MONTECASSINO, giovedì, 22 marzo 2007 (ZENIT.org).- Le inopportune pressioni esercitate dal Parlamento europeo sui singoli paesi dell'Unione in ambiti come il matrimonio, la famiglia e la vita testimoniano un mancato rispetto del principio di sussidiarietà, e cioè delle tradizioni dei diversi popoli, ha denunciato il Patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Scola.

E' quanto ha detto il porporato nell'omelia pronunciata mercoledì 21 marzo durante la Santa Messa celebrata nell'Abbazia di Montecassino, in occasione della Festa del Transito di San Benedetto, proclamato Patrono d'Europa da Papa Paolo VI nel 1964, quale “messaggero di pace, operatore d’umanità, maestro di civiltà e soprattutto araldo della fede e iniziatore della vita monastica in Occidente”.

La Festa del Transito di San Benedetto – la Solennità è invece celebrata dalla Chiesa cattolica l’11 luglio – cade in quella che viene ritenuta la data della sua morte (21 marzo del 547), avvenuta a Montecassino, laddove aveva fondato intorno al 529 quella “Città sul monte”, che oggi ospita il suo sepolcro insieme a quello di Santa Scolastica.

Dopo aver illustrato il valore delle comunità monastiche come luoghi privilegiati in cui “far risplendere il dono della comunione” e in cui si confrontano le libertà di ciascuno, il porporato ha detto che “a ben vedere, fatte le debite distinzioni, anche la società civile necessita di questo continuo e reciproco coinvolgimento di tutti i cittadini tra di loro e con quanti sono scelti per l'esercizio del buon governo”.

“Quella italiana è una società civile plurale e vivace che, tendenzialmente, non confonde il progresso democratico con la riduzione dello Stato di diritto al riconoscimento di mere libertà individuali solipsisticamente concepite”, ha spiegato.

“Non è un caso, infatti, che le componenti più significative della nostra Repubblica abbiamo tutte una solida radice popolare che si esprime in numerosissime aggregazioni, vera ricchezza per la vita buona”, ha poi affermato.

Successivamente, il Cardinale ha quindi osservato che “forse non è esagerato affermare che la democrazia italiana, senza dover per questo negare le sue attuali difficoltà, è all’avanguardia in Occidente quanto a realizzazione di una democrazia sostanziale e non formale”.

In questo senso, il Patriarca di Venezia ha rilevato che l'Italia di oggi, “anche se non priva di elementi conflittuali, sembra seguire le orme di Benedetto”. Premesse queste sulle quali sarebbe “opportuno ripensare in modo nuovo la laicità in Italia”.

Alla vigilia dei 50 anni dalla firma dei Trattati di Roma che hanno sancito l'atto di nascita della Unione Europa, gli italiani “possono offrire come ulteriore contributo al processo di unità europea l’affermazione del primato della società civile che lo Stato deve servire promuovendo in modo adeguato i principi di solidarietà e di sussidiarietà”.

“Se consideriamo questa peculiarità italiana alla via europea anzitutto si comprende bene l’insistenza a riconoscere il cristianesimo come una preziosa e irrinunciabile risorsa per il futuro dell’Europa”, ha detto.

“In secondo luogo diventa più chiaro l’invito ai vari organismi dell’Unione Europea a rispettare il principio di sussidiarietà. Per esempio in ambiti come quello del matrimonio, della famiglia e della vita non è opportuno che l’attuale parlamento europeo si pronunci in continuazione facendo di fatto pressioni condizionanti i singoli paesi dell’Unione così diversi quanto a sensibilità e cultura di popolo”, ha sottolineato il porporato.

“Proprio su materie tanto delicate il principio di sussidiarietà implica il rispetto per le tradizioni prevalenti di ogni popolo, evitando forzature a società civili tra loro assai diverse. E questo rispetto delle pluralità antropologiche e sociali rafforza l’unità europea”, ha spiegato.