Un nuovo libro affronta il relativismo morale

Intervista all’autore, padre Thomas Williams

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ROMA, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- La coscienza non è come un arbitro che fischia ogni volta che commettiamo fallo, ma è piuttosto come un allenatore che ci guida verso la vittoria, afferma l’autore di un nuovo libro sul discernimento tra il bene e il male.

Padre Thomas D. Williams, Legionario di Cristo, vaticanista per la CBS News e docente di Teologia morale presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, ha di recente pubblicato un nuovo libro, dal titolo “Knowing Right From Wrong: A Christian Guide to Conscience”.

ZENIT lo ha intervistato per approfondire cosa sia realmente la coscienza e come oggi questa venga intesa in modo distorto.

Perché ha voluto scrivere questo libro e perché proprio ora?

Padre Williams: Questo libro è oggi più che mai necessario. Se mai la nostra società ha avuto bisogno di fare chiarezza sulla morale, ne ha sicuramente bisogno oggi.

I due principali errori sulla coscienza – quello di considerarla come infallibile e insindacabile, o come mero accessorio del superego freudiano – sono presenti oggi più di quanto non lo fossero 30 anni fa.

Ci può spiegare meglio queste tipologie di errore?

Padre Williams: Molti, oggi, considerano la coscienza come l’arbitro insindacabile tra il bene e il male. Tuttavia, in questo modo di intendere la coscienza, il bene e il male non sussistono al di fuori del nostro giudizio morale, ma sono da esso creati. Ciò che io sinceramente giudico essere giusto e buono, diventa giusto e buono proprio in forza del mio giudizio. In questa logica, la sincerità diventa l’unica cosa che conta. E non ha più senso cercare di dire agli altri cosa sia giusto o buono, persino se chi parla è, per esempio, il magistero della Chiesa. Questa coscienza non applica la legge morale oggettiva, posta al di sopra di essa, ma si sostituisce ad essa. Questa coscienza supera ogni cosa.

Ma mentre questo errore sopravvaluta la coscienza, rendendola un dio infallibile e autoreferenziale, il secondo errore la sottovaluta, ponendola tra le reminiscenze indesiderabili e irrazionali di un precedente stadio dell’evoluzione morale dell’umanità. Questa teoria considera la coscienza come un retaggio del proibizionismo imposto dai genitori e dalla società, che non va seguita ciecamente ma “addomesticata” e governata dall’ego.

Tutto ciò può suonare un po’ astratto. Il suo libro risulta comprensibile anche ai laici o è destinato solo agli esperti di etica?

Padre Williams: Mi scuso per il tono accademico. In realtà il libro è scritto in un inglese semplice, adatto al pubblico generale. Spiega la nozione di morale partendo dai fondamentali e apportando esempi e racconti per aiutare ad assimilare meglio anche le idee più astratte.

Le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti l’hanno ulteriormente motivata a scrivere questo libro?

Padre Williams: Ovviamente i momenti in cui si devono prendere decisioni importanti, come quelli delle elezioni, costituiscono un’occasione d’oro per riflettere sulla nostra visione della coscienza. Ma in realtà avevo intenzione di scrivere questo libro già da molto tempo.

Il Papa Giovanni Paolo II, nella sua magistrale enciclica del 1993 sulla vita morale, “Veritatis splendor”, lamentava lo scollamento tra libertà e verità che si è verificato nell’età moderna. Ed affermava con forza la necessità di riaffermare l’esistenza di una verità morale, a fronte di un relativismo strisciante.

E pochi avranno dimenticato la potente omelia pronunciata dal cardinale Joseph Ratzinger alla vigilia della sua elezione al Soglio Pontificio nell’aprile del 2005. In quell’occasione aveva dichiarato che oggi “si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Per quanto riguarda questo libro, è stata proprio la mia coscienza a sollecitare in me la convinzione della necessità di contribuire a scardinare il relativismo dalla radice e fornire un approccio chiaro e costruttivo alla comprensione e alla formazione della coscienza.

Questo libro cerca quindi principalmente di correggere gli errori e contrastare il relativismo?

Padre Williams: Non direi che questo sia il punto principale, sebbene sono questioni che vengono affrontate nel libro. Il vero scopo della mia pubblicazione è quello di far vedere la bellezza della vita morale, come una chiamata non meramente a “rispettare le regole”, ma a vivere una vita sommamente buona e felice, secondo il progetto di Dio.

Noi tendiamo a ridurre la morale ad un elenco di divieti e obbligazioni. Ma questo è un errore. Come cristiani siamo chiamati all’eccellenza nella vita morale e non meramente ad evitare il male. La cosa straordinaria è che questa vita moralmente eccelsa coincide con la gioia umana più profonda. Dio ci chiama solo alle cose che sono veramente un bene per noi. I suoi comandamenti non sono un arbitrio, ma riflettono la verità della persona umana e le nostre più profonde aspirazioni alla libertà, alla felicità e all’amore.

A tale riguardo, lei usa un’analogia sportiva, dicendo che la coscienza è più come un “allenatore” che un “arbitro”. Cosa intende esattamente?

Padre Williams: A seconda di come consideriamo la morale, cambia anche la nostra visione sulla coscienza e sul suo ruolo. Se la morale è solo un insieme di regole, allora la coscienza sarà solo un noioso arbitro che fischia ogni volta che commettiamo un fallo. Nel migliore dei casi la coscienza è considerata come un male necessario, ma mai come un amico o un alleato.

Se d’altra parte consideriamo la morale come una via per raggiungere una vita d’eccellenza, allora la coscienza diventa molto più di un arbitro; diventa un allenatore. La coscienza ci spinge ad una vita personale di alta levatura e non solo al mero evitare il male. Così come l’allenatore ci aiuta a giocare meglio e affina le nostre qualità atletiche, così la coscienza ci spinge ad essere ciò che siamo chiamati ad essere. Una visione molto più positiva – e veritiera – sul ruolo che la coscienza dovrebbe avere nella vita di un cristiano.

La coscienza è un dono prezioso che Dio ci dà per guidarci attraverso la vita. Diventa la voce di Dio stesso nel nostro interiore, che ci invita, ci ispira e ci chiama ad elevare la nostra vita morale.

Dall’indice si vede che il libro tratta anche la questione dell’obiezione di coscienza. Solitamente l’obiezione di coscienza è associata al rifiuto dell’uso della forza militare. Si riferisce a questo?

Padre Williams: Questa è certamente una delle possibili situazioni in cui l’obiezione di coscienza può essere richiamata, ma il concetto è molto più ampio. In ogni circostanza in cui siamo spinti a fare qualcosa che riteniamo essere moralmente sbagliato, abbiamo l’obbligo di resistere. Questa resistenza è definita obiezione di coscienza.

Solitamente si riferisce alla disapplicazione di un ordine di un superiore, oppure di una legge ingiusta, quando si tratterebbe di compere un’azione considerata immorale. Lo stesso San Pietro disse “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”, in risposta ai funzionari ebrei dell’epoca che gli ordinavano di non predicare più Gesù Cristo (Atti 5,29). Il classico esempio dei nostri tempi si verifica invece nell’ambito medico e farmaceutico, dove il personale sanitario si trova talvolta a partecipare in operazioni che vanno contro la morale come l’aborto o la distribuzione di contraccettivi.

In un senso ancor più ampio, l’obiezione di coscienza può essere intesa come andare controcorrente rispetto a certe tendenze che ci vorrebbero indurre a compiere il male o a scoraggiare l’evangelizzazione.
Anche qui occorre obbedire alla coscienza piuttosto che all’autorità dell’opinione comune.

Cosa succede invece quando la coscienza si discosta dall’insegnamento della Chiesa?

Padre Williams: In questo ambito vi è molta confusione. Con il suo insegnamento, la Chiesa non cerca di imporre la volontà di uno sugli altri, ma di proseguire nella missione di Cristo come maestro di verità. Una verità che comprende anche la verità morale. I cattolici sono chiamati a formare la loro coscienza in armonia con questo insegnamento.

Solitamente, quando i criteri morali di un cattolico divergono dal magistero della Chiesa, il problema sta a livello di fede. Non si crede più nella Chiesa e nella guida divina che Cristo ha promesso, e si inizia a dare valore all’opinione pubblica e ai propri giudizi personali.

L’insegnamento morale della Chiesa è ragionevole, ma questo non significa che tutti sono in grado di comprenderlo immediatamente o di giungere spontaneamente alla stessa posizione. Ma è proprio qui che il dono del magistero risplende in tutta la sua luminosità. È quando anche le persone buone si trovano in disaccordo e quando regna la confusione che il magistero mostra il suo vero valore. Ma i credenti devono essere aperti all’insegnamento, altrimenti esso diventerebbe solo un’altra opinione nel mercato delle idee ed essi sarebbero cattolici solo nominalmente.

Lei termina il libro trattando del dilemma morale e di come risolverlo. In che modo è possibile farlo?

Padre Williams: Anzitutto bisogna ricordare che molte cose che ci sembrano un dilemma morale sono solo situazioni in cui fare la cosa giusta è difficile. Fare il bene spesso implica dover sopportare conseguenze sgradevoli e questo vale per tutti. Ma non è un dilemma morale. Richiede virtù come coraggio, forza di volontà e integrità, ma la scelta da fare rimane chiara.

Un vero e proprio dilemma morale, invece, è quello in cui esiste un dubbio a livello della coscienza. In cui veramente non sappiamo quale sia la cosa giusta da fare. Situazioni simili non sono frequenti, ma esistono, e in questi casi abbiamo bisogno di una guida per poter scegliere bene.

Per nostra fortuna Dio ci ha fornito gli strumenti che ci aiutano a scegliere il bene anche in situazioni dilemmatiche. Abbiamo la Parola di Dio, tra cui i Dieci Comandamenti e la grande familiarità con Cristo e i suoi criteri morali. Abbiamo la legge naturale, l’espressione non scritta della legge eterna di Dio nel cuore umano. Abbiamo anche l’insegnamento della Chiesa, che si dimostra particolarmente importante per la risoluzione dei dilemmi morali. In definitiva, per il cristiano che veramente vuole fare ciò che è giusto, le risposte affidabili sono alla sua portata.

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ZENIT Staff

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