CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 30 giugno 2006 (ZENIT.org).- Pronunciando l’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto questo giovedì in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha indicato tre chiavi di lettura del primato petrino, riferite ai Vangeli di Matteo, Luca e Giovanni.

Il Pontefice ha voluto approfondire il significato della frase “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16, 18): “che cosa dice propriamente il Signore a Pietro con queste parole? Quale promessa gli fa con esse e quale incarico gli affida? E che cosa dice a noi – al Vescovo di Roma, che siede sulla cattedra di Pietro, e alla Chiesa di oggi?”, ha chiesto.

“Se vogliamo comprendere il significato delle parole di Gesù, è utile ricordarsi che i Vangeli ci raccontano di tre situazioni diverse in cui il Signore, ogni volta in un modo particolare, trasmette a Pietro il compito che gli sarà proprio”, ha spiegato.

Nel Vangelo di Matteo (16, 13-19) letto in occasione della solennità, “Pietro rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio. In base a ciò gli viene conferito il suo particolare compito mediante tre immagini: quella della roccia che diventa pietra di fondamento o pietra angolare, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere”.

Il Pontefice ha voluto richiamare l’attenzione “sul luogo geografico e sul contesto cronologico” delle parole di Cristo: “la promessa avviene presso le fonti del Giordano, alla frontiera della terra giudaica, sul confine verso il mondo pagano”, e il suo momento “segna una svolta decisiva nel cammino di Gesù”, che ora “s'incammina verso Gerusalemme e, per la prima volta, dice ai discepoli che questo cammino verso la Città Santa è il cammino verso la Croce”.

“Ambedue le cose vanno insieme e determinano il luogo interiore del Primato, anzi della Chiesa in genere – ha spiegato il Papa –: continuamente il Signore è in cammino verso la Croce”, “ma al contempo è sempre anche in cammino verso la vastità del mondo, nella quale Egli ci precede come Risorto”.

“La Chiesa – ed in essa Cristo – soffre anche oggi – ha riconosciuto il Pontefice –. In essa Cristo viene sempre di nuovo schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo”.

Nonostante questo, “proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso”, e “la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo”.

Questo si constata “anche nel ministero di Pietro”, in cui “si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio: proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa”.

Benedetto XVI ha quindi ricordato il racconto dell’Ultima Cena riportato nel Vangelo di San Luca (22, 31-33): Gesù si rivolge a Pietro subito dopo l'istituzione dell’Eucaristia, che rappresenta “il vero e proprio atto fondativo della Chiesa”.

In questa situazione, Gesù “parla di ciò che l'essere discepoli, il ‘ministero’, significa nella nuova comunità: dice che esso è un impegno di servizio, così come Egli stesso si trova in mezzo a loro come Colui che serve. E allora si rivolge a Pietro”, pregando affinché non venga meno la sua fede.

Il compito di Pietro, ha proseguito il Vescovo di Roma, è “non lasciare mai che questa fede diventi muta, rinfrancarla sempre di nuovo, proprio anche di fronte alla croce e a tutte le contraddizioni del mondo”.

Cristo “non prega soltanto per la fede personale di Pietro, ma per la sua fede come servizio agli altri. È proprio questo che Egli intende dire con le parole: ‘E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli’”.

“Il Signore affida a Pietro il compito per i fratelli attraverso la promessa della sua preghiera. L'incarico di Pietro è ancorato alla preghiera di Gesù. È questo che gli dà la sicurezza del suo perseverare attraverso tutte le miserie umane”.

Il terzo riferimento al primato petrino si ritrova nel Vangelo di San Giovanni (21, 15-19), nel brano in cui il Signore risorto affida a Pietro il suo gregge.

“Anche qui si compenetrano a vicenda la Croce e la Risurrezione. Gesù predice a Pietro che il suo cammino andrà verso la croce. In questa Basilica eretta sopra la tomba di Pietro – una tomba di poveri – vediamo che il Signore proprio così, attraverso la Croce, vince sempre”.

Il potere divino, infatti, non è “secondo le modalità di questo mondo. È il potere del bene – della verità e dell'amore, che è più forte della morte”.

“Sì, è vera la sua promessa – ha concluso il Papa –: i poteri della morte, le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa che Egli ha edificato su Pietro e che Egli, proprio in questo modo, continua ad edificare personalmente”.