La storia delle vergini sagge e di quelle stolte può essere interpretata a vari livelli. Molti cercano di capire la storia solo in base a un’analisi storica dei costumi matrimoniali al tempo di Gesù. Bisogna ammettere che non è un cattivo punto di partenza. Il culmine della cerimonia nuziale era quando lo sposo, accompagnato dai suoi parenti, andava a casa della famiglia della sposa per poi portarla a casa sua. E’ qui che aveva luogo il resto della cerimonia. E’ dunque questo l’inizio della parabola evangelica.
Lo sposo è andato a cercare la sposa. Dieci ragazze, molto probabilmente le sorelle e le cugine dello sposo, stanno aspettando il suo ritorno. Si tratta di ragazze che un giorno si sposeranno. Cinque sono sagge e cinque meno.
Quando lo sposo torna a mezzanotte, si alzano tutte per accendere le loro lampade, ma solo cinque che avevano riflettuto in precedenza e avevano comprato abbastanza olio lo possono fare. Le altre vogliono che glielo prestino, ma le vergini sagge dicono di non voler rinunciare al loro olio perché in quel caso nessuna delle dieci ne avrebbe avuto a sufficienza.
Mentre quindi le cinque stolte vano a comprare altro olio, lo sposo arriva e viene accompagnato alla festa nuziale, e la porta viene chiusa a chiave. Le giovani sagge erano preparate al proprio ruolo, mentre quelle stolte non hanno fatto progetti adeguati e si sono trovate tagliate fuori dalla festa. Non sapevano nemmeno come trasformare a loro favore il ritardo dello sposo.
Doppio significato
Come tutte le parabole, anche questa ha un doppio significato. Riguarda la festa nuziale ma anche qualcosa d’altro, nella fattispecie come Dio si relaziona agli esseri umani. La lezione da imparare è “preparatevi, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Il significato più semplice, e probabilmente quello più rilevante per la situazione storica di Gesù, è che quanti erano in sintonia con la sapienza di Dio avevano “orecchie per intendere” e hanno accettato il suo messaggio. Coloro che l’hanno respinto si sono ritrovati respinti.
A un altro livello, la parabola si può riferire alla Chiesa e ai suoi membri individuali. La parabola è chiaramente un avvertimento a vivere con accortezza e prudente preparazione. Tali virtù sono il risultato dell’attenzione nei confronti della Parola di Dio – ascoltandola e vivendola.
Il ritardo della parusia (la seconda venuta di Cristo) è simboleggiato dall’attesa dello sposo. Tutto il resto era pronto alla festa nuziale; mancava solo lo sposo.
Le dieci vergini in attesa indicavano che il suo arrivo era imminente, proprio come la comunità di Matteo credeva che fosse la venuta finale di Gesù. Ma il ritardo dello sposo simboleggia il ritardo della venuta finale di Gesù. Matteo potrebbe aver raccontato questa splendida storia evangelica delle vergini sagge e di quelle stolte alla festa nuziale per risolvere una controversia all’interno della sua comunità su ciò che il ritardo del ritorno di Cristo significava e su come vivere con questo ritardo ma rimanendo preparati per il ritorno.
Vigilanza
La gente saggia, gli insegnanti saggi, gli amministratori saggi vigilano, come le vergini del brano evangelico che hanno portato non solo le loro lampade, ma anche olio sufficiente per durare nella notte. Le persone sagge sono quelle che si preoccupano delle necessità quotidiane della propria famiglia, della più ampia famiglia dei vicini e perfino degli estranei. In alcune tradizioni ebraiche l’“olio” simboleggia le buone azioni.
Nella parabola, Matteo mescola la vigilanza nella preghiera con un sano spirito di cooperazione nei confronti degli altri. Le vergini stolte non hanno fatto niente per prepararsi alla festa nuziale, o hanno rinviato la propria parte di lavoro, o ancora hanno sprecato il loro tempo. All’improvviso, quando tutti erano consapevoli del fatto che lo sposo era arrivato, le stolte non hanno meritato alcuna partecipazione alla festa. Quando spesso abbiamo con noi le nostre lampade, ma non abbiamo olio da farvi bruciare?
Il fulcro della questione non è il comportamento che deriva da una speranza nettamente ridotta? La noia, l’indolenza, il rimandare, la mancanza di gentilezza, l’essere assorbiti da sé e il fatto di dimenticare la sofferenza e il dolore degli altri sono le caratteristiche di questo atteggiamento. L’“olio” necessario perché le nostre lampade brucino vividamente è spesso costituito da piccole gocce d’amore, gentilezza, pazienza, gioia, altruismo, che fanno brillare che la nostra vita di fede.
Se le vergini avessero condiviso il loro olio, il risultato della parabola avrebbe potuto essere diverso, ma l’aspetto centrale della storia è scuoterci, non cullarci in un “e vissero felici e contenti”. Non dovremmo sognare il futuro, perché il momento è questo. Oggi potrebbe essere la fine dei tempi! Se il tempo non avesse fine e potesse essere esteso arbitrariamente, tutte le azioni umane diventerebbero giochi insignificanti. Nel tempo che ci rimane, abbiamo il privilegio di condividere la nostra speranza in qualcuno che arriva e che vale la pena di aspettare.
Rimanete svegli!
Dobbiamo pregare per rimanere svegli, per essere sempre preparati alla venuta finale e vivere in modo tale da tener conto del presente pur vivendo consapevoli del futuro. Il punto della storia è chiaro: proprio perché non si conosce il momento dell’arrivo dello sposo, è ancora più necessario essere pronti per dargli il benvenuto.
Condivido con voi una citazione della Beata Madre Teresa di Calcutta, che può non aver mai frequentato il Pontificio Istituto Biblico di Roma o l’École biblique de Jérusalem per studi avanzati di Scrittura, ma ha capito di gran lunga molto più di quanto potrò mai fare io ciò di cui parla questa parabola.
“Cosa sono queste lampade nella nostra vita?
Sono le piccole cose quotidiane:
fedeltà, puntualità, parole gentili, essere premurosi nei confronti di un’altra persona,
il modo in cui a volte restiamo in silenzio, il modo in cui guardiamo le cose,
il modo in cui parliamo, in cui agiamo.
Sono le piccole gocce d’amore
che permettono che la nostra vita di fede brilli”.
Matteo cerca di trasformare la fonte del problema – il ritardo della fine e del ritorno di Cristo – in un vantaggio.
Il ritardo stesso deve aumentare la nostra speranza. Il ritardo ci chiama e ci spinge a una fedeltà, una vigilanza e un amore maggiori. La distanza e l’attesa rendono il cuore più affettuoso. Il Cardinale John Henry Newman ha affrontato la situazione in una delle sue omelie, dicendo che “il tempo non ci porta lontano da Cristo”.
Quando pensate che questa storia evangelica parli di una festa nuziale, o dell’equa distribuzione dei nostri beni, soprattutto ai bisognosi, potreste rimanere piacevolmente sorpresi. Nelle parabole di Gesù c’è molto di più di quanto riusciamo a vedere.
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Il sacerdote basiliano padre Thomas Rosica, addetto stampa per la lingua inglese del Sinodo del Vescovi 2008, è un esperto di Scrittura e responsabile esecutivo della Salt and Light Catholic Media Foundation and Television Network in Canada, nonché membro del Consiglio Generale della Congregazione di San Basilio.
[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]