“La libertà di religione e coscienza e i suoi limiti” è stato proprio l’argomento dell’Incontro della Commissione Bilaterale, di cui fanno parte la delegazione della Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo e il Rabbinato Capo della delegazione di Israele per i Rapporti con la Chiesa Cattolica, svoltosi a Gerusalemme dall’11 al 13 marzo.

L’incontro è stato presieduto dal Cardinale Jorge María Mejía, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, e dal Rabbino Capo Shear Yashuv Cohen.

“La capacità umana di scegliere è una manifestazione dell’immagine divina in cui tutti i popoli sono creati ed è fondamentale per il concetto biblico di responsabilità umana e giustizia divina”, inizia la dichiarazione finale citando la Genesi e il Deuteronomio.

“La libertà di scelta, inoltre, deriva da Dio e quindi non è assoluta, ma deve riflettere la volontà e la legge divina”, prosegue il testo pubblicato questo martedì.

“Gli esseri umani sono chiamati ad obbedire liberamente alla volontà divina come manifestata nella creazione e nel suo mondo rivelato”, aggiunge.

I rappresentanti di ebrei e cattolici spiegano che “l’idea del relativismo morale è antitetica a questa visione del mondo religioso e rappresenta una seria minaccia per l’umanità”.

“Anche se l’Illuminismo ha aiutato a portare a una purificazione dell’abuso della religione, la società secolare richiede ancora basi religiose per sostenere valori morali durevoli”, constata il documento.

“Fondamentale tra questi è il principio della santità della vita e della dignità umana – aggiunge –. Il monoteismo etico le afferma come diritti umani inviolabili e quindi può fornire ispirazione a questo proposito alla società in generale”.

“Se lo Stato non dovrebbe assolutamente limitare la libertà di religione, né di coscienza morale, per individui e comunità, ha la responsabilità di garantire il benessere e la sicurezza della società”, spiega.

“Conformemente a ciò, ha il dovere di intervenire quando e dove viene posta una minaccia da parte della promozione, dell’insegnamento o dell’esercizio della violenza e specificamente del terrorismo e della manipolazione psicologica in nome della religione”, sottolineano i rappresentanti religiosi.

“E’ legittimo per una società con un’identità religiosa predominante preservare il suo carattere, fintanto che ciò non limita la libertà delle comunità minoritarie e degli individui di professare i loro credo religiosi alternativi, né limita i loro pieni diritti civili e il loro status come cittadini, individui e comunità”, spiegano nel comunicato.

“Ciò porta tutti noi a dover salvaguardare l’integrità e la dignità dei luoghi santi, dei luoghi di adorazione e dei cimiteri di tutte le comunità religiose”, riconoscono ebrei e cattolici.

“Nel corso della storia, le comunità religiose non sono sempre state fedeli a questi valori. C’è quindi uno speciale dovere da parte dei leader e delle comunità religiose di prevenire l’uso improprio della religione e di educare al rispetto per la diversità che è fondamentale per assicurare una società sana, stabile e pacifica”.

“A questo proposito, c’è uno speciale ruolo delle famiglie, delle scuole e delle autorità statali e della società, così come dei media, nell’insegnare questi valori alle generazioni future”.

La dichiarazione della commissione bilaterale riunita a Gerusalemme si conclude con un appello ai leader religiosi e politici nella regione e fuori “a lavorare con determinazione per promuovere la pace, la dignità, la sicurezza e la tranquillità in Terra Santa per tutte le sue popolazioni e per il mondo intero”.