GENOVA, lunedì, 19 maggio 2008 (ZENIT.org).- La prima visita papale del 2008 in Italia si è conclusa domenica pomeriggio con una Messa in piazza della Vittoria, a Genova, davanti a centomila persone e con un forte appello alla Chiesa locale ad annunciare sempre “la gioia della fede e la bellezza”.
Nella Solennità della Santissima Trinità, oltre 100 mila fedeli hanno partecipato nel capoluogo ligure alla Messa presieduta dal Pontefice prima di far ritorno in Vaticano.
A salutare il Papa a nome di tutta la diocesi è stato il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, che ha ricordato la profonda tradizione di fede radicata in questa terra, “ricca di santi […] ricca di carità, di attenzione ai poveri e ai deboli, di apertura accogliente a chi – come noi un tempo in altri continenti – approda alla ricerca di una vita operosa e sicura”.
“Il nostro popolo – ha continuato il porporato – è generoso se individua bisogni veri e concreti: generoso anche quando – come in questi tempi – soffre delle difficoltà inerenti al lavoro, alla casa, al costo della vita. Ma la dignità non manca, e anche la fierezza necessaria per reagire attivando tutte necessarie sinergie tra le molte risorse che esistono”.
Bagnasco ha quindi parlato dell’attenzione costante della Chiesa genovese al mondo del lavoro, della casa, della povertà: “Un’espressione peculiare di questo radicamento virtuoso è la presenza dei cappellani nelle fabbriche e nelle aziende. La presenza umile, rispettosa, disponibile e disinteressata tra i lavoratori premia con la stima e la fiducia: valori che non hanno prezzo!”.
Successivamente, il porporato ha annunciato che per ricordare la visita di Benedetto XVI a Genova verranno create due strutture a favore della vita nascente.
La prima iniziativa è il Centro diocesano di Aiuto alla Vita, un servizio per offrire aiuti concreti alle mamme e alle coppie in difficoltà per una gravidanza; la seconda una casa di accoglienza, che verrà inaugurata a giugno, tenuta dalle suore di don Orione e che ospiterà i neonati posti sotto la tutela del tribunale dei minori, abbandonati o sottratti alla famiglia non in grado di assumerne l’assistenza, in attesa di essere dati in adozione o in affidamento.
Nel suo discorso il Papa ha detto che “l’uomo non si realizza in un’autonomia assoluta, illudendosi di essere Dio, ma, al contrario, riconoscendosi quale figlio, creatura aperta, protesa verso Dio e verso i fratelli, nei cui volti ritrova l’immagine del Padre comune”.
Da qui discende, ha continuato, “il modello dell’umanità come famiglia trasversale a tutte le civiltà, che noi cristiani esprimiamo affermando che gli uomini sono tutti figli di Dio e quindi tutti fratelli”.
“Si tratta di una verità che sta fin dal principio dietro di noi e al tempo stesso ci sta sempre davanti, come un progetto a cui sempre tendere in ogni costruzione sociale”, ha proseguito.
Benedetto XVI ha quindi affermato che questa concezione, rivelataci da Gesù, dell’uomo come “figlio, creatura che vive nella relazione con Dio Padre” deve costituire il riferimento che la Chiesa offre per la costruzione di una società libera e solidale.
Ecco perchè “in una società tesa fra globalizzazione e individualismo, la Chiesa è chiamata a offrire la testimonianza della comunione”, una comunione che ha radici in Dio stesso, “l’eterno dialogo d’amore che in Gesù Cristo si è comunicato a noi”.
Successivamente, ha quindi esortato la comunità ecclesiale a coltivare una “fede pensata” capace di dialogare anche con i non cattolici, i non cristiani e i non credenti.
“Chiesa di Genova sii unita e missionaria per annunciare a tutti la gioia della fede e la bellezza di essere famiglia di Dio”, ha poi concluso.