Il senso del denaro per il cristiano

Un nuovo libro parla della ricchezza nel mondo attuale

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ROMA, martedì, 11 novembre 2008 (ZENIT.org).- Il pericolo insito nella ricchezza è un tema che è stato sempre presente nella predicazione cristiana. Il mese scorso, l’imprenditore Frank J. Hanna ha pubblicato il suo nuovo libro dal titolo “What Your Money Means: and How to Use it Well” (Il senso del tuo denaro e come usarlo bene).

ZENIT ha parlato con Hanna, il quale ha intrapreso e finanziato molti affari, arrivando a ricevere il premio William B. Simon per la leadership filantropica. Attraverso la Solidarity Foundation ha donato al Vaticano la copia più antica del Vangelo di Luca e del “Padrenostro”.

È una coincidenza voluta quella della pubblicazione del libro durante l’attuale crisi finanziaria mondiale?

Hanna: No, ma credo che questa coincidenza sia provvidenziale. E la cosa è molto interessante. Nell’ultimo mese ho avuto molte più occasioni di fare discorsi politici sull’economia e sui soldi che non negli anni passati. Credo che il messaggio contenuto nel libro sia particolarmente significativo per la gente proprio per il momento che ci troviamo a vivere.

E qual è il messaggio?

Hanna: In realtà i messaggi sono diversi, ma il primo e più importante è che il denaro è un dono di Dio che va usato con saggezza. Solitamente noi spendiamo molto tempo e molta energia a produrre denaro e ci dedichiamo molto a studiare i prodotti che poi andiamo a comprare, come una macchina nuova o una nuova lavatrice, ma non dedichiamo altrettanta energia a chiederci: come voglio usare i miei soldi per essere una persona migliore e per aiutare coloro che amo a crescere nelle virtù?

Come è possibile usare i soldi per crescere nelle virtù? Non si dice che il denaro è la radice di ogni male?

Hanna: Il denaro non è la radice di ogni male. Ciò che danneggia la nostra anima è invece l’attaccamento ai soldi, anziché a Dio. In questo senso, l’attaccamento a qualunque cosa che sia oggettivamente buona può essere dannoso se la collochiamo davanti a Dio, perché così rimpiazziamo Dio con qualcos’altro e violiamo il primo comandamento.

Il denaro, insieme a tutti gli altri doni di Dio, è un qualcosa che lui ci dà come strumento di servizio agli altri. E nel servire gli altri cresciamo nella virtù.

Questo significa che non è sbagliato spendere dei soldi per noi stessi?

Hanna: Certamente no. Per questo dedico una parte del libro alla questione di quanto possa essere considerato come sufficiente, sia in termini di quanto mettiamo da parte, sia in termini di quanto spendiamo per noi e per gli altri, specialmente per i nostri figli.

Allo stesso modo in cui qualcuno che è stato benedetto con capacità o intelligenza è giustificato ad utilizzarle per se stesso e per coloro che ama, così si puo’ usare anche il denaro. Ma nel momento in cui diventiamo indulgenti con noi stessi o eccessivamente indulgenti con i membri della nostra famiglia mettiamo piede in un terreno scivoloso.

Cosa l’ha indotta, come uomo d’affari, a scrivere questo libro?

Hanna: Socrate diceva che una vita senza esame non è degna di essere vissuta e per questo, come uomo d’affari, ho preso la decisione che non avrei speso i miei soldi, la mia energia e il mio tempo senza sottoporre tutto ciò ad esame. Ma questo ha significato dedicare molto tempo ad analizzare il concetto di denaro, la mia vita con il denaro e la vita e il pensiero di altri che si sono occupati della nozione di denaro.
 
Questo libro è il frutto di questo esame. Originariamente era solo un insieme di note per me stesso. Subito mi sono reso conto che dovevo organizzare i miei pensieri e le mie note in un qualcosa di paradigmatico, attraverso il quale poter comprendere ciò che avevo raccolto. E nel raccogliere tutto mi sono reso conto che potevo anche offrirlo a beneficio dei miei fratelli e sorelle.

Dopo averlo letto l’ho condiviso con alcuni amici, alcuni dei quali molto facoltosi e altri che arrivano a stento a fine mese. Entrambi questi gruppi di amici dicono di aver tratto beneficio dalla lettura di questo libro.

In definitiva, il denaro è una parte integrante del mondo in cui viviamo e la mancanza di riflessione su questo può facilmente portarci a conclusioni distorte. D’altra parte, la corretta comprensione dell’uso del denaro ci può aiutare a vivere in modo più completo, più di quanto possiamo aspettarci. In questo senso, una migliore comprensione del nostro denaro ci può aiutare ad acquistare una migliore comprensione di quelle cose che i soldi non ci possono dare.

Crede veramente che la comprensione del denaro ci possa aiutare a comprendere meglio le cose che i soldi non possono comprare?

Hanna: Certamente. Ogni volta in cui cerchiamo di giudicare il nostro uso delle benedizioni ricevute da Dio, cercando la sua guida, ci avviciniamo di più a lui. E, per questo, lo sforzo per comprendere un qualcosa come il denaro che, a causa della limitatezza materiale in cui viviamo, ci esige necessariamente una buona dose di tempo e attenzione, probabilmente ci aiuta a ottenere la saggezza necessaria per poterlo usare bene.

Una volta raggiunta questa saggezza, saremo più capaci di apprezzare le cose non monetarie, non materiali, come l’amore, la speranza, la fede, il coraggio, l’amicizia, ecc. Possiamo iniziare a vedere il denaro non come un fine a se stesso, ma come uno strumento che ci deve aiutare nella ricerca delle cose di Dio.

Lei ha avuto diversi riconoscimenti per la sua opera da filantropo. In che modo, noi che non abbiamo soldi possiamo essere filantropici con gli altri?

Hanna: Anzitutto occorre comprendere cosa è la filantropia. La parola stessa viene da due parole greche: filos, che significa amore per, e antropos, che significa uomo. Così, secondo questa definizione, Cristo, che possedeva pochissime cose materiali, è stato il filantropo per eccellenza.

Non abbiamo bisogno di molti soldi per essere generosi e, di nuovo, anche questo è spiegato nel libro. Il denaro che abbiamo, per molto che esso sia, deve essere uno strumento con il quale alimentare e nutrire la nostra generosità. Credo che, quanto meglio comprenderemo questo, e il ruolo del denaro nella nostra vita, più probabile sarà raggiungere questo ideale.

Questo libro sui soldi coincide con l’insegnamento della Chiesa?

Hanna: Lo spero bene! Ho consegnato le bozze ad alcuni sacerdoti e a un arcivescovo, perché volevo essere sicuro di essere in linea con l’insegnamento della Chiesa. Credo comunque che il fatto di essere un laico sia positivo, per l’apporto – spero utile – che può venire da chi ha vissuto nel mondo degli affari.

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ZENIT Staff

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