Benedetto XVI esorta a difendere i valori africani

Nel ricevere in udienza i rappresentanti di sei Paesi del continente

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 30 maggio 2008 (ZENIT.org).- Ricevendo questo giovedì in udienza i nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Tanzania, Uganda, Liberia, Ciad, Guinea e Nigeria, Benedetto XVI li ha esortati a difendere i valori incarnati dai popoli africani.

Il Papa ha incontrato i rappresentanti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico vaticano insieme agli ambasciatori di Bangladesh, Bielorussia e Sri Lanka, in occasione della presentazione delle loro lettere credenziali.

Rivolgendosi al rappresentante dell’Uganda, il Papa ha sottolineato “importanti caratteristiche della cultura africana come l’atteggiamento rispettoso verso l’autorità paterna e un modo religioso di considerare i momenti importanti della vita umana, promuovendo il rispetto profondo per la dignità di ogni vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale”.

La Chiesa, ha detto il Pontefice, “apprezza questa eredità” e “continuerà a fare la sua parte difendendo e promuovendo questi principi”, ritenendo parte della sua missione “consolidarli e integrarli nella meravigliosa pienezza del Vangelo”.

Ricordando che “oggi nessuna Nazione è libera dall’influenza della globalizzazione con i suoi benefici e le sue sfide”, il Papa ha affermato che “uomini e donne di buona volontà in Africa rifiutano giustamente ciò che di distruttivo è associato all’avidità, alla corruzione e a molte forme di disgregazione personale e sociale”.

Benedetto XVI ha quindi lodato la tolleranza e la generosità africana, della quale ha offerto un esempio ricordando all’ambasciatore della Tanzania l’ospitalità che, nonostante le sue difficoltà interne, la Nazione offre a “chi fugge da ostilità in Paesi vicini”.

La Tanzania può anche “essere orgogliosa dell’eredità di coesistenza armoniosa fra diversi gruppi etnici e religiosi”, ha affermato, sostenendo che “ogni generazione deve continuare ad amare e proteggere questo tesoro”.

Le relazioni pacifiche tra membri di varie religioni sono comuni anche ad altri Stati africani.

I buoni rapporti vissuti in Ciad tra cristiani e musulmani, ha osservato il Papa, sono “un elemento importante lungo il cammino della pace e della riconciliazione”.

“Ognuno deve poter esprimere la propria fede senza timore e seguire la voce della sua coscienza nella scelta della propria religione”, ha dichiarato.

Lo stesso accade in Guinea, dove “la qualità delle relazioni fra i musulmani e i cristiani permette una collaborazione abituale, in particolare per le questioni che riguardano il bene comune della Nazione”.

La solidarietà fra tutti i cittadini indipendentemente dal loro credo, sostiene il Pontefice, “è una condizione necessaria e primordiale affinché la società possa beneficiare dei frutti di un progresso reale e duraturo”.

Andare in aiuto dei bisognosi, ha ricordato del resto all’ambasciatore della Nigeria, “non è solo un dovere umanitario, ma anche una fonte di gioia”.

“Assistere gli altri con spirito di rispetto, integrità e imparzialità è una ricca esperienza formativa sia per gli individui sia per le società”.

Riconoscendo che il Paese “ha contribuito ai numerosi sforzi di portare riconciliazione sociale ad altre terre mediante forze di pace, aiuti materiali e sforzi diplomatici”, il Pontefice ha incoraggiato la Nigeria a “continuare a utilizzare le sue considerevoli risorse umane e materiali per condurre alla pace e alla prosperità i Paesi vicini”.

Accanto ai successi, il Vescovo di Roma non ha nascosto le difficoltà che incontrano vari Paesi africani flagellati negli ultimi decenni da sanguinose guerre civili, che hanno ostacolato lo sviluppo di buona parte del continente.

“Incoraggio tutte le parti in causa a partecipare generosamente al compito di riparazione e riedificazione dopo così tanti anni di agitazione e di abbandono”, ha detto al rappresentante ugandese.

“Il fatto che questo compito venga svolto nel corso di una crisi alimentare mondiale e di un mondiale rialzo dei prezzi – ha aggiunto – dovrebbe essere uno stimolo ulteriore a impegnarsi e a perseverare nel consolidamento della pace, della riconciliazione, della ricostruzione”.

Lo stesso auspicio è stato espresso al rappresentante della Liberia, il cui popolo, “dopo decenni di guerra e instabilità”, “merita di essere liberato dalla povertà, dall’insicurezza alimentare e dalla disoccupazione che lo affliggono da così tanto tempo”.

“Un futuro pacifico e prospero si potrà ottenere solo se si farà un serio tentativo di riconoscere gli errori passati e di curare le ferite inferte nel corso della guerra civile”, ha osservato il Papa, riconoscendo che “quando il popolo di una Nazione ha assistito a violenza, malgoverno e corruzione, esercitati impunemente ai più alti livelli della società, non è facile tornare ad avere fiducia nella macchina del governo”.

In questa situazione, ammette, “si è tentati di ritirarsi completamente dalla vita nazionale, cercando solo di promuovere interessi particolari o quelli della propria regione o del proprio gruppo etnico”.

Questi atteggiamenti di parte, tuttavia, “devono essere superati da un rinnovato impegno per promuovere il bene comune di tutti i cittadini, un profondo rispetto per tutti i membri della società, indipendentemente dalla loro origine etnica o appartenenza politica, e una volontà di contribuire con le proprie doti e le proprie risorse a un maggiore benessere e a una maggiore prosperità degli altri”.

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ZENIT Staff

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