Non è bastato l’appello di Papa Francesco: Kelly Renee Gissendaner è stata giustiziata. La commissione di libertà vigilata della Georgia, negli Stati Uniti, incaricata di esaminare il caso, ha respinto per la seconda volta il suo appello e ha così confermato la pena capitale per la donna, colpevole di aver ordinato l’assassinio del marito. L’iniezione letale le è stata somministrata nella notte italiana tra il 28 e 29 settembre nel carcere di Jackson County.
Nei giorni scorsi, oltre alle implorazioni dei figli nei confronti dei giudici affinché fermassero l’esecuzione di loro madre malgrado avesse fatto uccidere loro padre, era giunta una lettera, scritta dal nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Carlo Maria Viganò, nella quale il Pontefice aveva chiesto a un’apposita commissione della Georgia di fermare il boia. La richiesta non è stata accolta, benché la commissione ha precisato di aver esaminato con molta attenzione la richiesta giunta dalla Santa Sede prima di pronunciarsi.
La 47enne Gissendaner è la prima donna condannata a morte nello Stato della Georgia dopo 70 anni. Doveva essere giustiziata il 25 febbraio scorso, ma l’esecuzione fu rinviata al 2 marzo a causa del maltempo. Anche in questo caso, i suoi legali riuscirono a posticipare l’esecuzione perché le fiale letali, con le quali doveva essere giustiziata, apparivano contenere parti estranee.
Giovedì prossimo, nello Stato della Virginia, è prevista una nuova condanna a morte. La vittima è Alfredo Pireto, originario di El Salvador, reo di aver ucciso 9 persone in California e Virginia tra il 1988 e il 1990. La Corte Suprema, tuttavia, potrebbe ancora bloccare l’esecuzione in quanto all’imputato è stata diagnosticata una disabilità mentale.