CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 2 maggio 2007 (ZENIT.org).- La carità, intesa come amore per il prossimo, gioca un ruolo essenziale nel perseguimento della giustizia, ponendo al centro la persona umana, assicura Benedetto XVI.

E' quanto ha affermato il Papa in un messaggio inviato martedì al Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, la professoressa Mary Ann Glendon, in chiusura della XIII Sessione plenaria di questo Dicastero, riunitosi in Vaticano sul tema "Carità e Giustizia nelle relazioni tra popoli e nazioni" (27 aprile - 1° maggio 2007).

L’ampia convocazione internazionale e multidisciplinare di esperti ha indagato sulla fattibilità di una collaborazione, tra Nazioni, nel campo della carità e della giustizia in un mondo globalizzato, oltre a riflettere sui nuovi segni dei tempi.

Nel suo messaggio, il Papa ha spiegato che al centro del magistero sociale della Chiesa vi è l' “irriducibile dignità” dell'uomo e perciò “il principio della destinazione universale di tutti i beni della creazione”.

Secondo tale fondamentale principio, ha continuato il Pontefice, “tutto ciò che la terra produce e tutto ciò che l’uomo trasforma e confeziona, tutta la sua conoscenza e tecnologia, tutto è destinato a servire lo sviluppo materiale e spirituale della famiglia umana e di tutti i suoi membri”.

Alla luce di questa prospettiva, si comprende inoltre come “la carità non soltanto consente alla giustizia di diventare più creativa e di affrontare nuove sfide, ma ispira anche e purifica gli sforzi dell’umanità, tesi a raggiungere l’autentica giustizia e, così, a costruire una società degna dell'uomo”.

Successivamente, nel suo messaggio, il Papa ha delineato le tre grandi sfide che il mondo si trova ad affrontare.

La prima sfida, riguardante l'ambiente e uno sviluppo sostenibile, richiede “una capacità di valutare e di prevedere, di monitorare le dinamiche del cambiamento ambientale e dello sviluppo sostenibile, di delineare e applicare soluzioni a livello internazionale”.

“Particolare attenzione deve essere rivolta al fatto che i Paesi più poveri sono quelli che sembrano destinati a pagare il prezzo più pesante per il deterioramento ecologico”, ha continuato.

Inoltre, è necessaria “una relazione responsabile non soltanto con la creazione ma anche con il nostro prossimo, vicino e lontano, nello spazio e nel tempo, e con il Creatore”.

La seconda sfida “chiama in causa il nostro concetto di persona umana e, di conseguenza, le nostre relazioni reciproche”, ha aggiunto il Pontefice.

“Se gli esseri umani non sono visti come persone, maschio e femmina, creati ad immagine di Dio, dotati di una dignità inviolabile, sarà ben difficile raggiungere una piena giustizia nel mondo”, ha spiegato Benedetto XVI.

A questo proposito, il Papa ha tenuto a sottolineare che “nonostante il riconoscimento dei diritti della persona in dichiarazioni internazionali e in strumenti legali, occorre progredire di molto per far sì che tale riconoscimento abbia conseguenze sui problemi globali”.

“Una terza sfida si rapporta ai valori dello spirito”, ha poi continuato.

“Incalzati da preoccupazioni economiche, tendiamo a dimenticare che, al contrario dei beni materiali, i beni spirituali che sono tipici dell'uomo si espandono e si moltiplicano quando sono comunicati: al contrario dei beni divisibili, i beni spirituali come la conoscenza e l'educazione sono indivisibili, e più vengono condivisi, più vengono posseduti”, ha affermato.

A fronte di una globalizzazione che ha reso sempre più marcata “l'interdipendenza dei popoli, con le loro differenti tradizioni, religioni e sistemi di educazione”, il Papa ha poi posto l'accento sulla necessità “di un dialogo che possa aiutare le persone a comprendere le proprie tradizioni nel momento in cui entrano in contatto con quelle degli altri”.

Ciò, ha osservato, “al fine di sviluppare una maggiore autocoscienza di fronte alle sfide recate alla propria identità, promuovendo così la comprensione e il riconoscimento dei veri valori umani all'interno di una prospettiva interculturale”.

Queste sfide rendono urgente “una giusta uguaglianza di opportunità, specie nel campo dell'educazione e della trasmissione della conoscenza”, ha chiarito il Papa, sottolineando però che “purtroppo, l'educazione, specialmente al livello primario, rimane drammaticamente insufficiente in molte parti del mondo”.

“Per affrontare tali sfide solo l'amore per il prossimo può ispirare in noi la giustizia a servizio della vita e della promozione della dignità umana”, ha continuato.

“Solo l'amore all'interno della famiglia, fondata su un uomo e una donna, creati a immagine di Dio, può assicurare quella solidarietà inter-generazionale che trasmette amore e giustizia alle generazioni future”, ha detto.

“Solo la carità può incoraggiarci a porre la persona umana ancora una volta al centro della vita nella società e al centro di un mondo globalizzato, governato dalla giustizia”, ha poi concluso.

La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali è stata fondata da Giovanni Paolo II nel 1994 con l’obiettivo di promuovere lo studio e il progresso delle scienze sociali, economiche, politiche e giuridiche alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.