Benedetto XVI: Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, una mistica arsa di “amore vivo”

Lettera per il IV centenario della morte della Santa fiorentina

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 28 maggio 2007 (ZENIT.org).- Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) è un “figura emblematica di un amore vivo che rimanda all’essenziale dimensione mistica di ogni vita cristiana”, sostiene Benedetto XVI.

Così ha scritto il Santo Padre in una lettera inviata all’Arcivescovo di Firenze, il Cardinale Ennio Antonelli, in occasione delle celebrazioni per il IV centenario della morte della mistica carmelitana.

Nata a Firenze il 2 aprile 1566 da una nobile e facoltosa famiglia e battezzata con il nome di Caterina, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi entrò per la prima volta, come educanda, nel Monastero di San Giovannino delle Cavalieresse di Malta.

Qui ricevette la prima comunione il 25 marzo 1576, ed appena qualche giorno dopo fece a Dio il voto di perpetua verginità.

“Abilmente, riusciva a non lasciarsi condizionare dalle esigenze mondane di un ambiente che, se pur cristiano, non le bastava nel suo desiderio di diventare più simile al suo Sposo crocifisso”, scrive il Papa nella lettera.

A sedici anni entrò nel Monastero di clausura di Santa Maria degli Angeli, il più antico dell’Ordine Carmelitano, dove il 30 gennaio 1583 ricevette l’abito del Carmelo e il nome di Suor Maria Maddalena. Nel marzo del 1584 si ammalò gravemente, ma riuscì ad emettere ugualmente la professione religiosa, il 27 maggio, festa della Santissima Trinità.

“Da questo momento ebbe inizio un’intensa stagione mistica dalla quale sarebbe venuta alla Santa la fama di grande estatica.”, ricorda il Papa.

I suoi confessori, allora, per determinare se l’origine di questi fenomeni fosse divina oppure no la obbligarono a riferire tutto quello che le accadeva ai Superiori, tramite le consorelle, che annotavano le sue parole fuori dell’estasi o durante le stesse esperienze mistiche.

“Una intensa esperienza che, a soli 19 anni di età, la rendeva capace di spaziare su tutto il mistero della salvezza, dall’incarnazione del Verbo nel seno di Maria alla discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste”, sostiene il Vescovo di Roma nella missiva.

Il frutto di queste esperienze raccolte dalle Carmelitane di Santa Maria degli Angeli furono cinque manoscritti: dapprima i “Quaranta Giorni” (1584); poi “I Colloqui” (1585); e quindi le “Revelationi e Intelligentie” (1585), “otto giorni di splendide estasi che vanno dalla vigilia di Pentecoste alla festa della Trinità”, scrive ancora il Papa.

“Seguirono cinque lunghi anni d’interiore purificazione – Maria Maddalena de’ Pazzi ne parla nel libro della ‘Probatione’ –, nei quali il Verbo suo Sposo le sottrasse il sentimento della grazia e la lasciò come Daniele nella fossa dei leoni, tra molte prove e grandi tentazioni”.

“E’ in questo contesto che si inserisce il suo ardente impegno per il rinnovamento della Chiesa, dopo che nell’estate del 1586 bagliori di luce dall’alto vennero a mostrarle il vero stato in cui essa si trovava nell’epoca post-tridentina”, aggiunge il Pontefice.

“Come Caterina da Siena, si sentì ‘forzata’ a scrivere alcune lettere per sollecitare, presso il Papa, i Cardinali di Curia, il suo Arcivescovo ed altre personalità ecclesiastiche, un deciso impegno per la ‘Renovatione della Chiesa’, come dice il titolo del manoscritto che le contiene”, continua la lettera.

Successivamente la tisi cominciò a manifestarsi chiaramente e Suor Maria Maddalena si vide costretta a ritrarsi pian piano dalla vita attiva della comunità.

“L’amore purificato, che pulsava nel suo cuore, la apriva al desiderio della piena conformità con Cristo, suo Sposo, fino a condividere con lui il ‘nudo patire’ della croce. Gli ultimi tre anni della sua vita furono per lei un vero calvario di sofferenze”, si legge nella lettera del Papa.

Oppressa da pene atroci, muore il 25 maggio 1604. Il suo corpo incorruttibile si trova attualmente sotto l’altare maggiore della Chiesa del Monastero di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Careggi (Firenze).

L’8 maggio 1626 fu proclamata beata dal Pontefice fiorentino Urbano VIII, mentre ad iscriverla nell’Albo dei Santi fu il Papa Clemente IX, il 28 aprile 1669.

“Come, mentre era in vita, attaccandosi alle campane sollecitava le sue consorelle con il grido: ‘Venite ad amare l’Amore!’, la grande Mistica, da Firenze, dal suo Seminario, dai monasteri carmelitani che a lei si ispirano, possa ancora oggi far sentire la sua voce in tutta la Chiesa, diffondendo l’annuncio dell’amore di Dio per ogni creatura umana”, auspica infine il Santo Padre.

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ZENIT Staff

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