di Marco Cardinali
ROMA, martedì, 14 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Nel pomeriggio di lunedì 13 ottobre si è solennemente inaugurato il nuovo anno accademico della Pontificia Università Gregoriana. La cerimonia si è svolta, secondo una consolidata tradizione, nella suggestiva cornice barocca della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma, con una Messa votiva allo Spirito Santo.
A presiedere la celebrazione è stato il Magnifico Rettore della Gregoriana, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda, che nella chiesa gremita di professori, e studenti provenienti da ogni parte del mondo, ha dichiarato formalmente aperto il 458° anno accademico dalla fondazione del Collegio Romano, diventato poi Università Gregoriana, avvenuta ad opera di Sant’Ignazio di Loyola, Fondatore della Compagnia di Gesù.
Era presente un folto numero di membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e il Quirinale, e le autorità religiose, fra le quali: monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.J., nuovo Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede ed ex professore di Teologia dogmatica alla Gregoriana; monsignor Antonio Maria Vegliò, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e il padre Joseph Daoust, S.J., Delegato per le Case Romane del Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Tra le molte autorità civili, il Presidente della Corte Costituzionale, Franco Bile; il Presidente Emilio Colombo e il Prefetto di Roma, Carlo Mosca.
Dopo il canto del Veni Creator il Magnifico Rettore ha tenuto la sua prolusione, indicando i punti salienti del percorso dell’Università fino a questo momento e le strade da percorrere per il futuro.
Ha ricordato tre avvenimenti fondamentali che hanno segnato la vita universitaria nello scorso anno accademico: la celebrazione della 35a Congregazione Generale della Compagnia di Gesù; l’elezione, il 19 gennaio, di padre Adolfo Nicolás, S.J., a 39° Preposito Generale della Compagnia di Gesù, che ipso iure è divenuto Vice Gran Cancelliere dell’Università; la visita dello stesso P. Nicolás nella sua veste di Vice Gran Cancelliere all’Università il 10 aprile scorso, che è stata un’occasione per sottolineare ulteriormente il compito e la missione specifica della Gregoriana nella Compagnia di Gesù e nella Chiesa.
A tal proposito padre Gianfranco Ghirlanda ha ricordato che: “La missione della Gregoriana, a cui tutti coloro che sono in essa impegnati partecipano, è da comprendersi all’interno della missione che la Compagnia di Gesù ha ricevuto da Cristo, cioè la difesa e la propagazione della fede, che oggi, come ricordava Benedetto XVI nell’Allocuzione ai Congregati, significa spingersi a quelle ‘frontiere che, a seguito di una errata o superficiale visione di Dio e dell’uomo, vengono a frapporsi fra la fede e il sapere umano, la fede e la scienza moderna, la fede e l’impegno per la giustizia’”.
Il Rettore ha citato il discorso tenuto dal Vice Gran Cancelliere, il 10 aprile scorso, nel quale ricordava che “forse noi stiamo vivendo oggi la più grande crisi finora conosciuta delle relazioni umane. I vecchi e tradizionali legami (villaggio, famiglia, gruppo, cultura, religione) si stanno disintegrando mentre cerchiamo disperatamente connessioni globali, reti universali, comunità dell’universo”. Da qui l’invito a “conoscere in profondità che cosa sta effettivamente accadendo”.
Il Rettore ha sottolineato come questo invito debba essere accolto da tutti coloro che vivono e lavorano alla Gregoriana perché, ha aggiunto: “Conoscere in profondità non è soltanto avere notizia di certi fenomeni ecclesiali, politici, sociali, culturali, o magari anche studiarli; significa lasciarsi spingere ad un discernimento spirituale per trovare i mezzi per inserirsi in tale crisi in modo propositivo e contribuire al superamento di essa”.
Nei canti, nelle preghiere in più lingue e in tutta la liturgia eucaristica si è respirata la vocazione della Gregoriana focalizzata alla formazione culturale, umana e spirituale dei giovani, che provengono da tutte le parti del mondo e che ritornando nei loro paesi di origine porteranno i valori di solidarietà, giustizia, pace, rispetto e valorizzazione dell’altro, che hanno assimilato.
Il Rettore citando ancora il Vice Gran Cancelliere ha quindi posto in luce altri temi di frontiera e di sfida per la Gregoriana: il rapporto con le altre religioni; con la cultura secolare e “l’integrazione nella ricerca teologica delle peculiarità, delle gioie umane e delle tragedie sociali di tanti studenti che vengono alla Gregoriana per prepararsi a un ministero, una volta tornati al loro paese, di cambiamento e di riconciliazione o nei campi creativi del ministero pastorale e/o dell’azione sociale; le frontiere o ‘nazioni’ dei poveri e dei diseredati, di coloro che ignorano Dio o che usano di Dio come strumento per fini politici”.
Proprio per affrontare queste sfide l’Università Gregoriana, su invito del Vice Gran Cancelliere, si prepara ad un lavoro di pianificazione strategica a più livelli e sulla base di una profonda riflessione sulla propria natura e sulla propria missione e quindi sui mezzi formativi concreti da offrire e sul metodo pedagogico-formativo da adottare per formare, secondo la specificità della materia trattata, sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche.
Questi sapranno così portare il Vangelo della salvezza di Gesù Cristo, il Vangelo dell’amore e della giustizia, della riconciliazione e della pace, su quelle frontiere dove l’uomo, invece, viene diviso e la società frantumata.
Sarà un lavoro impegnativo e faticoso quello che attende l’Università Gregoriana, ma la ricompensa per la fatica verrà proprio dalla gioia di vederne i frutti. Un lavoro che non può essere solo intellettuale e non può avere come fine la sola conoscenza.
Nella sua omelia padre Ghirlanda lo ha sottolineato, riferendosi all’Apostolo delle Genti, in questo anno giubilare a lui dedicato: “Paolo dice di non essersi presentato ad annunciare la testimonianza di Dio con sublimità di parola e di sapienza, senza discorsi persuasivi. Eppure San Paolo nelle sue lettere elabora una teologia, che, come è attestato nella Seconda Lettera di Pietro, è talvolta difficile da comprendere (2Pt 3,16)”.
“Nonostante questo – ha continuato –, il discorso di Paolo sempre ha come riferimento Gesù Cristo, vuole sempre condurre a Gesù Cristo e Gesù Cristo crocifisso. Non si tratta di un discorso dotto, che sia sfoggio di erudizione o di conoscenze umane, ma di un discorso che rivela in profondità il mistero della salvezza in Gesù Cristo.
La sapienza divina di cui Paolo è reso partecipe conduce, dunque, ad amare Gesù Cristo e ad essere, in lui, a gloria di Dio Padre.
Il Rettore ha poi citato anche Sant’Ignazio di Loyola: “Il punto fondamentale della regola che dà Sant’Ignazio è che lo studio della teologia deve illuminare l’intelletto, ma per infiammare il cuore di amore per Cristo e la Chiesa e così dare lode a Dio e servirlo nei fratelli”.
“Allora – sosteneva il fondatore della Compagnia di Gesù – lo studio della teologia, e di ogni altra materia connessa, sia da parte di professori che di studenti, non è volto ad acquisire semplicemente delle conoscenze o a soddisfare il prurito di novità, ma a formare delle persone che, infiammate da amore per Cristo e la Chiesa, sappiano essere una sfida alla mentalità dominante nella società in cui viviamo”.
Ed ha concluso la sua omelia con un invito: “Quando Sant’Ignazio inviò San Francesco Saverio in oriente, gli disse: ‘Vai, infiamma tutte le cose’, infiammarle dell’amore per Cristo e la sua Sposa la Chiesa; di San Alberto Hurtado, gesuita cileno morto nel 1952, si diceva: ‘è un fuoco che accende altri fuochi’”.
“Che per intercessione di Sant’Ignazio, San Francesco Saverio e San Alberto Hurtado possiamo essere, lì do
ve il Signore ci chiama – ha auspicato –, un fuoco che infiamma dell’amore per Cristo e la Chiesa e quindi essere un fuoco che accende altri fuochi. Allora, lo studio alla Gregoriana avrà portato veramente il suo frutto”.