CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 29 marzo 2007 (ZENIT.org).- La Teologia deve trovare “il coraggio” di porre domande alle Università e alla società, ma anche “l’umiltà di ascoltare le risposte che ci dà la fede cristiana”, sostiene Benedetto XVI.
E’ quanto ha detto il Papa nel ricevere il 21 marzo scorso una delegazione della Facoltà Teologica dell’Università di Tübingen (Repubblica Federale di Germania), dove ha insegnato Teologia dogmatica dal 1966 al 1969, prima di divenire docente all’Università di Ratisbona.
Abbandonandosi ai ricordi personali, il Vescovo di Roma ha richiamato alla memoria alcuni aneddoti legati alle assegnazioni delle cattedre in Teologia quando “tutti dicevano la loro, sicché si vedeva che tutti i professori dell’Università si sentivano in qualche modo competenti in Teologia, avevano la sensazione di potere e di dovere partecipare alla decisione”.
“Così, da una parte, si percepiva che i colleghi delle altre Facoltà in qualche modo consideravano la Teologia come cuore dell’Università e, dall’altra, che la Teologia, appunto, è qualcosa che riguarda tutti, in cui tutti si sentivano coinvolti e in qualche modo si sapevano anche competenti”, ha continuato.
“La Teologia evidentemente era qualcosa in cui l’universitas era presente e dove si mostrava che l’insieme forma un’unità e che, appunto, alla base vi è un domandare comune, un compito comune, uno scopo comune”, ha continuato.
“Nel nostro tempo – in cui almeno nei Paesi latini la laicità dello Stato e delle istituzioni statali viene sottolineata fino all’estremo e quindi viene richiesto di lasciare fuori tutto ciò che ha a che fare con Chiesa, cristianesimo, fede – esistono intrecci da cui quel complesso che chiamiamo Teologia non può essere scisso”, ha quindi osservato il Papa.
“Così diventa evidente che in questo insieme delle nostre realtà europee – per quanto, sotto un certo aspetto, siano e debbano essere laiche – il pensiero cristiano con le sue domande e risposte è presente e l’accompagna”.
“L’Università e la società, l’umanità, infatti, hanno bisogno di domande, ma hanno bisogno anche di risposte” e “laddove non vengono più poste domande, fino a quelle che toccano l’essenziale e vanno oltre ogni specializzazione, non riceviamo più nemmeno delle risposte”, ha detto il Pontefice.
“Solo se domandiamo e se con le nostre domande siamo radicali, così radicali come deve essere radicale la teologia, al di là di ogni specializzazione, possiamo sperare di ottenere delle risposte a queste domande fondamentali che ci riguardano tutti. Innanzitutto dobbiamo domandare”, ha proseguito.
“Ma, aggiungerei, per la Teologia occorre, oltre il coraggio di domandare, anche l’umiltà di ascoltare le risposte che ci dà la fede cristiana – ha quindi precisato – ; l’umiltà di percepire in queste risposte la loro ragionevolezza e di renderle in tal modo nuovamente accessibili al nostro tempo e a noi stessi”.
“Così non solo si costituisce l’Università, ma anche si aiuta l’umanità a vivere”, ha infine concluso.