“Un piccolo aiuto può fare molto”: ACS si mobilita per il Congo

Invia un primo contributo di 20.000 euro

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KÖNIGSTEIN, mercoledì, 5 novembre 2008 (ZENIT.org).- “Un piccolo aiuto può fare molto” è il messaggio che Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) lancia per aiutare la Repubblica Democratica del Congo, dove si rischia la catastrofe umanitaria a causa degli scontri che devastano parte del Paese e provocano lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone.

La crisi segue alla recrudescenza delle violenze nella regione del Nord Kivu tra le forze tutsi del generale Nkunda, i ribelli hutu del vicino Ruanda e l’esercito congolese. La settimana scorsa, Nkunda ha sconfitto l’esercito del Congo vicino Goma, la capitale del Nord Kivu. I ribelli tutsi hanno concordato di permettere l’ingresso nella regione agli aiuti d’emergenza, ma solo sotto condizioni restrittive. Anche se è stato proclamato un cessate il fuoco, il 31 ottobre il generale Nkunda ha affermato che rovescerà il Governo se questo non acconsentirà a un dialogo diretto.

Di fronte a 1,2 milioni di Congolesi che abbandonano le proprie case per cercare di salvarsi la vita, ACS ha inviato 20.000 euro nel Paese centrafricano per alleviare le condizioni delle vittime. Gli aiuti, spiega un comunicato inviato dall’associazione a ZENIT, sono stati mandati alla Diocesi di Goma.

Nella zona, i soldati ribelli fedeli al generale Laurent Nkunda si sono scatenati commettendo omicidi, saccheggi e stupri, accusa lanciata anche contro le forze governative.

Gli aiuti prevedono la distribuzione di cibo, coperte e medicinali da parte della parrocchia di Rutshuru, di Goma. ACS pensa di inviare ulteriori contributi nella zona.

Il clero locale è profondamente preoccupato per la situazione e teme che il Kivu diventi “un secondo Darfur”.

Un sacerdote che ha chiesto di rimanere anonimo ha affermato che “le madri e i bambini hanno bisogno di acqua. Servono coperte perché le notti sono già fredde”.

Insieme ad altro personale della Chiesa, il sacerdote è incaricato di trovare cibo e rifugio per 10.000 persone. Le scuole locali sono già piene di profughi.

In questa situazione, le forze delle Nazioni Unite sono state accusate di inefficienza nonostante la presenza di 17.000 peacekeepers, la sua più imponente missione di pace nel mondo.

Un collaboratore che non ha voluto diffondere il proprio nome ha affermato che “il mondo non vuole sentir parlare del Kivu”. “In questa crisi, la gente sta morendo a causa di un conflitto incontrollato – proprio sotto gli occhi dell’ONU e delle sue truppe”.

La Repubblica Democratica del Congo è una priorità per Aiuto alla Chiesa che Soffre, che l’anno scorso ha inviato quasi 1,26 milioni di euro per aiutare i cristiani sofferenti del Paese.

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ZENIT Staff

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