma ciascuno a suo modo manifesta attraverso virtù eroiche il Volto di Gesù e il suo Corpo come esistono in Cina. La loro è una Chiesa che si sviluppa, cresce e paradossalmente “sorride” mentre completa nella sua carne “quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col. 1, 24).

[La seconda parte verrà pubblicata giovedì 13 novembre]

* * *

*Mark Miravalle insegna Teologia all’Università Francescana di Steubenville. Autore di oltre una dozzina di libri di Mariologia ed editore di “Mariology: A Guide for Priests, Deacons, Seminarians, and Consecrated Persons”, ha scritto “The Seven Sorrows of China” nel 2007. E’ sposato ed ha otto figli.

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ZENIT Staff

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