La comunicazione come incontro, tra autenticità e concretezza

Il tema è stato affrontato in un incontro ad Atene tra i rappresentanti delle conferenze episcopali europee

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Una quarantina di vescovi ed esperti delle comunicazioni sociali delle Conferenze episcopali in Europa si sono incontrati ad Atene, su invito di S.E. Mons. Sebastianos Rossolatos, Arcivescovo di Atene e di Mons. Dimitrios Salachas, Esarca Apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia per riflettere sul tema La Comunicazione come incontro, tra autenticità e concretezza.

L’incontro, promosso dalla Commissione CCEE delle Comunicazioni Sociali, è stato guidato da Mons. José Ignacio Munilla Aguirre, vescovo di San Sebastian (Spagna) e Presidente della Commissione CCEE, e da don Michel Remery, Vice Segretario Generale CCEE.  

Nella capitale greca i partecipanti sono stati aiutati nella loro riflessione da Mons. Claudio Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, P. Antonio Spadaro SJ, direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”; Prof. Arturo Merayo Perez, docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Murcia (Spagna) e da P. Roderick Vonhögen, fondatore del Star Quest Production Network e Trideo TV (Olanda).

Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche il Nunzio Apostolico in Grecia, Mons. Edward Joseph Adams, e Alexandros Katsiaras, Direttore dell’emittente radiofonica della Chiesa in Grecia.

Dalle relazioni, dalle testimonianze e dai dibattiti in aula “è apparso chiaramente come la Rete ha portato ad un cambio antropologico che si riflette nella vita sociale e spirituale dei suoi utenti e che chiama ad un nuovo approccio della Chiesa alla Rete”, riferisce un comunicato del CCEE.

“Educazione all’uso corretto della tecnologia ed equilibrio nella presenza della Chiesa in questo ambiente digitale sono i due temi che maggiormente hanno attirato l’attenzione dei partecipanti”, aggiunge la nota.

“Di fronte al rischio – specialmente dei giovani, ma non solo – di vivere l’esperienza digitale in modo totalizzante, assorbente e unico, si rende necessario un maggior impegno della Chiesa nell’educazione a vivere la vita digitale come opportunità di relazioni reali”, afferma ancora il comunicato.

In questo senso la Chiesa è chiamata a “re-interpretare la vita delle persone nella sua duplice dimensione: tra quella fisica e quella digitale. Ciò avverrà solo nella misura in cui si considererà la Rete come un “ambiente di vita” e non solo come strumento”.

Inoltre, la presenza della Chiesa in Rete “non può insistere unicamente sul contenuto dimenticando la dimensione relazionale (il contatto con gli utenti). E viceversa, sarebbe deleterio ridurre la Rete ad un mero sistema relazionale, dimenticando il contenuto dell’annuncio. In questo senso, Papa Francesco è un buon esempio di quell’equilibrio che oggi è richiesto nella comunicazione”.

Il Santo Padre ha saputo “superare questa dicotomia perché grazie alla sua naturale capacità relazionale, tesa ad incontrare ogni singola persona, riesce ad arrivare non solo al cuore della gente ma anche alla loro mente presentando in modo chiaro, sintetico e coerente il messaggio di salvezza che è la persona di Gesù Cristo. Insomma, la Chiesa oggi è chiamata ad un equilibrio integrando contenuto e contenitore, l’empatia comunicativa con il contenuto che comunica”.

Nel corso dell’incontro, i partecipanti hanno anche condiviso molte esperienze che mostrano la “felice unione di queste due dimensioni”. La Chiesa vive infatti oggi “un momento di sintesi e di integrazione delle numerose esperienze in atto”, si legge nel comunicato del CCEE.

Un “esempio sintomatico”, indicato dai vescovi europei è “la testimonianza portata da P. Roderick Vonhögen, che con i suoi blogs e podcast su temi dell’attuale cultura di massa, che vanno da Harry Potter alla saga Star Wars, è riuscito a portare la buona notizia di Gesù in ambienti apparentemente ‘ostici’”.

L’incontro ha visto anche una presentazione delle attività nell’ambito delle comunicazioni sociali dell’Ufficio Stampa della Conferenza episcopale greca da parte del suo direttore, Sebastianos Roussos.

“Pur essendo una minoranza, la Chiesa cattolica in Grecia è cresciuta considerevolmente in numeri negli ultimi anni con l’arrivo di numerosi immigrati – si legge nella nota -. Questo ha portato anche a diversi cambiamenti nell’offerta informativa, alla base della quale sta l’idea di rendere corresponsabili e partecipanti della comunicazione ecclesiale le varie comunità locali anche grazie all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione sociale”.

Dal bollettino quotidiano al portale plurilingue (www.cathecclesia.gr), “questo coinvolgimento responsabile delle comunità locali rende la comunicazione di questa piccola Chiesa agile e soprattutto dinamica, creando relazione e comunità”. Ultimamente la Chiesa in Grecia ha deciso di avviare la realizzazione di una Web TV e la creazione di un’applicazione per smartphone per promuovere cammini di spiritualità specialmente per le giovani generazioni.

Dopo la visita all’areopago di Atene, dove i partecipanti hanno rievocato la quanto mai attuale Dichiarazione comune di San Giovanni Paolo II e di Sua Beatitudine Christodoulos sulle radici cristiane dell’ Europa (2001), i partecipanti si sono recati, mercoledì 5  novembre, a Corinto.

Durante il viaggio, Mons. Dimitrios Salachas, ha svolto una riflessione su La comunicazione di San Paolo, dall’Areopago a Corinto mostrando come la comunicazione dell’Apostolo, modello comunicativo per la Chiesa oggi, deve tendere a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa.

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ZENIT Staff

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