CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 16 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Egoismi nazionali, speculazioni sfrenate, corruzione, corse al consumismo e agli armamenti, in una parola la falsa percezione dei valori che regolano i rapporti internazionali. Sono queste, secondo Benedetto XV, le radici della fame nel mondo.
E’ quanto scrive il Papa in un messaggio al Direttore generale della Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), Jacques Diouf, per l’odierna Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che quest’anno ha come “La sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico e della bioenergia”.
“I mezzi e le risorse di cui il mondo dispone oggi – constata Benedetto XVI – possono fornire cibo a sufficienza per soddisfare le necessità crescenti di ognuno”.
“Allora – si chiede il Papa – perché non è possibile evitare che tante persone soffrano la fame sino alle conseguenze più estreme?”.
Molte le ragioni addotte dal Pontefice tra cui “la corsa inarrestabile al consumo” e “la mancanza di volontà” a “frenare gli egoismi degli Stati e dei gruppi dei Paesi”.
Alle parole del Papa, lette questo giovedì, 16 ottobre, in Aula plenaria dall’Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, monsignor Renato Volante, ha fatto eco Jacques Diouf, il quale ha lanciato un forte appello a tutti i Paesi a rispettare gli impegni presi nonostante la crisi finanziaria globale.
Nel suo intervento, il Direttore generale della FAO ha ricordato il Vertice tenutosi a Roma agli inizi di giugno e a cui parteciparono oltre 40 tra Capi di Stato e di governo e 181 rappresentanze nazionali per discutere della crisi causata dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari.
In quell’occasione furono presi impegni economici per un ammontare complessivo di 22 miliardi di dollari, di cui solamente un 10 per cento è stato effettivamente versato, e che è servito alla FAO per avviare progetti in 76 Paesi.
“La crisi alimentare – ha proseguito Diouf – esiste ancora e se nel 2007 il numero degli affamati è salito in un solo anno di 75 milioni di persone, arrivando a quota 923 milioni, nel 2008 questo numero rischia di salire ancora”.
Da parte sua, il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in un messaggio indirizzato ai leader mondiali in occasione della Giornata Mondiale per l’Alimentazione, ha ricordato che sono a rischio gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, sottoscritti 8 anni fa e che si prefiggono di dimezzare il numero di persone che nel mondo soffrono la fame entro il 2015.
Nel messaggio, il Pontefice chiede inoltre di mettere fine alla “speculazione sfrenata che incide sui meccanismi dei prezzi e dei consumi”.
Ancora, si legge nel messaggio, giocano un ruolo nella crisi alimentare “l’assenza di un’amministrazione corretta delle risorse alimentari causata dalla corruzione nella vita pubblica e gli investimenti crescenti nelle armi e nelle tecnologie militari sofisticate a discapito delle necessità primarie delle persone”.
Alla base di tutto, osserva, c’è una falsa percezione dei valori diffusa nella cultura contemporanea che “privilegia solamente la corsa ai beni materiali, dimenticando la vera natura della persona umana e le sue aspirazioni più profonde”, e che nutre scarsa attenzione verso i bisogni dei poveri.
Una campagna efficace contro la fame, esorta dunque il Papa, “richiede più di un semplice studio scientifico per far fronte ai cambiamenti climatici e per destinare l’agricoltura in primo luogo all’uso alimentare”.
Bisogna perciò riscoprire il valore della persona umana, “nella dimensione individuale e comunitaria”.
Benedetto XVI chiede poi di impegnarsi a “promuovere una giustizia sociale effettiva nelle relazioni tra i popoli”: improntata alla condivisione dei beni, a un loro utilizzo durevole e alla giusta ripartizione dei benefici che ne derivano.
Ricordando poi il momento difficile per la produzione alimentare mondiale nel mondo, il Papa ha appello alla FAO affinché “possa rispondere in termini di solidarietà con azioni libere da ogni condizionamento e davvero al servizio del bene comune”.
Rivolgendo infine un pensiero alle comunità indigene, il Papa chiede di garantire loro “l’accesso alla terra” per favorire così i lavoratori agricoli.