Primo passo per un nuovo Family Day?

Al netto delle polemiche e delle contestazioni, il grande successo del convegno di sabato scorso a Milano è il segno della capacità delle famiglie italiane di essere solidali e mobilitarsi per i loro diritti

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Di primo acchito nulla di nuovo sotto il sole: un convegno per parlare della famiglia oggi, della sua crisi e delle possibili strategie per risollevarla. In apparenza un dibattito come tanti altri, invece il clamore e la partecipazione si sono rivelati infinitamente superiori alle aspettative.

Sarà stato per la particolare popolarità e per il carisma dei relatori. O forse per il clima di grande fermento che si vive in Italia per il rischio di una svolta antropologica che potrebbe risultare devastante per la famiglia stessa, snaturandola e banalizzandola.

Mentre in Senato è in corso il dibattimento sul ddl Cirinnà istitutivo delle unioni civili (una forma di matrimonio omosessuale mascherato, comprensivo di adozioni), il convegno Difendere la famiglia per difendere la comunità ha registrato oltre 1500 partecipanti, ben oltre la capienza consentita, al punto che qualche centinaio di persone sono dovute rimanere fuori dalla sede della Regione Lombardia, che patrocinava l’evento. A ciò vanno aggiunte le migliaia di italiani che hanno seguito l’evento in webstreaming.

Le polemiche da parte dell’associazionismo LGBT, le campagne denigratorie da parte della maggior parte degli organi di stampa, culminate nella richiesta alla Regione Lombardia di sospendere il convegno, le scritte minatorie contro la rivista Tempi e il suo direttore Luigi Amicone, moderatore del dibattito, non hanno fatto altro che compattare il “popolo delle famiglie italiane”, recatosi massiccio a Milano.

I contenuti delle relazioni, di per sé, non hanno costituito una novità assoluta: Costanza Miriano, padre Maurizio Botta, Mario Adinolfi e Marco Scicchitano hanno già proposto più volte il format di Contro i falsi miti del progresso, portandolo in giro per Roma e non solo, a partire dalla scorsa primavera.

L’autrice di Sposati e sii sottomessa, Sposala e muori per lei e Obbedire è meglio è tornata a parlare contro uno dei falsi miti di cui sopra: quello della donna in carriera.

Un gran numero di donne italiane, invece, sarebbe disposta a non lavorare pur di dedicare più tempo alla famiglia e ai figli ed anche la tanto decantata “conciliabilità” tra lavoro e famiglia, il più delle volte si rivela una chimera.

Da circa quattro anni, nei suoi libri, nei suoi articoli e nelle sue conferenze, la Miriano racconta di aver vissuto inizialmente in modo sofferto la sua alla maternità, in qualche modo sfidata dalla passione per il giornalismo.

È stata l’attenta lettura del Magistero della Chiesa sulla famiglia, assieme all’esperienza di vita, che l’ha portata alla scoperta e alla valorizzazione delle differenze tra uomo e donna: quelle stesse differenze che tuttavia determinano l’unione, l’amore e il completamento, superando ogni incomprensione.

Tale differenza tra i sessi, tuttavia, va educata e formata fin dalla prima infanzia, come ha spiegato lo psicologo Marco Scicchitano, forte dei suoi studi e dei suoi saggi sul tema.

Padre Maurizio Botta, sacerdote della Congregazione dell’Oratorio, noto per le sue catechesi a Roma, rivolte principalmente ai giovani, ha smascherato la mentalità del politicamente corretto, che, secondo un pregiudizio duro a morire, tira sempre in ballo la Chiesa Cattolica e il suo vero o presunto conservatorismo su tutte le problematiche legate alla famiglia, quando in realtà i principi che la sorreggono sono di natura essenzialmente “laica” e “razionale”.

Reduce dal recentissimo lancio sul mercato editoriale del quotidiano La Croce, Mario Adinolfi ha ribadito la sua convinzione che la battaglia per la vita e la famiglia abbia una valenza politicamente trasversale e che la difesa del matrimonio “tradizionale” fondato sulla genitorialità uomo-donna possa essere intesa come una battaglia “di sinistra”, proprio perché tutela il diritto del bambino – ovvero il soggetto più vulnerabile – ad essere cresciuto da un padre e una madre.

Allo stesso modo, sostiene Adinolfi, vietare la pratica dell’utero in affitto, può essere considerato “di sinistra” in quanto eviterebbe lo sfruttamento a fini procreativi di tante donne disperate.

La battaglia per la difesa della famiglia è stata analizzata in termini  programmatici dal sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Centro Studi sulle Nuove Religioni.

Secondo Introvigne, pur essendo la “salvezza dell’Italia” in tempi di crisi economica, la famiglia – come ha affermato anche papa Francesco – è “bastonata da tutte le parti”, in primo luogo dal fisco, indicato da Introvigne, come il “primo nemico” della famiglia.

Nel rispondere alle accuse di “omofobia” lanciate contro il convegno, Introvigne ha ribadito che l’omosessualità non è l’oggetto del dibattito e che, comunque – richiamandosi ancora a quanto detto dal Papa – lungi dal giudicare o discriminare le persone omosessuali, è lecito “giudicare le leggi”, qualora queste, oltre a penalizzare la famiglia, soffocano la libertà di espressione, imponendo la tirannide del pensiero unico, in nome dei presunti diritti di una minoranza.

L’incredibile feeling che si è percepito tra i relatori e il pubblico, l’innumerevole quantità di selfie scattati e diffusi su Facebook in occasione del convegno, unitamente alle contestazioni ricevute, prima e durante l’incontro, da parte di movimentisti LGBT, la grande eco riscontrata a livello mediatico, impongono una serie di riflessioni.

In primo luogo, è innegabile che la famiglia è un tema che non lascia mai indifferenti e che, anche quanto è “bastonata”, c’è sempre qualcuno disposto a difenderla, prima ancora che con discorsi o battaglie politiche, con il proprio esempio di vita.

In secondo luogo, l’alta partecipazione al convegno da parte di persone (molte delle quali con famiglie numerose ed anche figli piccoli) che hanno trascorso gran parte della giornata di sabato in viaggio per raggiungere Milano, denota – contro ogni luogo comune – la capacità delle famiglie di ‘fare rete’ ed essere solidali tra loro, non solo per proteggere i propri sacrosanti diritti ma anche per la bellezza dello stare insieme e del fare comunità, vincendo la cultura dell’indifferenza, del cinismo, dell’isolamento disfattista.

Ultimo ma non ultimo, sabato scorso si è dato un significativo segnale alla politica: le famiglie ci sono e sono in grado di mobilitarsi dal basso, senza necessitare sponsorizzazioni di “poteri forti”.

Il convegno di Milano, dunque, potrebbe diventare il primo passo per un grande movimento popolare che, al di là di tutte le identità partitiche, culturali o religiose, potrebbe dare delle scosse significative ad un’opinione pubblica assopita e al “Palazzo”.

Ne più né meno come successe per il Family Day del 2007 ma con un mezzo in più a disposizione: quello della freschezza dei social network che, ben lungi dal limitarsi a creare ‘amicizie virtuali’, potrebbero diventare il volano per un grande cambiamento nella nostra società.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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