di Gaia Zanini*
CITTÀ DEL VATICANO, martedì, 15 febbraio 2011 (ZENIT.org).-“Uno spazio dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero”: queste parole pronunciate da Benedetto XVI nel dicembre 2009 hanno dato vita al nuovo “Cortile dei Gentili”, spazio di ricerca e soprattutto di dialogo e confronto fra credenti e non credenti nel panorama odierno.
Oggi più che mai la Chiesa si sente chiamata a una dimensione di confronto, di apertura, di continua rivitalizzazione delle sua fondamenta proprio attraverso quella risorsa inesauribile che è il dialogo. Si tratta quindi di un progetto tutto da sviluppare, come linguaggio e declinazione capace di modernità e al tempo stesso di profondità, di rispetto ma anche di fedeltà alle proprie posizioni, di continuità e di rinnovamento.
Il Cortile nasce concretamente quest’anno come struttura interna al Pontificio Consiglio della Cultura, sotto la presidenza del Cardinale Gianfranco Ravasi, e ha compiuto il 12 febbraio scorso il suo primo passo ufficiale: presso l’Aula Magna dell’Università di Bologna si è svolto infatti un primo colloquio pubblico, sotto la co-presidenza del Cardinale e del Magnifico Rettore Ivano Dionigi. Sono seguiti gli interessantissimi interventi dei professori Vincenzo Balzani (Un’alleanza per custodire il pianeta terra), Augusto Barbera (La laicità come metodo), Massimo Cacciari (Ateismo nella cristianità) e Sergio Givone (Filosofia e esperienza religiosa). Erano presenti quasi 1500 persone, di varia età ed estrazione, a dimostrazione dell’entusiasmo con cui l’evento è stato accolto: l’evento si è così trasformato in un’ideale premessa a molti altri probabili appuntamenti a livello europeo ed extra-europeo.
Nel dare inizio all’incontro, il Cardinale ha voluto riprendere la sollecitazione del titolo dell’intervento di Cacciari, ponendola però impressionisticamente in posizione rovesciata: oltre che a parlare di “Ateismo nella cristianità”, ha detto, è possibile parlare di “Dio nell’ateismo”, o di ciò che potremmo definire la spiritualità dell’ateo. Le parole ispiratrici sono state quelle dello scrittore Emil Cioran, il quale, dopo essersi definito “appartenente alla razza degli atei”, afferma: “mi sono sempre aggirato attorno a Dio come un delatore, e incapace di invocarlo l’ho continuamente spiato”. La riflessione del Cardinale portava a riconoscere che, in fondo, anche l’ateo può indicare nella sua ricerca e nel suo struggimento una via ad Deum: risorsa oltremodo preziosa in un mondo abitato più spesso dall’indifferenza, dalla superficialità, dall’assenza di domanda e dall’oblio dei valori, che dalla ricerca vera, profonda, perfino sofferta.
Le vie da percorrere dunque si prospettano molteplici, gli orizzonti ampi, e la posta in gioco decisamente alta. Si tratterà di continuare a esplorare le risorse del linguaggio, la disponibilità del pensiero, le certezze e i dubbi, le possibilità o impossibilità del credere… Ma non è certo un caso che il Cardinale abbia scelto di concludere il suo intervento recitando i versi di una poesia, che come un canto si eleva al di sopra di ogni rumore razionale:
Fratello ateo, nobilmente pensoso,
alla ricerca di un Dio che io non so darti,
attraversiamo insieme il deserto.
Di deserto in deserto andiamo oltre
la foresta delle fedi,
liberi e nudi
verso il Nudo Essere.
E là, dove la parola muore,
abbia fine il nostro cammino.
(D.M. Turoldo)
Il Cortile esordisce quindi con un evento di grande risonanza e rilievo culturale. L’invito e la speranza sarà, per ciascun credente o non credente, quella di abitare personalmente e a proprio modo questo cortile, arricchendolo di parole e di silenzio.
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*Gaia Zanini è assistente del “Cortile dei Gentili”.