di Inma Álvarez
MELBOURNE, mercoledì, 15 ottobre 2008 (ZENIT.org).- I cristiani australiani hanno accolto con grande delusione la nuova legge sull’aborto dello Stato di Victoria, approvata l’8 ottobre scorso, che prevede la legalizzazione dell’aborto fino alla 24ma settimana di gestazione, e a certe condizioni fino al momento della nascita.
Secondo quanto rende noto l’agenzia Fides, i cattolici e i cristiani di tutte le confessioni cercavano da settimane di sensibilizzare l’opinione pubblica, con marce e veglie di preghiera in tutto il Paese, contro una legge polemica che fino all’ultimo momento aveva diviso al loro interno i partiti rappresentati in Parlamento.
L’Arcivescovo di Melbourne, monsignor Denis Hart, ha definito la nuova legge un “tradimento dell’umanità, della donna, degli innocenti bambini non-nati”.
Il presule ha ratificato la decisione di non praticare aborti in ospedali o strutture sanitarie cattoliche e ha chiesto che ai medici cattolici che lavorano nelle strutture pubbliche sia concessa la possibilità di ricorrere alla propria obiezione di coscienza.
Da parte sua, il Cardinale George Pell, Arcivescovo di Sydney, a Roma per il Sinodo dei Vescovi, aveva fatto giungere nei giorni precedenti la votazione della legge un messaggio di sostegno alle manifestazioni pro-vita.
Secondo il porporato, la legge approvata rappresenta un “pericoloso precedente” per altre leggi simili nel territorio australiano.
“Ogni essere umano ha il diritto alla vita. Non esiste il diritto di eliminare persone innocenti, e le nostre comunità dovrebbero offrire alle donne incinte in condizioni di vulnerabilità qualcosa di più di un numero sempre più alto di modi per uccidere i loro figli innocenti”.
Un altro degli aspetti preoccupanti della legge, afferma il porporato, è il mancato riconoscimento dell’obiezione di coscienza dei medici e del personale sanitario.
“La capacità di esercitare l’obiezione di coscienza è una pietra angolare della democrazia. E’ la differenza tra una società libera e un’altra soggetta alla tirannia”, ha osservato.
“Dobbiamo avere tutti il diritto di avere un credo e di non essere costretti dallo Stato ad agire contro le nostre convinzioni”.