di Nieves San Martín
PAMPLONA (Spagna), venerdì, 31 ottobre 2008 (ZENIT.org).- L’esplosione di un’autobomba con cinquanta chili di esplosivo avvenuta questo giovedì mattina nel campus dell’Università di Navarra, dell’Opus Dei, ha provocato 22 feriti lievi ma avrebbe potuto essere un massacro.
L’attentato terroristico arriva due giorni dopo l’annuncio della disarticolazione, da parte delle forze dell’ordine spagnole, del commando terrorista “Nafarroa”, che agiva da questa comunità autonoma. Il Rettore dell’Università, Ángel José Gómez Montoro, ha detto che l’ateneo proseguirà i suoi lavori “senza rancore”.
Il Ministro degli Esteri, Alfredo Pérez Rubalcaba, è comparso nella sede del Ministero per spiegare i dettagli dell’attentato. A metà mattina, il centro accademico era nel pieno delle attività. “Avremmo potuto avere un’enorme tragedia nell’Università di Navarra. Un’enorme tragedia che non è avvenuta”, ha commentato; “nella disgrazia, abbiamo avuto fortuna”.
E’ la sesta volta che il centro accademico, che ha più di 12.000 studenti, è bersaglio di un attentato.
L’esplosione è avvenuta alle 11.10 del mattino nel parcheggio dell’Università e ha provocato l’incendio di una ventina di veicoli. Professori, alunni e personale hanno capito subito che si trattava di un attentato dal grande scoppio, dal terreno e dai mobili che tremavano e dalla frantumazione dei vetri.
Dopo l’esplosione, che ha generato una colonna di fumo visibile anche a distanza, vari edifici dell’Università sono stati evacuati.
I feriti, raggiunti soprattutto dai vetri rotti e otto dei quali sono ancora ricoverati, sono stati assistiti nella Clinica Universitaria di Navarra e nell’Ospedale di Navarra. Le vittime presentavano ansia, ferite per lo scoppio dei vetri delle macchine e danni all’udito.
Fonti del centro universitario hanno precisato che il veicolo che è esploso si trovava nelle vicinanze dell’edificio centrale dell’ateneo, accanto alla biblioteca e alla Facoltà di Giornalismo.
Sul luogo si sono subito recati agenti di polizia, pompieri e varie ambulanze; la zona è stata recintata mentre si lavorava per spegnere il fuoco nel parcheggio.
Ubicata a sud di Pamplona, l’Università è nata nel 1952 per decisione di San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei.
Il primo attentato è avvenuto il 4 ottobre 1979, quando l’ETA ha attaccato gli uffici dell’Editoriale Universitaria, nella località di Barañain. Il 12 luglio 1980, vari terroristi del “commando Nafarroa” hanno collocato un artefatto esplosivo all’interno dell’Università.
Non ci sono stati danni personali rilevanti, ma il tutto è costato 35 milioni di pesetas.
Nel terzo attentato, il 24 giugno 1981, gli etarras hanno collocato varie bombe nei sotterranei dell’edificio centrale, che è stato danneggiato anche questo giovedì. Nel 1983, l’ETA ha situato di nuovo vari artefatti in diverse zone del campus dell’Università, tre dei quali sono esplosi, mentre un quarto è stato disattivato dalla polizia.
L’ultimo attentato è avvenuto il 23 maggio 2002, quando un’altra autobomba con venti chili di esplosivo ha ferito un poliziotto e tre donne, oltre a provocare danni materiali valutati in circa 250.000 euro.
L’Arcivescovo di Tarragona Jaume Pujol, per trent’anni docente dell’Università e che questo giovedì era a Barcellona per una riunione di lavoro, appena ha saputo la notizia ha inviato al Rettore dell’Università un telegramma dicendosi “molto rattristato” per l’attentato e assicurando le sue preghiere per i feriti.
Da parte sua, l’Arcivescovo di Valencia, il Cardinale Agustín García-Gasco, ha condannato l’attentato contro l’Università definendolo una “nuova manifestazione di barbarie e della cultura della morte” da parte dell’ETA.
Da quando, quarant’anni fa, l’organizzazione terroristica ha intrapreso la via del terrore, la Conferenza Episcopale Spagnola ha espresso in numerose occasioni la sua opinione sulla violenza che mette in atto. Il documento più completo sul terrorismo dell’ETA è stato pubblicato nel novembre 2002 (http://www.conferenciaepiscopal.es/documentos/Conferencia/valoracion_terrorismo.htm).
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]