“Di fronte alla tante, quotidiane tragedie che riempiono le pagine di cronaca e portano in primo piano giovani vite spezzate da incidenti, malattie, violenza, è difficile condividere la scelta di Brittany Maynard di morire il 1 novembre”. Lo dichiarano in un comunicato stampa, Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita.
“Nelle ore in cui in Iran un’altra giovane donna, Reyhaneh Jabbari, è stata impiccata per essersi difesa da uno stupro – si legge nella nota – colpisce al cuore leggere la terribile e inesorabile pianificazione della propria morte da parte di una quasi coetanea che, colpita da un male inguaribile, ha deciso di andarsene prima che la malattia abbia la meglio. Brittany e Reyhaneh: quasi coetanee, unite da un destino opposto. Chi vuol vivere e chi non lo vuole più. Entrambe consumano la loro fine sotto la ribalta mediatica, ma l’una per scelta, l’altra la subisce”.
“La ragazza statunitense chiede di esercitare il suo ‘diritto’ a una fine dignitosa, dall’altra parte dell’oceano la ragazza iraniana è stata privata due volte della sua dignità: in vita e in morte. Per entrambe un verdetto che non lascia scampo, la malattia e la condanna del tribunale, ma con un’enorme differenza nella concezione della speranza. Vorremmo auspicare che come ultimo gesto d’amore, Brittany vivesse il suo tempo fino alla fine naturale del suo cammino in Terra dedicandolo a Reyhaneh, che non ha potuto farlo”, concludono poi Ricci Sindoni e Coviello.