Cardinale Murphy-O'Connor: il dibattito sull'embriologia è appena iniziato

L’Arcivescovo di Westminster commenta ibridi umano-animali e “fratelli salvatori”

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LONDRA, lunedì, 26 maggio 2008 (ZENIT.org).- Le votazioni del Parlamento britannico della settimana scorsa non hanno risolto le questioni relative alla fertilità umana e all’embriologia, ha affermato l’Arcivescovo di Westminster, che ha chiesto di compiere due passi pratici.

In una rubrica apparsa venerdì sul Daily Telegraph, il Cardinale Cormac Murphy-O’Connor ha chiesto se “la coscienza della Nazione sia a posto con se stessa”, anche se i politici hanno già espresso la propria opinione.

“Lungi dal risolvere la questione finché non ci sarà il disegno di legge, i grandi dibattiti di questa settimana hanno riportato tutti noi alla realtà di ciò che si sta facendo in nostro nome”, ha detto. “Molte persone sono profondamente a disagio e perplesse, preoccupate della direzione che stiamo prendendo”.

Nelle decisioni prese lunedì e martedì scorsi, il Parlamento ha votato a favore degli ibridi umano-animali e ha approvato la creazione dei cosiddetti “fratelli salvatori” (“selezionati” in base al loro patrimonio genetico per poter guarire fratelli maggiori malati).

“Hanno deciso che i padri non sono un prerequisito necessario nella fertilizzazione in vitro, e che il limite superiore nella legge relativa all’aborto dovrebbe restare a 24 settimane di gestazione”, ha aggiunto.

Questioni sottese

Il Cardinale Murphy-O’Connor ha affermato che i dibattiti non sono terminati: “Un voto solo non può e non dovrebbe chiudere la discussione. Sottolinearlo è una questione fondamentale. Cosa dev’essere un essere umano? Di quali condizioni abbiamo bisogno per svilupparci? Su quale tipo di società possiamo fare affidamento sapendo che siamo curati e valorizzati, e soprattutto resi capaci di crescere nella nostra ricerca di ciò che è giusto e vero?”.

In questo contesto, il Cardinale ha suggerito due elementi: una commissione bioetica nazionale e uno sforzo comune per ridurre il numero degli aborti in Gran Bretagna.

“In primo luogo, è sempre più chiaro che abbiamo bisogno di una Commissione Bioetica Nazionale ufficiale”, ha affermato. “Una commissione bioetica nazionale di alto livello con la migliore esperienza in varie discipline può non essere sempre unanime nelle sue opinioni, ma potrebbe dare un grande contributo al bene comune semplicemente portando avanti il dialogo continuo e gli studi”.

“Come società, abbiamo l’urgente bisogno di creare la capacità di portare avanti una riflessione etica. L’etica deve stare al passo con la scienza, e il pubblico non deve essere lasciato indietro. Molti altri Paesi hanno una commissione di questo tipo e non è un bene che la Gran Bretagna non ne abbia una”.

Decisione sconvolgente

In secondo luogo, il Cardinale ha osservato che “il voto per mantenere l’attuale status quo sull’aborto non è la fine della questione”.

L’aborto in Gran Bretagna è legale fino alla 24ª settimana di gestazione. E’ stato chiesto al Parlamento di considerare l’abbassamento del limite, anche solo di due settimane, a causa di un crescente numero di casi che mostrano come i bambini alla 22ª settimana di gestazione possono vivere fuori dell’utero materno.

“L’idea di ‘possibilità’, fondamentale nel dibattito, è un concetto che dipende dalla disponibilità di risorse e di tecnologia; non si vuole compiere una distinzione morale tra una vita che merita il nostro rispetto e la nostra protezione e una che non li merita”, ha detto il Cardinale Murphy-O’Connor. “La vita nel grembo materno ha bisogno di tutte le risorse e di tutta la protezione e le richiede dal momento del concepimento”.

“Per chiunque sia coinvolto, l’aborto è spesso una decisione dolorosa e devastante e può essere solo fonte di profonda tristezza. E’ per questo che ritengo che tutti, qualunque siano le convinzioni, dobbiamo lavorare insieme per trovare una soluzione migliore”.

Ogni anno in Gran Bretagna vengono eseguiti circa 200.000 aborti. Secondo il Cardinale, tutte le parti del dibattito concordano sull’idea che siano “decisamente troppi”.

“Anche senza un cambiamento della legge, il numero degli aborti potrebbe diminuire sensibilmente se più persone lavorassero insieme per promuovere una nuova comprensione e un nuovo approccio alle relazioni, alla responsabilità e al sostegno reciproco”, ha commentato il porporato.

Scienza contro religione?

L’Arcivescovo di Westminster ha anche spiegato che il dibattito delle ultime settimane non riguarda la scienza contro la religione.

“La verità è che la ‘scienza’ non è mai in sé da una parte o dall’altra”, ha affermato. “Ovviamente dobbiamo tutti comprendere ciò che i progressi scientifici ci dicono sui mondi fisici e biologici, sulla materia della quale è fatta la vita umana e sulla bellezza e complessità mozzafiato dello sviluppo umano partendo dall’embrione”.

“La scienza però resta un’attività umana”, osserva il Cardinale. “Ciò di cui stiamo parlando è una serie di profondi giudizi etici che sono informati, ma non determinati, dalle idee della scienza. Il nostro punto di vista sarà modellato non solo dai fatti scientifici, ma anche dalla nostra comprensione di ciò che è la vita umana, e anche dalla nostra filosofia di vita – che può o meno essere informata da una convinzione religiosa. La scienza non può sostituire l’etica”.

Il Cardinale ha affermato che non c’è alcun conflitto tra fede e ragione, e ha chiesto un dibattito ragionato per testare le posizioni di credenti e non credenti.

“[La gente di fede] non dovrebbe essere esclusa o emarginata solo perché parte da una prospettiva religiosa”, ha dichiarato, “così come non dovrebbe avere alcun privilegio speciale nel dibattito democratico”.

“Ragione e fede vanno insieme, e per me la fede porta un’intuizione nella verità che aiuta la ragione”.

“Il dibattito di questa settimana non segna la fine della discussione, ma paradossalmente apre alla possibilità di un dibattito molto più profondo – ha concluso –. Spero che questa possa diventare una conversazione per chiunque sia caratterizzato da una nuova apertura e dal rispetto reciproco in cui abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri”, “perché è una ricerca comune sulla verità ultima di chi siamo e di ciò che siamo chiamati a diventare”.

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ZENIT Staff

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