Giovanni XXIII, “Giusto fra le Nazioni”, chiede la Fondazione Wallenberg

Dichiarazioni del suo fondatore Baruj Tenembaum

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BUENOS AIRES (Argentina), giovedì, 30 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Il creatore della Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg, Baruj Tenembaum, ha rivolto un appello affinché Giovanni XXIII sia dichiarato “Giusto fra le Nazioni”.

Questo titolo è conferito dallo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto in Israele, a quanti salvarono gli ebrei durante l’Olocausto.

“Se Papa Giovanni XXIII non verrà dichiarato ‘Giusto fra le Nazioni’, saranno i nostri figli a consacrarlo, visto che la figura di questo grande personaggio della storia diventa ogni giorno più grande”, ha affermato Tenembaum, prestigioso rappresentante ebraico e pioniere a livello mondiale del dialogo interreligioso negli anni Sessanta del secolo scorso.

La dichiarazione di Tenembaum, inviata a ZENIT, arriva in occasione del 50° anniversario dell’elezione del Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli a Sommo Pontefice con il nome di Giovanni XXIII.

Dopo un simposio scientifico organizzato nel giugno 2003 dall’Università di Bologna e dalla Fondazione Giovanni XXIII per il 40° anniversario della morte di Angelo Roncalli, su istanza della Fondazione Wallenberg, le Poste Argentine emisero un francobollo dedicato alla memoria del “Papa Buono”.

Qualche anno prima, nel settembre del 2000, in una cerimonia presso la Missione dell’Osservatore Permanente del Vaticano presso le Nazioni Unite e in presenza dell’allora Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Angelo Sodano, la Fondazione Wallenberg dichiarò aperta la campagna internazionale per il riconoscimento dell’azione umanitaria svolta da Angelo G. Roncalli.

Monsignor Roncalli, prima di essere Papa, “intercesse presso il re Boris di Bulgaria a favore degli ebrei bulgari, e presso il Governo turco a favore dei rifugiati ebrei che erano fuggiti in Turchia”, ha ricordato Tenembaum.

“Ha anche fatto tutto il possibile per evitare la deportazione degli ebrei greci. E’ stato inoltre una delle principali fonti di informazione del Vaticano sull’annientamento di milioni di ebrei della Polonia e dell’Europa dell’est”.

Quando fu Delegato Apostolico del Vaticano a Istanbul nel 1944, inoltre, “organizzò una rete per salvare gli ebrei e altri perseguitati dal nazismo”.

“Grazie alle sue azioni, migliaia di condannati a morte riuscirono a salvare la propria vita – ha sottolineato Tenembaum –. La sua opera e la sua figura si allineano così a quelle di numerosi diplomatici salvatori dell’Olocausto come lo svizzero Raoul Wallenberg, il portoghese Aristides de Sousa Mendes e il turco Selahattin Ulkumen, tra molti altri”, aggiunge.

“Con il pontificato di Giovanni XXIII è stata inaugurata una nuova era nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo – ha constatato il fondatore –. Si è trattato di un’epoca caratterizzata dalla comprensione e dall’intesa dopo secoli di denigrazione, pregiudizi e persecuzione religiosa”.

“Le porte del dialogo interreligioso hanno cominciato ad aprirsi allora e sono rimaste aperte durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, che si rivolgeva agli ebrei come ai ‘fratelli maggiori’, ha visitato i campi di concentramento nazisti in segno di contrizione e solidarietà con le vittime ebraiche e si è recato in pellegrinaggio in Terra Santa, nello Stato di Israele”.

La Fondazione Wallenberg svolge un ampio lavoro di ricerca storica destinata a rivelare l’importante azione umanitaria svolta da monsignor Roncalli.

“L’obiettivo è far conoscere all’opinione pubblica internazionale le azioni altruiste e generose compiute dal delegato apostolico Roncalli molto prima di essere consacrato Papa Giovanni XXIII, il 28 ottobre 1958”, ha concluso Tenembaum.

[Per ulteriori informazioni: www.raoulwallenberg.net]

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ZENIT Staff

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