Un ritorno ai valori estetici dell'Arte Sacra (Seconda parte)

A colloquio con la scultrice Anna Gulak, co-vincitrice del Premio delle Accademie Pontificie 2012

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di Włodzimierz Rędzioch

ROMA, domenica, 25 novembre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo oggi la seconda ed ultima parte dell’intervista con la giovane scultrice polacca Anna Gulak, che insieme al pittore spagnolo David Ribes Lopez ha ricevuto il 21 novembre scorso, dalle mani del cardinale Tarcisio Bertone, il Premio delle Accademie Pontificie 2012.

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Lei ha menzionato la mostra I volti del Beato Giovanni Paolo II allestita l’anno scorso in Vaticano. Può raccontarci qualcosa di più?

Anna Gulak: La mostra era composta da due sculture: un busto monumentale raffigurante Giovanni Paolo II e il progetto del monumento chiamato “Tu est Petrus”, insieme ad otto enormi ritratti grafici (3 metri di altezza), mostrando i vari aspetti del suo carattere, i suoi “molti volti”. Ogni ritratto esposto era ispirato dal suo insegnamento, da vari detti e dalla sua personalità.

Il tema di questi ritratti è il dialogo – tra la persona rappresentata e lo spettatore. Affascinata dalle forme monumentali con riferimento all’arte moderna dei billboard e alla cultura di massa e allo stesso tempo con l’uso del classico laboratorio, voglio rivolgermi energicamente allo spettatore e creare un’occasione per riflettere sui suoi detti e gli insegnamenti che hanno ispirato ogni ritratto.

Lei ha menzionato anche il progetto di un monumento…

Anna Gulak: Il monumento “Tu est Petrus” è composto da quattro elementi. La parte superiore del monumento è la figura scolpita di Giovanni Paolo II, che emerge da un blocco di roccia, ritraendolo come il “Pietro dei nostri tempi”.

Sotto, sulla base geometrica del monumento, sul lato anteriore è scolpita la scritta “Tu est Petrus”, che è l’idea e il messaggio complessivo del monumento. Saranno scolpite le citazioni più memorabili del Grande Beato sulla parete laterale e su entrambi i lati della base del monumento – acqua che scorre  verso il basso, scaturendo dalla massa di roccia ai piedi del Grande Papa e formando un bacino circondato da un muretto e un “anfiteatro” di gradini, creando uno spazio per incontri e concerti. Il monumento non ha ancora trovato una sua collocazione e quindi attende un posto nel mondo…

Lei è stata insignita del Premio delle Accademie Pontificie 2012. Che significato ha questo riconoscimento per Lei?

Anna Gulak: Prima di tutto, è un grande onore per me essere stata insignita di un premio così importante, di essere stata scelta tra 50 candidati provenienti da tutto il mondo: pittori, scultori e architetti. Aver ricevuto un così importante riconoscimento mi incoraggia maggiormente nel mio lavoro. Mi conferma che la bellezza e la verità nell’arte, che sono gli obiettivi principali del mio lavoro, sono ancora richieste. Nella mia comprensione, la loro vera natura è mistica. Sono la bellezza e la verità emanate da Dio che risplendono non solo sugli esseri umani ma su tutta la creazione. Mi auguro che lo spettatore percepisca queste qualità nella mia arte come contemplazione di un certo grado di perfezione soprannaturale.

Secondo Lei, perché le vie della Chiesa e dell’arte moderna si sono separate?

Anna Gulak: Questa separazione era inevitabile da quando l’arte ha cominciato a servire scopi diversi da quelli riconosciuti dalla religione cristiana e dalla sua cultura, che proclamano i concetti di bontà, verità, bellezza e lo sviluppo dell’umanità.

L’arte moderna, da decenni ormai, afferma consciamente nozioni che non hanno nulla in comune con il concetto classico di estetica. Un “anti-arte” generalmente prevalente, e perciò ben visibile “anti-estetismo”, sono in contrasto con i valori classici così preziosi per la cultura europea, che non è altro che la cultura cristiana. L’arte contemporanea viene considerata un redditizio “commercio”, non concepito in termini di bellezza, talento e l’ingegno dell’artista.

Tuttavia, esiste ancora l’arte neoclassica per intenditori nella quale i talenti e il lavoro dell’artista vengono molto apprezzati come pure l’arte sacra contemporanea. Pertanto, non si può dire che ci sia una separazione totale tra arte contemporanea e chiesa. Per quanto riguarda quest’ultima, purtroppo, è frequente che gli artisti attingano agli standard dell’”anti-estetismo”.

Di recente, Papa Benedetto XVI ha invitato gli artisti a ritornare ai valori estetici nell’arte sacra. Quindi speriamo che il futuro riporterà la bellezza e l’armonia, per lo meno, in questo importante settore dell’arte contemporanea.

[La prima parte è stata pubblicata sabato 24 novembre]

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ZENIT Staff

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