Il regno della Verità nel mondo della menzogna

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario: N.S.G. Cristo Re dell’Universo

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 22 novembre 2012 (ZENIT.org).

Dn 7,13-14

Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile ad un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”.

Gv 18,33b-37

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.

Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”.

*

Il mio regno non è di questo mondo”, dichiara Gesù a Pilato, “..il mio regno non è di quaggiù” (Gv 18,36). Lo ha detto allora, lo dice oggi, adesso.

A queste parole del Signore, il “mondo” ribatte così:

“Ma noi viviamo in questo mondo, ci muoviamo ed esistiamo in esso, il nostro regno è di quaggiù. Perciò, secondo le tue stesse parole, ci escludiamo dal tuo regno, viviamo benissimo senza di te. Il nostro mondo non è quello di duemila anni fa.

Oggi, nonostante i terremoti, gli uragani e le malattie, la scienza permette all’uomo di vivere felicemente. Conosciamo i meccanismi della vita, la medicina è sempre più efficace, il progresso è inarrestabile. Siamo in grado di programmare in laboratorio la vita sana, la vita bella, la vita che vale, realizzata nel piacere di vivere.

E’ la qualità che fa felice la vita. Vogliamo una vita senza dolore, senza sondini, senza rimorsi, senza illusioni. Ci basta questo mondo per vivere bene.

Questo è il nostro vangelo, Gesù, questa è la reale, nuova, ‘evangelizzazione’ del mondo. Tu dici di essere nato e venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, e che chiunque è dalla verità ascolta la tua voce. Ma la tua verità non funziona più, non ci riguarda: lo vedi che nessuno di noi ti ascolta più, e gli altri che ancora ti ascoltano, fra un po’, delusi, se ne andranno.

Anche se Betlemme non fosse una favola, anche se tu ci fossi realmente, ebbene: non fai per noi, perché non sei di questo mondo, non sei uno di noi”.

Sì, il mondo, oggi, per lo più parla così, è convinto di questo.

Ma in esso, chissà come, nascono ancora alcuni che vogliono conoscere la verità, e sono disposti ad ascoltarla. Il fatto è che essi ascoltano la voce insopprimibile del loro stesso essere ed esistere: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Una voce che è stata soffocata negli altri.

Ed eccola, la Verità, eccola dalla bocca del Vicario di Cristo:

All’inizio di tutto c’è la negazione della verità a favore della comodità o, diciamo noi, dell’utilità. Il punto di partenza è l’opposizione all’evidenza del Creatore, posta nell’uomo dal Creatore che gli si presenta e gli parla. L’uomo si oppone alla verità che esige da lui sottomissione. La decadenza morale della società è solo la conseguenza logica del “soffocamento della verità nell’ingiustizia” (Rm 1,18).

Dove l’uomo mette la sua volontà, la sua superbia e la sua comodità al di sopra della pretesa della verità, tutto alla fine viene rovesciato.

L’antinaturale diventa il normale, l’uomo che vive contro la verità, vive anche contro la natura. La sua forza di invenzione non serve più al bene, diventa genialità e raffinatezza nel male. Il rapporto tra uomo e donna, tra genitori e figli si spezza e vengono così chiuse le sorgenti della vita. Non domina più la vita, ma la morte, si stabilisce una civiltà della morte” (J. Ratzinger, Guardare a Cristo, Jaca Book, 1989, p. 22-23).

Oggi, di fronte allo strapotere della menzogna che domina nel mondo, la Veritàse ne sta inerme come Gesù di fronte a Pilato: “se fossi di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei” (Gv 18,36).

Ma queste parole non costituiscono solamente l’affermazione della natura trascendente del regno di Dio, bensì anche un appello implicito e sempre più urgente rivolto ai credenti:

La conversione del mondo antico al cristianesimo non fu il risultato di un’attività pianificata, ma il frutto della prova della fede che si rendeva visibile nella vita dei cristiani e della comunità della Chiesa. Viceversa, l’apostasia dell’età moderna, si fonda sulla caduta della verifica della fede nella vita dei cristiani oggi.

La nuova evangelizzazione di cui abbiamo così urgente bisogno, non la realizziamo con teorie astutamente escogitate: l’insuccesso catastrofico della catechesi moderna è fin troppo evidente. Soltanto l’intreccio tra una Verità in sé conseguente e la garanzia, dimostrata nella testimonianza della vita,di questa Verità, può far brillare quell’evidenza della fede attesa dal cuore umano; solo attraverso questa porta lo Spirito entra nel mondo” (id., p. 31).

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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