Nessuno ha il potere di disporre della vita del suo simile

Il discorso del cardinale Vingt-Trois all’Assemblea dei Vescovi di Francia

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di Anita Bourdin 

ROMA, domenica, 4 novembre 2012 (ZENIT.org).- “Nessun essere umano ha il potere di disporre della vita del suo simile”. Lo ha detto ieri il presidente della Conferenza episcopale di Francia, il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, durante il suo discorso di apertura dell’Assemblea plenaria dei vescovi di Francia. 

I Vescovi francesi di sono riuniti a Lourdes (3-8 novembre 2012), ed il cardinale André Vingt-Trois ha sottolineato in cinque affermazioni il rispetto integrale dell’essere umano sin dal suo concepimento. 

Nella prima affermazione il porporato ha precisato il rispetto di un divieto. Tutti sono interessati: “nessun essere umano ha il potere – ha detto – di disporre della vita del suo simile, qualunque sia lo stadio del suo sviluppo o il suo itinerario e qualunque siano gli handicap di cui possa essere affetto o il deterioramento del suo stato di salute. Ciascuno di noi è responsabile del rispetto di questo divieto assoluto di uccidere e la nostra società deve impegnarsi per eliminare le mancanze a questo obbligo”. 

Seconda affermazione: “Ogni essere umano concepito ha il diritto a vivere a qualsiasi momento del suo sviluppo. Colui e colei che l’hanno chiamato alla vita ne sono responsabili e la società deve sostenerli ed aiutarli nell’esercizio di questa responsabilità. Il rispetto dell’embrione partecipa a questa protezione che la società deve ai più deboli dei suoi membri (…)”. 

Il bambino e le sue origini, terza affermazione: “Ogni bambino venuto al mondo ha il diritto di conoscere coloro che l’hanno generato e ad essere cresciuto da loro, in conformità alla Convenzione Internazionale relativa ai diritti del bambino ratificata dalla Francia nel 1990 (…). Questo diritto impone di non legalizzare le procreazioni anonime che rendono questo imperativo impossibile a mantenere (…)”. 

Il diritto all’educazione, quarta affermazione: “Ogni bambino ha il diritto di essere educato. Questo obbligo poggia prima sui genitori che sono i primi responsabili dell’educazione dei loro bambini. La società deve sostenerli ed aiutarli (…). L’obbligo dell’educazione poggia dopo sull’istituzione scolastica (…). Nominare il bene e il male fa parte di questa responsabilità collettiva”. 

Quinta affermazione, l’educazione dei giovani che violano la legge: “I bambini o i giovani che violano la legge, qualunque sia il loro status giuridico: francesi, stranieri, in situazione regolare o no, non devono essere trattati con la sola incarcerazione. In un percorso educativo, la punizione può essere necessaria. Essa deve sempre avere come obiettivo la trasformazione positiva di chi l’ha meritata. Essa non deve eludere le responsabilità degli adulti nello scatenamento, organizzazione o sfruttamento della delinquenza (…)”. 

Il porporato ha concluso affermando: “Per terminare, vorrei evocare un diritto che interessa direttamente l’esercizio della nostra religione e che, di per sé, fa parte degli elementi costitutivi della laicità, come l’aveva ben compreso ed istituzionalizzato Jules Ferry. Si tratta del diritto dei bambini a ricevere una formazione cristiana liberamente scelta dalla loro famiglia come complemento della loro formazione scolastica”.  

Le affermazioni del porporato vanno collocate sullo sfondo della controversa proposta di legge che apre il diritto al matrimonio e all’adozione alle coppie dello stesso sesso, la quale verrà presentata mercoledì 7 di novembre al Consiglio dei Ministri.

[Traduzione dal francese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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