Dispiacere della Santa Sede per la mancata adozione della Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni

Intervento dell’Arcivescovo Celestino Migliore alle Nazioni Unite di New York

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NEW YORK, venerdì, 18 maggio 2007 (ZENIT.org).- La Santa Sede ha espresso ufficialmente il suo dispiacere sul mancato accordo alle Nazioni Unite che ha rimandato l’approvazione del Progetto della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni.

Lo ha detto l’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenendo questo mercoledì a New York di fronte al Forum Permanente per le Questioni Indigene riunito per affrontare il tema “Territori, terre e risorse naturali”.

Il presule ha voluto richiamare l’attenzione sui “benefici” che questo documento può portare come strumento legale nella tutela dei diritti umani dei popoli indigeni, “soprattutto dei più poveri che vivono in aree rurali, spesso emarginate dal mondo moderno”.

Alcuni, ha ricordato Migliore, accusano la Dichiarazione di contraddire le Costituzioni nazionali, affermando che l’esercizio dell’autodeterminazione può applicarsi solo a quanti vivono sotto regimi coloniali; altri l’accusano di non essere chiara al momento di definire quali siano i “popoli indigeni”.

“Rispettando le motivazioni che si trovano dietro a ogni posizione”, il rappresentante vaticano ha considerato che l’adozione del documento internazionale sarebbe “un gesto politico di cui non solo beneficerebbero i cittadini più poveri ed esclusi sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri del mondo, ma che promuoverebbe anche la pace tra i popoli”.

“Gli Stati hanno preoccupazioni legittime circa la sovranità, la cittadinanza, l’uguaglianza e l’adeguato sfruttamento delle risorse naturali, ma tali questioni non devono permettere che il progresso degli altrettanto legittimi diritti e preoccupazioni dei popoli indigeni venga indefinitamente rimandato”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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