Eutanasia e medicina

Un libro spiega il rapporto tra medicina, cultura e media

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 12 maggio 2008 (ZENIT.org).- Procurare l’eutanasia è un atto lecito o illecito? Praticare l’eutanasia può essere contemplato come un atto medico? La legislazione può autorizzare il personale medico a praticare il suicidio assistito? La vita di una persona può essere qualificata solo dalla capacità di soffrire o gioire?

A queste ed altre cento domande risponde il libro “Eutanasia e medicina. Il rapporto tra medicina, cultura e media” (Edizioni UTET, 384 pagine 31,00 Euro), scritto da Vittoradolfo Tambone – Direttore dell’Istituto di Filosofia dell’Agire scientifico e tecnologico dell’Università Campus Biomedico di Roma -, Dario Sacchini – ricercatore in Bioetica presso l’omonimo Istituto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma -, Cesare Davide Cavoni – giornalista professionista di SAT 2000, e docente di Bioetica e Mass media presso l’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e presso l’Istituto ‘Giovanni Paolo II’ della Pontificia Università Lateranense -.

Nell’introduzione, Joaquín Navarro Valls, medico ed ex Direttore della Sala Stampa vaticana, spiega che “la liceità dell’eutanasia nella maggior parte dei casi è sostenuta da pensatori che hanno una visione dell’Uomo immanente e si riferiscono ad un’etica di stampo relativista”.

Mentre, aggiunge, “l’illiceità dell’eutanasia è propugnata da pensatori che sostengono una visione della vita umana trascendente e un’etica forte che prevede l’esistenza di principi morali assoluti”.

Il libro in questione, un testo universitario, solido e rigoroso, scritto con un approccio divulgativo, distingue bene i filoni di pensiero che alimentano la cultura della morte e quello della vita.

Gli autori puntano ad affrontare il tema di come dovrebbe e potrebbe essere l’approccio specifico della Medicina rispetto alla richiesta eutanasica.

Pur prendendo posizioni chiare in favore della vita, il volume intende sganciarsi da posizioni stereotipate tendenti all’autoreferenzialità, per fornire piuttosto al lettore, un’analisi vasta e profonda della materia sul campo.

Il volume è diviso in quattro parti. Nella prima si affronta la dimensione medico-scientifica, ed in particolare il trattamento medico della richiesta eutanasia ed il principio di autonomia del medico e del paziente.

Nella seconda parte si mette a tema la dimensione culturale, sia nelle argomentazioni che distinguono la cultura della morte dalla cultura della vita, sia nella analisi critiche di come i media, ed in particolare la televisione ed i film hanno narrato l’eutanasia.

In questa parte del libro, gli autori rilevano come le argomentazioni, le storie e gli approcci della propaganda a favore dell’eutanasia siano simili anche se riproposti in tempi storici diversi.

A questo proposito è interessante notare quanto il film “Ich Klage an!” prodotto dal 1941 in Germania per convincere la popolazione ad accettare l’eutanasia, sia molto simile al film documentario “Death on request” del 1994.

La terza parte analizza a fondo due casi clinici emblematici: quello di Terri Schiavo e quello di Piergiorgio Welby.

Mentre la quarta parte raccoglie materiale prezioso di documentazioni e bibliografia.

Nelle conclusioni i tre autori ribadiscono che l’eutanasia non può essere accettata da “una prassi medica centrata sul valore persona” e propongono un “call for working” per “mettere in atto le strategie operative per assistere al meglio il malato, ed ogni malato, giunto al termine della sua vita”

Quello che loro propongono è “di indicare possibili linee di studio e ricerca in un settore medico assistenziale così delicato”, al fine di “ assicurare al malato una vita degna della sua umanità nell’ultimo passaggio della sua vita terrena, prevenendo così la richiesta eutanasica”.

Il libro “Eutanasia e medicina” verrà presentato a Roma, giovedì 15 maggio alle ore 11,00 presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, Polo di Ricerca (PRABB), via Alvaro del Portillo 21 (per informazioni: comunicazione@unicampus.it).

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ZENIT Staff

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