Benedetto XVI: l'educazione, base dello sviluppo

Nel ricevere i nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di nove Paesi

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 29 maggio 2008 (ZENIT.org).- L’educazione è alla base dello sviluppo, ha affermato Benedetto XVI questo giovedì ricevendo in udienza gli ambasciatori di nove Paesi in occasione della presentazione delle loro Lettere Credenziali.

Il Pontefice ha incontrato i rappresentanti di Tanzania, Uganda, Liberia, Ciad, Bangladesh, Bielorussia, Repubblica di Guinea, Sri Lanka e Nigeria nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano.

L’educazione “è uno dei più importanti fattori di sviluppo”, ha riconosciuto rivolgendosi in inglese al nuovo ambasciatore della Tanzania, Ahmada Rweyemamu Ngemera.

Per questo motivo, ha osservato, è necessario elaborare piani di formazione per insegnanti e per altro personale delle istituzioni scolastiche perché “la costruzione di strutture adeguate non può prescindere dallo forzo complementare di preparare persone qualificate”.

Nel suo discorso al rappresentante della Liberia, Wesley Momo Johnson, ricordando i tanti uomini e le tante donne – sacerdoti, religiosi e laici – che operano nel Paese africano, il Pontefice ha sottolineato che “l’apostolato educativo è forse l’investimento più importante” nel futuro liberiano.

Di fronte a bassi livelli di alfabetizzazione dovuti anche ai traumi dei giovani per l’esperienza della guerra civile, che ha costretto alcuni a diventare soldati e ad abbandonare l’istruzione, il Papa ricorda che la Chiesa “cerca di offrire speranza alle persone, di instillare in loro fiducia nel futuro e di mostrare loro che sono amate e accudite, di condurle, in altre parole, verso l’incontro con Cristo, il Salvatore dell’umanità”.

Il Pontefice ha sottolineato l’impegno ecclesiale nel settore dell’educazione rivolgendosi anche al nuovo ambasciatore del Ciad, Hissein Brahim Taha, ricordando “l’azione della Chiesa a favore dell’educazione e della formazione dei giovani, grazie soprattutto alle scuole cattoliche, che occupano un posto di rilievo nel sistema educativo ciadiano”.

“Mediante queste scuole, che sono ambiti in cui i giovani di religioni e di contesti sociali diversi imparano a vivere insieme nel rispetto reciproco, la Chiesa intende lottare contro ogni forma di povertà e contribuire all’edificazione di una società sempre più fraterna e solidale”, ha constatato.

Un “sistema educativo vibrante”, ha aggiunto parlando all’ambasciatore del Bangladesh, Debapriya Bhattacharya, è anche “essenziale per una forte democrazia”.

“Sia lo stato sia la Chiesa hanno un loro ruolo nell’aiutare le famiglie a impartire sapienza, conoscenza e virtù morale ai loro figli, affinché arrivino a riconoscere la dignità comune a tutti gli uomini e le donne, compresi quelli appartenenti a culture e a religioni diverse dalla propria”, ha spiegato.

A questo scopo, la Chiesa cerca di contribuire “istituendo scuole che non si preoccupino solo dello sviluppo cognitivo dei bambini, ma anche di quello spirituale e morale”.

“Nella misura in cui queste e altre scuole basate sulla fede svolgono il servizio pubblico di formare i giovani nella tolleranza e nel rispetto, devono quindi ricevere il sostegno di cui hanno bisogno, compreso l’aiuto finanziario, a beneficio dell’intera famiglia umana”.

Una maggiore attenzione al settore educativo, ha osservato il Papa nel suo discorso all’ambasciatore dello Sri Lanka, Tikiri Bandara Maduwegedera, aiuterebbe anche ad arginare la “sconvolgente tendenza a reclutare bambini da impegnare nei combattimenti o nelle attività terroristiche”.

“Simili pratiche devono essere condannate in partenza – ha dichiarato –, poiché inevitabilmente arrestano lo sviluppo morale dei bambini, lasciando cicatrici che dureranno per tutta la vita e lacerano la fibra morale della società stessa”.

“Imploro le guide nel vostro Paese e in tutto il mondo di rimanere vigili, affinché non vi siano compromessi a questo riguardo – ha concluso – . I bambini e gli adolescenti devono ricevere oggi una solida formazione nei valori morali che rafforzeranno il tessuto sociale del vostro Paese domani”.

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ZENIT Staff

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