Cardinale Darío Castrillón Hoyos: il Papa favorevole alla Messa in latino

Benedetto XVI vorrebbe offrire questo “tesoro” a tutti

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APARECIDA, lunedì, 28 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il Presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” ha confermato che Benedetto XVI “intende estendere a tutta la Chiesa latina la possibilità di celebrare la Santa Messa e i sacramenti secondo i libri liturgici promulgati dal beato Giovanni XXIII nel 1962”.

Il Cardinale Darío Castrillón Hoyos lo ha affermato il 23 maggio scorso alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e del Caribe, in corso in Brasile fino al 31 maggio.

In questo modo il Cardinale ha ulteriormente confermato quanto rivelato già da diverso tempo dai mezzi di comunicazione circa il desiderio del Papa di emanare un “Motu proprio” per semplificare il processo seguito finora dai sacerdoti intenzionati a celebrare la Messa secondo il Messale del 1962 (richiesta del permesso al Vescovo locale).

La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” è stata creata da Papa Giovanni Paolo II nel 1988 in seguito al gesto scismatico delle ordinazioni episcopali illegittime da parte dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre, scomparso il 25 marzo 1991, e fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Il Cardinale ha spiegato che la Commissione è stata istituita quando “un notevole gruppo di sacerdoti, religiosi e fedeli che avevano mostrato il loro scontento nei confronti della riforma liturgica conciliare e si erano riuniti intorno alla leadership dell’Arcivescovo francese Lefebvre si è separato da lui perché in disaccordo con l’atto scismatico dell’ordinazione episcopale senza il necessario mandato pontificio”.

“Oggi”, ha proseguito il Cardinale Castrillón Hoyos, “la Commissione non è limitata al servizio a quei fedeli che desideravano essere in piena comunione in quell’occasione, né agli sforzi che tendono a porre fine alla dolorosa situazione scismatica e a raggiungere il ritorno alla piena comunione di quei fratelli dalla Fraternità di San Pio X”.

“E’ desiderio del Santo Padre che questo Dicastero offra i suoi servizi anche per soddisfare le giuste aspirazioni di coloro che, a causa di una particolare sensibilità – senza essere legati a nessuno dei due gruppi che ho menzionato –, desiderano mantenere viva la liturgia in latino nella celebrazione dell’Eucaristia e degli altri sacramenti”.

Porre fine allo scisma

Il Cardinale ha ad ogni modo confermato che “senza dubbio il compito più importante, che riguarda l’intera Chiesa, è cercare di porre fine all’atto scismatico e di ricostruire, senza ambiguità, una piena comunione”.

Il Cardinale Castrillón Hoyos ha ricordato che prima di essere eletto Papa il Cardinale Joseph Ratzinger ha fatto parte della Commissione.

“[Il Santo Padre] auspica che la Commissione diventi un’organizzazione della Santa Sede con lo scopo particolare e nitido di conservare e mantenere il valore della liturgia tradizionale latina”, ha detto il Cardinale Castrillón Hoyos. “Ma si dovrebbe affermare chiaramente che questo non significa fare un passo indietro, un ritorno ai tempi precedenti la riforma del 1970”.

“Significa, invece, una generosa offerta del Vicario di Cristo che, come espressione della sua volontà pastorale, desidera mettere a disposizione di tutta la Chiesa i tesori della liturgia latina che hanno nutrito la vita spirituale di così tante generazioni di fedeli cattolici per tanti secoli”.

“La riscoperta di questa ricchezza è unita alla non meno preziosa liturgia attuale della Chiesa”, ha aggiunto.

Coesistenza

Il settantasettenne porporato colombiano ha poi fatto riferimento alle “buone esperienze delle comunità di religiosi e di vita apostolica” che celebrano “questa liturgia in pace e serenità”, ed ha ricordato che in Brasile la diocesi di Campos, prima seguace di Lefebvre, “ora, a cinque anni di distanza, mostra buoni frutti” dopo il ritorno alla piena comunione.

“Il progetto del Santo Padre è già stato parzialmente testato a Campos, dove la coesistenza pacifica delle due forme dell’unico rito romano nella Chiesa è una splendida realtà”, ha detto.

“Speriamo che questo modello produca buoni frutti anche in altri luoghi della Chiesa in cui vivono fedeli cattolici con diverse sensibilità liturgiche”, ha aggiunto.

Fra i segnali di distensione nei rapporti con i lefebvriani, il Cardinale ha citato anche l’iniziativa di cinque sacerdoti e seminaristi, per la maggior parte appartenuti alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, di tornare alla piena comunione con la Chiesa cattolica e di fondare a Bordeaux (Francia) l’Istituto del Buon Pastore, al fine di proporre un’esperienza di riconciliazione.

Questa nuova Società di vita apostolica di diritto pontificio, i cui statuti sono stati approvati ‘ad experimentum’ per un periodo di cinque anni, è stata eretta l’8 settembre 2005 a Roma, per volere del Pontefice.

Il Cardinale Hoyos ha poi detto che la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” si occupa di circa 300 sacerdoti e 200 seminaristi, così come di centinaia di migliaia di fedeli. La Società di San Pio X, ha affermato, ha quattro Vescovi, ordinati dall’Arcivescovo Lefebvre, 500 sacerdoti e circa 600.000 fedeli.

Il porporato ha infine chiesto “di pregare il Signore perché il progetto del Santo Padre possa presto diventare realtà per l’unità della Chiesa”.

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ZENIT Staff

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