Di Padre John Flynn
ROMA, mercoledì, 9 maggio 2007 (ZENIT.org).- Il sangue dei martiri continua a scorrere in Turchia. L’uccisione, avvenuta il 18 aprile, di due cristiani turchi e di un tedesco, in una casa editrice cristiana di Malatya, nella Turchia orientale, ha riacceso le preoccupazioni sul destino dei cristiani nel Paese. Le tre vittime sono state trovate sgozzate e con le mani e i piedi legati.
I tre uomini lavoravano presso la casa editrice Zirve, che era stata già in precedenza oggetto di proteste con l’accusa di distribuire Bibbie e fare proselitismo, secondo quanto riportato dal quotidiano Times di Londra il 19 aprile.
Lo stesso giorno, la BBC ha riferito che 10 persone erano state arrestate come presunte responsabili degli omicidi. La BBC ha aggiunto che, secondo molti osservatori, vi sarebbero similitudini con l’uccisione dello scorso anno del sacerdote cattolico Andrea Santoro da parte di un adolescente, e del giornalista armeno, anch’egli cristiano, a gennaio di quest’anno. In entrambi i casi, gli assassini erano giovani, probabilmente islamici ultranazionalisti.
Il Ministro degli esteri turco, Abdullah Gul, ha affermato che gli omicidi sono “un attacco contro la stabilità, la pace e la tradizione di tolleranza in Turchia”, come riportato dalla BBC .
A febbraio, il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, il Cardinale Camillo Ruini, si è recato in visita in Turchia per commemorare l’anniversario dell’assassinio di padre Andrea Santoro, avvenuto il 5 febbraio 2006, nella chiesa cattolica di Santa Maria a Trabzon, nella Turchia nord-orientale.
Nell’omelia pronunciata il 5 febbraio scorso, nella chiesa in cui il sacerdote è stato ucciso, il Cardinale Ruini ha affermato: “Siamo venuti per dare un contributo alla pace tra i popoli e tra le religioni, per testimoniare che il dialogo tra le religioni è possibile e doveroso, nel rispetto della fede di ciascuno e nell’amore per il fratello che è presente in ogni persona umana, creata ad immagine di Dio”, secondo quanto riportato dall’agenzia “Fides” lo stesso giorno.
“Siamo venuti perché si affermi ovunque nel mondo la libertà religiosa, per chiedere a Dio di illuminare la mente e il cuore di ciascun uomo, affinché comprenda che soltanto nella libertà e nell’amore del prossimo Dio può essere autenticamente adorato”, ha aggiunto il Cardinale.
Estremisti islamici
Malatya, come Trabzon, è una roccaforte islamica, ha osservato Mechthild Brockamp in un commento pubblicato il 19 aprile dall’agenzia tedesca Deutsche Welle. Egli ha ricordato che anche l’uccisione del giornalista Hrant Dink di gennaio è avvenuta a Malatya, ed ha sottolineato l’elemento islamico nell’assassinio di padre Santoro, avvenuto durante le infuocate proteste contro le vignette su Maometto.
Ogni volta che si verificano questi eventi, le autorità li definiscono come casi eccezionali, ha affermato Brockamp. Ma la loro frequenza indica che si tratta piuttosto di eventi regolari, che di casi eccezionali, ha osservato.
Brockamp ha fatto appello al Governo perché si attivi per risolvere la questione di fondo relativa alla libertà religiosa e per assicurare alla minoranza cristiana la possibilità di praticare la propria fede senza che la vita dei fedeli sia messa a rischio.
Si tratta di sentimenti condivisi anche dal settimanale tedesco Der Spiegel, come risulta da un articolo pubblicato sul sito Internet il 23 aprile. Gli ultimi omicidi rivelano l’esistenza di un problema che ha radici profonde, ha sostenuto il settimanale.
L’articolo cita il capo redattore del maggiore quotidiano turco, ,Hurriyet, il quale ha ricordato che in Germania la comunità turca ha potuto aprire più di 3.000 moschee. Nell’editoriale si pone poi questo interrogativo: “Se nel nostro Paese non sappiamo tollerare neanche una manciata di chiese o di missionari, dove è finita la nostra civiltà?”.
Secondo un articolo pubblicato il 25 aprile sul Christian Science Monitor, i missionari cristiani in Turchia affermerebbero di essere più liberi di svolgere il loro lavoro, ora che il Paese ha varato alcune riforme nel tentativo di favorire il suo ingresso nell’Unione europea. Allo stesso tempo è aumentata la frequenza degli attacchi violenti contro obiettivi cristiani.
Lo scorso anno, osserva l’articolo, diverse chiese evangeliche sono state bombardate e un esponente protestante è stato gravemente percosso nella città di Adana da un gruppo di aggressori.
Secondo il servizio, sebbene vi sia una valenza religiosa negli ultimi omicidi di cristiani, alcuni esperti attribuiscono tali violenze anche all’influenza del nazionalismo radicale e della xenofobia antioccidentale in aumento in Turchia.
Altre fonti giornalistiche testimoniano le grandi difficoltà che i cristiani devono affrontare per cercare di vivere la propria fede. Sia i cristiani che gli intellettuali sono oggetto di frequenti azioni legali avviate in base all’articolo 301 del codice penale. Tale norma prevede il reato di oltraggio all’identità turca, spiega un servizio di Compass Direct News dello scorso 27 novembre.
Compass Direct è un’agenzia di stampa cristiana con sede in California, che riferisce sulle persecuzioni religiose. Il servizio riporta il caso di Hakan Tastan e Turan Topal, comparsi, il 23 novembre, di fronte al Tribunale penale di Silivri, nella Turchia nord-orientale.
In quanto musulmani convertiti al Cristianesimo, essi sono stati accusati non solo di oltraggio all’identità turca, ma anche di ingiuria contro l’Islam. “Noi non usiamo la forza per parlare del Cristianesimo”, ha affermato Tastan ai giornalisti, fuori dall’aula del Tribunale, secondo Compass Direct. “Ma noi cristiani, se Dio vuole, continueremo a proclamarlo”, ha aggiunto.
Cristiani come terroristi
Compass Direct ha anche reso noto che il procuratore Kemal Kerincsiz, intervenuto nel processo, è noto per le sue azioni contro gli intellettuali, sulla base dell’articolo 301. “I missionari cristiani, lavorando quasi come i terroristi, sono in grado di infiltrarsi nelle scuole superiori e tra gli studenti delle primarie”, ha riferito Kerincsiz ai giornalisti. Il processo contro i due cristiani è tuttora in corso.
Ulteriori difficoltà sono state riportate in un articolo pubblicato dal Boston Globe, il 9 dicembre 2006, in relazione al Vescovo greco ortodosso, il metropolita Apostolos.
Nel 1971, il Governo ha imposto la chiusura del seminario teologico di Halki, nell’isola di Heybeliada, nel Mar di Marmara. La scuola era stata sede di formazione di generazioni di esponenti ortodossi, ma, insieme ad altre scuole religiose private, ne è stata ordinata la chiusura. Intanto, la comunità greco ortodossa in Turchia si è decimata, dalle 180.000 unità del 1923, alle attuali 3.000.
In generale, ha osservato il Boston Globe, le minoranze religiose in Turchia, tra cui circa 68.000 ortodossi armeni, 20.000 cattolici, 23.000 ebrei, e 3.000 greco ortodossi, subiscono notevoli limitazioni legali.
I cattolici, per esempio, hanno grosse difficoltà nell’ottenere diritti di proprietà e permessi di lavoro per il clero maschile e femminile, ha spiegato Otmar Oehring in un articolo apparso il 18 gennaio su Forum 18, un’agenzia norvegese di notizie sulla libertà religiosa.
I luoghi di culto delle minoranze religiose autorizzate ad avere fondazioni per la comunità (“community foundations”) – come i greco ortodossi, gli armeni, gli ortodossi siriani e gli ebrei – sono di proprietà di tali fondazioni, ha osservato Oehring.
Ma ai cattolici e ai protestanti non è consentito di istituirne. Di conseguenza, i titoli di proprietà devono essere intestati direttamente alle stesse congregazioni o
comunità religiose. Tuttavia, lo Stato spesso non concede loro questa possibilità. Altri ostacoli legali riguardano l’apertura di conti bancari e la pubblicazione di libri e riviste di natura religiosa.
Secondo Oehring, nel contesto della visita di Benedetto XVI in Turchia, avvenuta alla fine dello scorso anno, i funzionari del Vaticano hanno discusso con i funzionari turchi sulla possibilità di istituire un gruppo di lavoro congiunto finalizzato a trovare soluzioni alle esigenze della Chiesa cattolica in Turchia. Ma la trattativa sostanzialmente non ha avuto sviluppi.
Nel corso della sua visita, il Papa ha avuto un incontro con il Presidente del Direttorato per gli affari religiosi. Nel suo discorso, pronunciato il 28 novembre, il Pontefice ha fatto appello ad un dialogo autentico tra cristiani e musulmani, basato sulla verità e ispirato dal desiderio sincero di approfondire la conoscenza reciproca, nel rispetto delle differenze e nel riconoscimento degli elementi comuni.
Il Papa ha anche fatto appello ad una libertà di religione “garantita istituzionalmente ed effettivamente rispettata”. Un appello ancora più urgente oggi, dopo i recenti attacchi contro i cristiani.