Nel cuore della Nuova Evangelizzazione deve star fisso l'amore

Vangelo della XXXI Domenica del Tempo Ordinario

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 2 novembre 2012 (ZENIT.org).

Dt 6,2-6

Mosè parlò al popolo dicendo: “Temi il Signore tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do.. perché tu sia felice.. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore”.

Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.

Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”.

Per l’uomo, creato da Dio come una “capacità”, l’unico contenuto adeguato e degno della propria persona è l’amore. Infatti Dio, che “è amore” in Tre Persone (1Gv 4,8) ci ha creati a sua immagine, e come Dio è infinitamente felice in questa reciproca relazione d’amore, così noi solo nell’amore vicendevole possiamo essere profondamente appagati. Per essere nella beatitudine, occorre vivere nell’esercizio continuo dell’amore puro.

Chi si lascia guidare dall’unico criterio dell’amore, è portato ad osservare spontaneamente tutti i comandamenti della Legge, allo stesso modo in cui chi è innamorato è mosso dal suo cuore a fare solo e tutto ciò che piace alla persona amata.

Ma come riuscire ad amare con cuore puro, cioè libero dall’amor proprio? Come osservare giorno per giorno il comandamento nuovo dell’amore, spesso così esigente da sembrare umanamente impossibile? Esiste una via non ‘eroica’, ma accessibile a tutti i credenti di buona volontà?

La santa carmelitana Teresa di Gesù Bambino, “la più grande santa dei tempi moderni”, è stata proclamata da Giovanni Paolo II “Dottore della Chiesa” per aver scoperto, messo in pratica ed insegnato con la sua vita e la sua dottrina, questa “piccola via”, questo segreto semplice dell’amore puro.

La scoperta di Teresa conduce ad un cambiamento di orizzonte che apre il cuore al dono della vittoria sull’amor proprio, cosa tanto impossibile per la nostra volontà naturale quanto per un cammello passare per la cruna di un ago.

E’ il cambiamento profondo che permette di riconoscere la libertà umana (cioè la nostra effettiva capacità di amare) del tutto dipendente dalla Grazia divina. Per accoglierla, non occorrono doti speciali, ma, all’opposto, semplicità, povertà, debolezza e fiducia totale in Dio solo.  

Teresa avvertiva dentro di sé un impulso missionario irresistibile. Ella doveva e voleva trovare una dottrina, una via, un metodo che insegnasse la santità ai piccoli e ai deboli, a tutti quelli che cadono ed hanno bisogno di essere raccolti da terra dalle braccia misericordiose del Padre.

Lasciamo a lei la parola: “La scienza dell’amore, sì! Questa parola risuona dolcemente all’orecchio della mia anima, non desidero che questa scienza. Capisco così bene che non c’è che l’amore che possa renderci graditi al Buon Dio, che questo amore è l’unico bene che bramo. Gesù si compiace di mostrarmi l’unico cammino che porta a questa fornace Divina.

Questo cammino è l’abbandono del bambino che si addormenta senza timore tra le braccia di suo Padre. “Se qualcuno è molto piccolo venga a me”, ha detto lo Spirito Santo per bocca di Salomone; e questo medesimo Spirito d’amore ha detto anche che “ai piccoli é concessa la misericordia” (Lettera 196).

E’ questa l’essenza della “piccola via” dell’infanzia spirituale. La possiamo riassumere in cinque tappe:

1. Dio è amore misericordioso, che si china sempre e su ognuno, spontaneamente, per perdonare e prevenire quel male che l’uomo causa a se stesso per debolezza e fragilità;

2. La creatura è tanto più vera quanto più comprende il proprio “niente”, ma insieme si sa e sente abitata da desideri infiniti, vere e proprie reliquie dell’amore di Dio.

3. La debolezza, la povertà, il peccato stesso di fragilità, attirano irresistibilmente l’Amore divino, poiché Gesù è e sarà sempre “buon samaritano” che si ferma e china sulle ferite umane, e l’uomo non ha che da lasciarsi soccorrere con piena fiducia e abbandono all’iniziativa del Signore.

4. La Chiesa è il luogo dell’incontro che salva la vita, la locanda in cui si celebra l’abbraccio di Gesù Misericordioso con la sua pecorella smarrita.

5. Quanto più ogni uomo debole si lascia attirare e trasportare dal perdono di Dio, tanto più sarà da Dio trasformato in un vangelo vivo e sempre nuovo della sua Misericordia.

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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