Ucciso un missionario italiano nelle Filippine

P. Fausto Tentorio aveva fatto della sua vita un dono totale

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ROMA, lunedì, 17 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “Dono totale”: così padre Bernardo Cervellera, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) e direttore di AsiaNews, definisce sulla sua agenzia la vita di padre Fausto Tentorio, missionario originario della provincia di Lecco ucciso questo lunedì nelle Filippine.

Padre Fausto, parroco di Akaran (provincia di Nord Cotabato, nell’isola di Mindanao), è stato assassinato poco dopo aver celebrato la Messa e prima di recarsi a Kidapawan per incontrare gli altri sacerdoti della Diocesi.

L’assassino, con il volto coperto da un casco, gli si è avvicinato e gli ha sparato due colpi alla testa e alla schiena, allontanandosi poi su una motocicletta con un complice. Il sacerdote è stato portato in ospedale, ma i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

La vita di padre Fausto, ha sottolineato il direttore di AsiaNews, era un “dono totale”: “lunghe visite pastorali in moto, in macchina o a cavallo per andare a trovare i gruppi tribali più sperduti; dormire su una stuoia per terra; mangiare le povere cose degli indigeni per edificare una Chiesa dove essere straniero o locale non crea emarginazione o differenze ingiuste; impegnarsi per l’educazione di bambini e adulti”.

“P. Tentorio era un uomo di poche parole e di lui ci rimangono pochi scritti. Ma rimane forte l’affetto che gli indigeni hanno avuto per lui, da vivo e da morto”.

Il sacerdote ucciso aveva 59 anni e si trovava nelle Filippine da oltre 32.

“Affettuosamente lo avevamo soprannominato ‘il tribale’ talmente si era immedesimato con i lumad, gli indigeni di cui per trent’anni è stato il difensore contro ogni tipo di discriminazione”, ha  riferito a MISNA il confratello padre Giulio Mariani, direttore del Centro missionario Euntes a Zamboanga.

“Vestiva come loro, parlava la loro lingua, conosceva la loro cultura”, ha aggiunto. “Noi missionari del PIME perdiamo un amico, i lumad hanno perso un padre, un fratello. Sapevano che per loro avrebbe fatto qualsiasi cosa”.

“Era una persona in vista che si era impegnata molto nella difesa dei tribali, vittime di discriminazioni. Aiutava i loro figli a studiare, difendeva le loro terre ancestrali, faceva il possibile per ridare una dignità ai popoli indigeni”, ha sottolineato padre Mariani.

Nel 2003, padre Fausto era scampato a un attentato. Ad ogni modo, il suo assassinio “ha colto tutti di sorpresa”, come ha confessato all’agenzia vaticana Fides il confratello padre Giovanni Vettorello, PIME.

“Non viviamo una fase di particolare tensione, come in passato. Certo, il lavoro missionario comporta sempre rischi, ma p. Tentorio non aveva nemici, né mi ha mai detto di aver ricevuto minacce, né c’è stato un episodio eclatante per motivare il delitto. Era anche persona molto accorta e prudente”.

Il sacerdote ucciso, ha proseguito padre Vettorello, “ha dedicato tutta la sua vita al servizio di alfabetizzazione e sviluppo degli indigeni detti lumads, in particolare alle tribù dei manobo”, “popolazioni povere ed emarginate”.

In quest’opera, forse, “possono sorgere problemi relativi al possesso di terre, ai conflitti fra agricoltori, alle dispute fra tribù diverse. Ma nessuno poteva aspettarsi tale tragico evento”.

“Sono convito che il sangue di p. Fausto sia il sangue di un martire che darà buoni frutti alla missione nelle Filippine”, ha osservato padre Giovanni.

Dal canto suo, il Vescovo, monsignor Romulo de la Cruz, si è detto “inorridito e senza parole” per la tragedia.

Il corpo di padre Fausto è stato portato nella sua parrocchia, dove i fedeli lo stanno vegliando pregando senza sosta.

Padre Tentorio è il terzo missionario italiano del PIME assassinato nell’isola di Mindanao. Nel 1985 padre Tullio Favali venne ucciso a Tulunan da un gruppo di guardie private armate, mentre nel 1992 fu ucciso a Zamboanga City padre Salvatore Carzedda, impegnato nel dialogo con i musulmani.

“Giorni fa, 500 persone, i famosi black bloc, hanno messo a ferro e fuoco la città di Roma, distruggendo e incendiando”, ha osservato il direttore di AsiaNews. “Oggi Roma e il mondo scoprono che vi sono persone che per anni hanno costruito rapporti di fede e di speranza fino ai confini del mondo”.

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ZENIT Staff

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