I perché dell’efficienza energetica

ROMA, giovedì, 23 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Dottrina Sociale e Bene Comune l’intervento di Roberto Sabatini, docente di Illuminotecnica e Risparmio energetico al Master di Scienze Ambientali della Università Europea di Roma.

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Nella sua instancancabile e millenaria attività di analisi dell’opera umana sulla Terra, la Chiesa ha fornito nei vari periodi storici delle indicazioni, delle linee guida che hanno aiutato l’umanità ad interpretare i cambiamenti di ordine sociale, economico o tecnologico alla luce dei principi cristiani, fino a trovare oggi una lucida e meravigliosa esposizione nella Dottrina Sociale.

In questo contesto è agevole trovare argomenti a sostegno di una politica dell’efficienza energetica, che non sia basata su una semplicistica contrazione dell’agire umano o sulla stigmatizzazione della spinta creativa all’espansione delle possibilità umane.

La salvaguardia del creato è un dovere verso il quale ogni essere umano, più o meno consapevolmente, tende in maniera irrefutabile. La smodata sete di profitto che è alla base di comportamenti criminali nei confronti dell’ambiente non trova protezione se non in ambiti sociali fortemente corrotti, nei quali la luce della speranza trova strada con fatica.

Ognuno di noi può, incolpevolmente, trovarsi ad affrontare uno di questi momenti, e smarrire la coscienza di sé e del rapporto d’amore che lo lega al Creatore e al Creato. Discutere di utilizzo responsabile delle risorse in questi contesti, e in generale nei momenti di difficoltà e di perdita di identità può sembrare improponibile, ma è doveroso e la Dottrina lo sostiene da più parti. Gli esempi non mancano, a partire dal fatto che “una buona amministrazione dei doni materiali ricevuti è opera di giustizia verso se stessi e verso gli altri uomini: ciò che si riceve va ben usato, conservato, accresciuto, come insegna la parabola dei talenti (326)”.

Una strategia economica di ampio respiro sociale mostra come il principio di efficienza sia un modello di condivisione della stessa, limitata risorsa energetica: è un sano valore economico frutto di una amministrazione corretta basata su valori morali ed etici, laddove ogni inutile spreco è prima di tutto una manifestazione di ingiustizia al pari di un accumulo insensato, quando non è espressione di veri e propri disvalori.

Ma c’è di più: il campo dell’efficienza energetica, in questo momento storico, rappresenta la sconfinata area di ricerca di nuovi paradigmi scientifici e di sconosciuti panorami sociologici. Limitare la ricerca scientifica all’ottimizzazione della filiera economica del carbonio e dei combustibili fossili, significa porre dei limiti alla divina sapienza, determinati solo dalle nostre paure e dalla nostra mancanza di fiducia in un disegno più grande, più bello e maestoso di quello che mente umana fino ad oggi abbia percepito. Fino ad oggi: perchè “l’attività umana di arricchimento e di trasformazione dell’universo può e deve far emergere le perfezioni in esso nascoste, che nel Verbo increato hanno il proprio principio ed il proprio modello (262)”.

Soltanto un secolo fa, quelle che oggi appaiono come “normali” attività umane, come lo spostarsi da una parte all’altra del pianeta nell’arco di poche ore, apparivano sogni appartenenti al mondo delle favole, come oggi può esserlo l’idea di una lampada che funzioni senza elettricità, o la macchina del moto perpetuo. Ma qualcuno sognerà o già sogna questi oggetti. Nell’attesa che diventino realtà, e a maggior ragione anche dopo, l’attività dell’uomo nell’universo non può prescindere dalla sua relazione col Creatore: egli non è il padrone dell’universo, ma l’amministratore di fiducia, chiamato a rispondere del suo fare con la responsabilità che deriva dall’essere lui stesso l’immagine del Padre.

Come tale può quindi continuare a nuotare come un pesce nel mare, volare nei cieli come un uccello, e correre nei prati senza privarsi della felicità di questi momenti, semplicemente rivolgendosi nei confronti del Creato con lo stesso amore fattivo che nutre per i propri figli. Può scegliere di rinunciare alla predazione inutile dell’ambiente, che spesso è solo un vuoto tentativo di compensare, con la soddisfazione della propria vanità, il suo vuoto esistenziale.

L’uomo deve trovare il coraggio di essere Uomo, e conquistare con l’Amore il suo ruolo di Figlio, proseguendo nel Creato l’opera del Padre. L’opera divina non smetterà così di rivelarci i suoi misteri, e sta a noi ricercatori interrogarci su come far sì che con sempre meno risorse si possano fare più cose.

Questo sforzo troverà un sostegno in quella Divina Intelligenza che metterà a nudo il sistema attraverso il quale il sapere cristallizzato oggi costringe le nostre scelte, e la speranza e la percezione della divina presenza espanderanno quel sapere che oggi è annichilito dalla strenua difesa di chi protegge i propri limitati interessi, perché a dispetto di costoro, la vita è senza limiti, come il suo Creatore.

In questo contesto l’efficienza è la sfida: il più e il meglio, per tutti, con meno.

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ZENIT Staff

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