Lo ha confermato venerdì scorso il capo della Sezione per l’America Latina di ACS, Javier Legorreta, di ritorno da un viaggio nel Paese latinoamericano, in cui il 95% della popolazione – di più di 40 milioni di persone – è cattolico.
Secondo lui, “la Colombia è un Paese fondamentale per la Chiesa” in America Latina. “Mi azzarderei ad affermare che lo è per il mondo intero”, ha sottolineato, secondo quanto raccoglie una nota dell’associazione internazionale.
Nel Paese “per anni si è registrato un importante aumento delle vocazioni, con centinaia di candidati al sacerdozio e alla vita religiosa”; “ci sono più di 100 monasteri contemplativi nelle 50 diocesi colombiane” e “centinaia di evangelizzatori colombiani lavorano all’estero”, ha detto.
Quanto alle sette, ha segnalato che in Colombia “non sono così forti” “come in altri Paesi latinoamericani”.
“Nonostante questo, “la famiglia è minacciata, un fatto che è diventato evidente a causa della recente depenalizzazione – in pratica una legalizzazione – dell’aborto”, raccoglie la nota di ACS.
“Vari Vescovi prevedono l’esistenza di un piano, orchestrato da potenti gruppi di pressione, per distruggere la famiglia”, aggiunge il comunicato.
“Per la Chiesa non è facile manifestarsi contro queste tendenze distruttive, perché i mezzi di comunicazione le favoriscono”, lamenta.
Per questo motivo, ACS ha concentrato le sue priorità di aiuto in Colombia sul sostegno alle vocazioni, alla famiglia e alla Chiesa locale.
Fondata nel 1947 dal sacerdote premostratense olandese Werenfried van Straaten (1913-2003), quest’Opera di Diritto Pontificio sostiene le Chiese povere e perseguitate – non solo cattoliche, ma anche di altre denominazioni cristiane – con la preghiera, l’aiuto pastorale e l’assistenza materiale.
ACS non riceve apporti ufficiali dalla Chiesa né finanziamenti pubblici. Mantiene la sua attività grazie alla generosità di più di 700.000 benefattori privati di tutto il mondo.
Ha la sua sede centrale nella città tedesca di Königstein e ha uffici nazionali in17 Paesi.
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