La CEI: raccogliamo la sua eredità, ripartendo dal Vangelo e dall’uomo

Nel Messaggio inviato alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II

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ROMA, domenica, 1 maggio 2011 (ZENIT.org).- Raccogliamo l’eredità del nuovo Beato, ripartendo dal Vangelo e dall’uomo, “prima e fondamentale via della Chiesa”. E’ questo l’incoraggiamento lanciato dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nel messaggio reso noto venerdì alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II.

“A nome dei Pastori delle Chiese che sono in Italia – si legge nel messaggio – ringraziamo il Signore per la limpida testimonianza con cui Giovanni Paolo II ci ha confermati nella fede. Essa contiene il segreto dell’esistenza: Cristo, il Figlio del Dio vivente, la chiave che apre il mistero sigillato della storia umana e personale”.

La vita di Giovanni Paolo II “è stata il suo messaggio più efficace, fatto di sguardi, gesti e segni che hanno toccato i cuori. In un mondo spesso smarrito, egli ha costituito un riferimento sicuro, un profeta che non ha mai smesso di additare la via di una speranza affidabile, di un amore alla portata di ogni uomo”.

“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”: è stato questo l’imperativo che ha segnato il pontificato del Papa polacco sin dal suo inizio, il 22 ottobre 1978.“’Non abbiate paura’ della fede, anzitutto”, sottolineano i Vescovi italiani.

Infatti, “Giovanni Paolo II non si è stancato di ricordare quanto sterile e fuorviante si riveli il tentativo di voler escludere Cristo dalla storia: Lui solo, infatti, ‘sa cosa c’è dentro l’uomo’, Lui solo ‘rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso’”.

“Con veemenza, il Papa ha scosso le coscienze per renderle consapevoli di quanto sia disumana la pretesa di costruire la città senza Dio: è la torre di Babele dell’ideologia marxista, che ha imbrigliato interi popoli nelle maglie di un sistema dittatoriale; è la deriva del capitalismo, che spinge a un individualismo alieno dall’orizzonte del bene comune”.

Karol Wojtyla, continua il messaggio, “è stato il primo Pontefice a coprirsi il capo per entrare in una sinagoga e pregare con i nostri ‘fratelli maggiori’, gli ebrei; è stato anche il primo a togliersi le scarpe per varcare la soglia di una moschea e incontrare i ‘fratelli’ musulmani, nella memoria della comune radice in Abramo. È colui che, senza confusioni, ha invitato i rappresentanti di tutte le religioni a pregare per la pace, nella certezza che essa è dono di Dio e che la guerra “offende Dio, chi la soffre e chi la pratica”.

“Negli innumerevoli viaggi in Italia e in ogni parte del mondo – si legge ancora nel messaggio – ci ha resi attenti ai popoli condannati al sottosviluppo dalla ‘brama esclusiva di profitto’ e dalla ‘sete di potere’, da situazioni che invocano la giustizia, la remissione del debito e quella solidarietà che per i cristiani arriva al dono della vita”.

Viene poi ricordato il suo amore sconfinato per la Chiesa che lo spinse “a chiedere perdono per le mancanze commesse dai credenti” assicurando “il perdono dei cattolici per quello che essi hanno patito nella storia, impegnandosi, a nome dei credenti, a tendere con ogni forza alla fraternità universale”.

Allo stesso tempo “da anziano e sofferente, il Papa ha testimoniato in prima persona un totale rispetto” per la vita “da quella nascente, fin dal concepimento, a quella segnata dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile”.

Giovanni Paolo II, continuano i presuli italiani, “ha saputo incrociare i drammi del nostro tempo e aprirli alla luce pasquale è stato grazie alla sua fedeltà al Vangelo e all’uomo, ‘prima e fondamentale via della Chiesa’”, per questo “non ci stanchiamo di chiedere che ne sia sempre rispettata la vita e promossi la dignità e il diritto alla famiglia, al lavoro, alla libertà religiosa”.

“Il nuovo Beato interceda perché ci sia data la forza di sottrarci alle schiavitù che ancora appesantiscono il passo, il coraggio di annunciare la Parola che apre alla vita, la libertà che nasce dalla verità e fiorisce nella carità”.

“Egli – concludono – ci indica l’Eucaristia, pane di vita eterna, che ha celebrato su tutte le piazze del mondo: essa è il cuore pulsante della Chiesa, che ha amato e servito sino all’ultimo; è la forza certa e fedele per il nostro pellegrinaggio nel tempo verso l’eternità”.

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ZENIT Staff

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