CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 27 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Nell'Angelus di questa domenica, parlando del Sinodo dei Vescovi su "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", il Papa ha confessato che "un aspetto su cui si è molto riflettuto è il rapporto tra la Parola e le parole, cioè tra il Verbo divino e le scritture che lo esprimono".

"Come insegna il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dei Verbum (n. 12), una buona esegesi biblica esige sia il metodo storico-critico sia quello teologico, perché la Sacra Scrittura è Parola di Dio in parole umane", ha affermato.

"Questo comporta che ogni testo debba essere letto e interpretato tenendo presenti l'unità di tutta la Scrittura, la viva tradizione della Chiesa e la luce della fede".

Se è vero che la Bibbia "è anche un'opera letteraria, anzi, il grande codice della cultura universale", ha riconosciuto il Pontefice, è anche vero che "essa non va spogliata dell'elemento divino, ma deve essere letta nello stesso Spirito in cui è stata composta".

"Esegesi scientifica e lectio divina sono dunque entrambe necessarie e complementari per ricercare, attraverso il significato letterale, quello spirituale, che Dio vuole comunicare a noi oggi".

Già il 14 ottobre scorso, prendendo la parola in un intervento non programmato, il Papa aveva detto che separando i due momenti di comprensione della Scrittura, quello scientifico - metodo storico-critico - e quello teologico - che aiuta a leggere la Bibbia con gli occhi della fede -, si corre il rischio di creare degli squilibri che influiscono negativamente sulla stessa predicazione cristiana.

In questo modo, ha osservato in quell'occasione, tra le conseguenze c'è il fatto che la Bibbia diventi un libro del passato: "l'esegesi diventa storiografia", la Scrittura non può essere "l'anima della teologia" e quest'ultima smette di essere interpretazione della Scrittura nella Chiesa.

L'esegesi e la teologia, invece, sono dimensioni di una stessa realtà. Per questo, il Papa aveva proposto di introdurre due proposizioni per questo Sinodo: sviluppare l'esegesi non solo storica ma anche teologica e ampliare la preparazione degli esegeti in questo senso per ampliare anche la visione dell'esegesi stessa.