Un Tribunale sdogana la pornografia a scuola

La Procura di Roma archivia il procedimento ai danni degli insegnanti del liceo romano ‘Giulio Cesare’, che avevano proposto agli studenti brani intrisi di sesso esplicito tra uomini

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Pornografia in classe, nessun reato. A distanza di quasi sei mesi dalla denuncia presentata dai Giuristi per la Vita e da Pro Vita Onlus, in un’aula di Tribunale viene scritta la parola fine alla vicenda che tante polemiche aveva suscitato. La scelta degli insegnanti del liceo romano “Giulio Cesare”, di far leggere agli studenti stralci di sesso esplicito tra uomini del libro Sei come sei di Melania Mazzucco non costituisce reato.

Il pm Elena Neri, chiedendo l’archiviazione del procedimento, spiega che “l’oscenità penalmente rilevante è solo quella che sia fine a se stessa e del tutto avulsa dal complesso dell’opera e del messaggio che si vuole diffondere”. Pertanto il giudice, posto che gli insegnanti abbiano fatto leggere l’opera nel suo insieme, ha ritenuto “penalmente irrilevante” lo sdoganamento di simili contenuti all’interno di un’aula di Ginnasio.

Ma non solo. Più avanti, scorrendo le righe della pagina di motivazioni redatta dal pm Elena Neri, si legge che la “divulgazione (del libro, ndr) agli studenti del ‘Giulio Cesare’ è supportata da motivazioni di studio che sono, a loro volta, inserite in precisi obiettivi nazionali e internazionali di lotta all’omofobia e di formazione dei minori”. Una non meglio specificata “formazione di minori” che passa evidentemente, secondo l’opinione della toga della Procura di Roma, dall’assimilazione scolastica di una cultura che fa del sesso esplicito tra uomini un tratto distintivo. Scene, quelle descritte così dettagliatamente nel libro, che del resto Elena Neri definisce “funzionali al messaggio di sensibilizzazione al tema delle famiglie omosessuali”.

La sentenza si erge dunque a tutela del ruolo che – secondo il pm – assume la scuola, ossia d’avamposto che persegue strategie “per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. Pertanto, “la natura del romanzo unitamente alla finalità di studio inducono ad escludere la sussistenza del reato”. Con buona pace di genitori e alunni riluttanti di fronte all’imposizione di quello che – alla luce di certi episodi -chiamano “pensiero dominante”.

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Federico Cenci

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