ROMA, giovedì, 23 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Aumenta nel mondo la persecuzione religiosa, constata uno studio pubblicato questo giovedì.
Il “Rapporto 2008 sulla Libertà Religiosa nel mondo”, redatto dall’associazione Aiuto Alla Chiesa che Soffre (ACS), è stato illustrato ai giornalisti a Roma dal presidente, padre Joaquín Alliende.
L’analisi è stata redatta in sette lingue e presentata, contemporaneamente per la prima volta oltre che in Italia, in Francia, Spagna e Germania.
“Senza libertà religiosa non c’è democrazia né pace nel mondo”, ha spiegato padre Alliende nella presentazione, che ha avuto luogo nella Sala Stampa Estera di Roma.
Il sacerdote cileno ha spiegato che il Rapporto “risponde a un’esigenza sempre più avvertita dall’opinione pubblica, di conoscere la reale situazione dei diritti umani in generale e della libertà religiosa in particolare, quale diritto inalienabile di ogni essere umano”.
“Questo Rapporto – ha proseguito padre Alliende – si qualifica per il suo approccio non confessionale, prendendo in esame la situazione di ciascun Paese, con riferimento a ogni restrittiva fattispecie giuridico-istituzionale o ad ogni tipologia socio-culturale o ideologica”.
India e Iraq, nuove emergenze
Il rapporto si sofferma sull’aggravarsi della situazione in India negli ultimi due anni, nonostante la Costituzione sancisca la libertà religiosa.
Una persecuzione il cui nucleo fondamentale, secondo padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews.it e uno dei reattori del Rapporto, è sfruttata e sovvenzionata da persone che vogliono tenere la popolazione a livello di schiavitù.
Appare grande il rischio che l’identità dell’India come Stato secolare sia seriamente compromessa, con un’involuzione verso un confessionalismo induista dagli sviluppi imprevedibili, costata il Rapporto.
Il documento analizza anche la situazione in Iraq. Da fine settembre duemila famiglie cristiane hanno dovuto abbandonare Mosul e si sono rifugiate nella piana di Ninive a causa delle persecuzioni, ha raccontato il giornalista Camille Eid, un altro dei redattori.
“La legge approvata lo scorso settembre in Parlamento a Baghdad – ha ricordato Eid – ha abrogato l’articolo che in minima parte garantiva la libertà religiosa dei cristiani in Iraq”.
Gravi limitazioni
Nella presentazione del Rapporto è stata stilata una lista dei “Paesi nei quali si verificano gravi limitazioni legali alla Libertà Religiosa”. Tra questi, figurano Cina, Cuba, Corea del Nord, Iran, Nigeria, Birmania, Laos, Arabia Saudita, Pakistan e Sudan.
Viene poi presentata una lista dei “Paesi nei quali si verificano limitazioni legali alla Libertà Religiosa”, che comprende Afghanistan, Algeria, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Bolivia, Egitto, Eritrea, Terra Santa (Israele e i territori palestinesi) e Messico.
E’ poi possibile leggere la situazione dei “Paesi nei quali si verificano episodi di repressione legale” (tornano ad essere citati Cina, Cuba e Iran), dei “Paesi nei quali si verificano violenze da intolleranza sociale” e dei “Paesi nei quali si verificano conflitti locali”, analizzati già in altre sezioni.
Motivi di potere
“Cosa viene fuori dal Rapporto ACS 2008?”, si è domandato padre Cervellera nel suo intervento alla conferenza stampa.
“Un dato interessante è senza dubbio che le offese alla libertà religiosa avvengono sempre meno per cause ideologiche e sempre più per motivi di potere”, ha osservato.
In alcuni casi, come ad esempio la Cina, “il timore di aprirsi alla libertà di culto coincide con il timore di non sollecitare in senso più ampio le altre libertà”.