La Santa Sede sottolinea il legame tra sviluppo e disarmo

Intervento di monsignor Chullikatt all’ONU

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NEW YORK, domenica, 23 ottobre 2011 (ZENIT.org).- L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU a New York, l’Arcivescovo Francis Chullikatt, ha sottolineato l’“intimo legame” che esiste tra sviluppo e disarmo.

In un intervento pronunciato l’11 ottobre davanti alla prima commissione della 66ma sessione dell’Assemblea Generale ONU su disarmo e sicurezza nazionale, il presule ha criticato con decisione la corsa agli armamenti.

“Nel contesto di una società costruita sul diritto, il disarmo genera sviluppo, e lo sviluppo umano integrale ha ripercussioni profonde e benefiche sulla costruzione della pace e la risoluzione delle quesitoni collegate alla sicurezza”, ha osservato.

“In questa prospettiva, la Santa Sede ribadisce con decisione la propria critica alla corsa agli armamenti e vuole sviluppare la propria analisi nella sfera delle relazioni internazionali secondo il criterio per cui la legge deve sempre prevalere sulla violenza”, ha aggiunto.

Il rappresentante della Santa Sede ha indicato che “la comunità internazionale deve, quindi, confrontarsi con l’urgente necessità di porre un freno a questa deplorevole corsa agli armamenti e promuovere un taglio consistente delle spese militari”.

Allo stesso tempo, ha riconosciuto che “questo taglio è possibile solo in un clima di minor paura e più fiducia” e “potrebbe dare maggior credibilità al divieto di usare la forza nelle relazioni internazionali, permettendo così di poter assicurare un maggior rispetto del diritto internazionale e di radicare la pace nella giustizia”.

Tale taglio, sia nelle relazioni internazionali che all’interno di ogni Stato, permetterebbe di “garantire la sicurezza in condizioni migliori e di destinare le enormi somme di denaro risparmiate a scopi pacifici”.

Fatti

“Purtroppo”, ha constatato, “le spese militari nel mondo continuano a crescere”. “Secondo le statistiche più recenti – quelle del 2010 – ruotavano intorno ai 1.630.000 milioni di dollari americani, con una crescita costante rispetto all’anno precedente (1.569.000 milioni di dollari)”, ha detto.

“Questo dato contraddice in modo evidente gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e, come abbiamo ripetuto in varie occasioni, contrasta chiaramente con la Carta delle Nazioni Unite, che impegna gli Stati al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale con il minimo dispendio di risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti”, ha denunciato.

L’Arcivescovo ha lamentato che nel 2010 e nel 2011 ci siano stati “pochi progressi nell’ambito del disarmo, del controllo delle armi e della riduzione o della riconversione delle spese interne a favore dello sviluppo pacifico dei popoli”.

“Emblematico di questa preoccupante situazione è il fatto che da troppi anni la Conferenza sul Disarmo sembra attraversare una crisi che ne impedisce attività ed efficacia”, ha dichiarato.

Il presule si è però riferito anche a fattori positivi in questo ambito, come “la riduzione strategica reale delle armi nucleari”, che “per essere tuttavia pienamente efficace deve essere sostenuta da una prospettiva chiara e positiva”.

“I disastri recenti, soprattutto il drammatico episodio di Fukushima in Giappone, ci costringono a compiere una riflessione seria e ampia sull’uso dell’energia nucleare sia nell’ambito civile che in quello militare”, ha detto il rappresentante della Santa Sede.

A questo proposito, ha aggiunto, “è necessario riprendere il lavoro sul Trattato di proibizione del materiale fissile e allo stesso tempo porre rimedio all’inesistente entrata in vigore del Trattato per il divieto dei test nucleari”, che include il dovere di astenersi dal realizzare queste prove e le condizioni necessarie a persuadere gli Stati che ancora non posseggono armi nucleari a rispettare le norme della non proliferazione.

Monsignor Chullikatt ha anche espresso apprezzamento per la cooperazione di alcuni Stati e ONG per dare priorità all’assistenza alle vittime nella Convenzione sulle bombe a grappolo.

Commercio di armi

Nel suo intervento, l’osservatore si è poi riferito al “processo del Trattato sul commercio delle armi, per il quale il 2012 sarà un anno importante, visto che la Conferenza prevista dovrebbe portare alla redazione di un testo”.

“Le armi leggere e di piccolo calibro non devono essere considerate una merce qualunque che si mette in vendita nei mercati globali, regionali o nazionali”, ha affermato. “La produzione, il commercio e il possesso delle armi hanno implicazioni etiche e sociali”, e questi oggetti “devono essere regolamentati in base a principi specifici di natura morale e legale”.

Monsignor Chullikatt ha chiesto di “compiere ogni sforzo necessario a prevenire la proliferazione di tutti i tipi di armi, che promuovono le guerre locali e la violenza urbana e ogni giorno uccidono troppe persone nel mondo”.

“Da ciò deriva l’urgenza di adottare qualche strumento legale, che la Santa Sede sostiene pienamente, con misure legalmente vincolanti per il controllo del commercio di armi e delle munizioni convenzionali a livello globale, regionale e nazionale”, ha precisato.

“Un commercio di armi non regolamentato e non trasparente, oltre all’assenza di sistemi efficaci di controllo del commercio di armi a livello internazionale, provoca gravi conseguenze umanitarie, ritardando uno sviluppo umano integrale, minando lo Stato di diritto e aumentando i conflitti e l’instabilità in tutto il mondo”, così come “mette in pericolo i processi di costruzione della pace in vari Paesi”, diffondendo “una cultura della violenza e dell’impunità”.

“Il risultato dell’attuale processo per il Trattato sul commercio di armi metterà alla prova la volontà politica degli Stati di assumere le proprie responsabilità morali e legali, al fine di rafforzare ulteriormente il regime internazionale sul commercio di armi non regolamentato attualmente esistente”.

“Il suo obiettivo principale non deve essere solo la regolamentazione del commercio di armi convenzionali o frenare il mercato nero di queste, ma soprattutto difendere la vita umana e costruire un mondo più rispettoso della dignità umana”.

Legge, dialogo, amicizia

Per la Santa Sede, “la pace deve essere costruita attraverso il diritto, e il diritto si può concretizzare se in ciascuna delle questioni individuali prevale la ragione”.

Il “dialogo ragionato” si fonda sul riconoscere che per costruire una pace duratura “la forza della legge deve sempre prevalere sulla legge della forza”, ha detto monsignor Chullikatt.

La Santa Sede, ha aggiunto, “è convinta della necessità di fondare la pace sul riconoscimento dell’importanza del dialogo e sul rafforzamento dei legami di amicizia”.

“Questo è stato anche il messaggio proposto dalla Giornata Interreligiosa di Assisi, con cui Papa Benedetto XVI, insieme ad un’ampia coalizione di leader religiosi, desidera sottolineare l’idea che le religioni non rappresentano un fattore di conflitto, ma di pacificazione tra i popoli, e sono capaci di dare un contributo importante alla costruzione di un umanesimo integrale che dia un posto privilegiato alla dignità trascendente della persona umana”.

La pace, ha concluso l’Arcivescovo, “è anche frutto della giustizia, della solidarietà e dello sviluppo”.

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ZENIT Staff

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