Cardinale Carlos Amigo: “Per Benedetto XVI il dialogo è la via per la pace”

Conferenza a Roma dell’Arcivescovo di Siviglia

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ROMA, mercoledì, 16 maggio 2007 (ZENIT.org).- Consapevole che il dialogo interreligioso è la via imprescindibile – anche se non facile – per la pace, Benedetto XVI getta ponti “ben solidi” con le religioni non cristiane, ha constatato il Cardinale Arcivescovo di Siviglia Carlos Amigo, già Vescovo di Tangeri (Marocco) per otto anni.

“Direi che non eravamo ancora usciti dalla Cappella Sistina [i Cardinali dopo il Conclave di elezione del nuovo Papa, ndr] che già avevamo gli orecchi pieni di questo interesse di Benedetto XVI per il dialogo tra musulmani e cristiani, e nel gettare ponti di amicizia”, ha rivelato.

Il Papa è convinto che il dialogo interreligioso “faccia parte dell’impegno della Chiesa al servizio dell’umanità nel mondo contemporaneo”, ha aggiunto.

“Benedetto XVI vuole parlare di Dio a tutti, e sentir parlare di Dio a tutti”: così il porporato spagnolo ha iniziato la sua conferenza il 3 maggio scorso, nel ciclo che l’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede sta tenendo in occasione dell’80° compleanno di Papa Joseph Ratzinger e del secondo anniversario della sua elezione alla sede petrina.

“Benedetto XVI e il dialogo interreligioso” è stato il tema affrontato dal Cardinale Amigo.

“Si parla di alleanza di civiltà, ma anche di scontro di civiltà”; il fatto è che “per varie ragioni l’islam e i musulmani non passano inosservati”, per alcuni come “motivo di seria preoccupazione”, mentre “in altri si risveglia la necessità di una migliore conoscenza di questa religione e di questa cultura”, e “per tutti sarebbe una buona via quella di un rispettoso, reciproco e adeguato dialogo interreligioso e interculturale”, ha affermato il Cardinale Arcivescovo di Siviglia.

Il dialogo islamo-cristiano nella Chiesa è antichissimo, anche se il porporato ha fatto un riferimento speciale alla Dichiarazione conciliare Nostra Aetate (sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane), un documento “straordinario” che “in pochissime parole” afferma: “Rispettiamo i musulmani perché credono in Dio; per noi come cristiani questa è la cosa principale”.

“I Papi, uno dopo l’altro, dopo il Concilio Vaticano II, in tutti e in ciascuno dei loro discorsi in relazione all’islam hanno sempre sottolineato questo principio fondamentale espresso nella ‘Nostra Aetate’”, ha ricordato.

Libertà religiosa e identità di credenti

In un dialogo di questo tipo “sarebbe sbagliato pensare che la cosa migliore per un’accettazione reciproca sarebbe che uno nascondesse la sua fede e i suoi comportamenti morali e che si limitasse a un incontro meramente umano, sociale, di cortesia, di carta bianca – ha avvertito il Cardinale Amigo –, perché si parte dal sospetto, dalla paura che l’interlocutore non sia capace di accettarci come siamo, come credenti”.

Seguendo il pensiero di Benedetto XVI, il porporato ha indicato come condizioni indispensabili per il dialogo interreligioso “la libertà religiosa e la lealtà alla propria identità di credenti”.

“Se si vuole camuffare la propria identità, il dialogo risulta falso, ingannevole e fraudolento, perché si nasconde la realtà dei credenti”, ha osservato.

“Si tratta di un dialogo tra credenti – ha insistito – e se il dialogo dimentica questa dimensione rimane un intrattenimento culturalista che non converte né diverte”.

Nel dialogo con i musulmani, i temi che suscitano maggior interesse in Benedetto XVI sono “la persona e la vita”, perché “la dignità della persona e la difesa dei diritti che derivano da questa dignità devono essere l’obiettivo di ogni progetto sociale e di ogni dialogo”, ha sottolineato il Cardinale Amigo.

Allo stesso modo, ha aggiunto, è importante nel pensiero del Papa il fatto che “la pace non sia il fine per noi, cristiani e musulmani, ma il principio di tutto, della nostra convivenza”, “perché siamo gente di pace e lavoriamo per la pace, e vogliamo vivere in pace”.

“Per questo il Papa dice che la Chiesa vuole gettare ponti di amicizia” “e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro nella difesa della libertà religiosa, perché senza libertà religiosa è molto difficile poter vivere in dignità”.

Il porporato non ha esitato a parlare del fondamentalismo, “che ha le sue origini in sfere non religiose” e che provoca “l’annullamento della comunicazione” e impedisce “qualsiasi forma di dialogo”.

A questo proposito, ha ricordato che per il Santo Padre, riferendosi al dialogo islamo-cristiano, “non c’è spazio per l’apatia e per il disinteresse, e ancor meno per la parzialità e per il settarismo; non si può cedere alla paura né al pessimismo”, ma si deve “promuovere piuttosto l’ottimismo e la speranza”.

“Il dialogo interreligioso e interculturale è una necessità fondamentale per gli uomini che cercano il bene”, ha ribadito il Cardinale Arcivescovo di Siviglia.

Accorato appello

“In un mondo caratterizzato dal relativismo che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione, abbiamo urgente bisogno di un autentico dialogo tra le religioni e tra le culture, che possa aiutarci a superare insieme tutte le tensioni provocate dal relativismo”, ha segnalato il Cardinale Amigo.

“Questo dialogo non è un cammino facile, ma è imprescindibile – ha aggiunto –, e di questo Benedetto XVI è consapevole, per cui ha cercato di costruire con le religioni non cristiane ponti, ben solidi ma estranei a qualsiasi forma di un relativismo compiacente che più che aiutare intorpidirebbe il vero dialogo interreligioso”.

In sintesi, “per Benedetto XVI il dialogo è la via per la pace”.

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ZENIT Staff

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